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Osservazioni sulla gioventù
dal concerto di Lazza
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Torino, Inalpi Arena 15 gennaio 2025
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Una ventina di anni fa a Dakar ho partecipato ad un concerto di Youssou N’Dour nel grande stadio della capitale del Senegal.
Trentamila spettatori di cui una trentina di bianchi, mentre, il resto del pubblico era tutto locale e naturalmente di colore.
Un mondo ribaltato. La stessa impressione l’ho riscontrata ieri sera al concerto di Lazza a Torino.
Sold out all’Inalpi Arena, 10 mila persone e tra tutti qualche decina di ultracinquantenni presenti sugli spalti (più che altro genitori venuti ad accompagnare i giovani figli).
Quella sensazione accompagna varie riflessioni su questa generazione “sconosciuta”.
Il concerto inizia puntuale. Annunciato alle 21, alle 21,10 si spengono le luci.
Lazza annuncia due ore di concerto e alle 23,10 si riaccendono le luci.
Dunque, prima cosa puntualità e rispetto delle regole.
Si dice che i telefonini abbiano spezzato la capacità di concentrazione ma questi giovani reggono completamente le due ore di concerto, concentrati e non si disperdono in selfie o chiacchiere.
Il concerto di Lazza Torino, Inalpi Arena 15 gennaio 2025
Il rap è un bombardamento di parole, migliaia di parole sparate a raffica, e Lazza lo fa con la sua abituale energia.
Il pubblico dal canto suo quelle parole le conosce tutte a memoria e canta in un colossale karaoke tanto che l’artista stesso a volte tace mentre il brano prosegue comunque.
Apprezzo dunque che, se si parla il loro linguaggio, i ragazzi seguono e usano le parole completamente. Non le abbandonano.
Questo mi colpisce, così come mi colpisce l’affermazione in controtendenza rispetto a quanto ho appena ascoltato nel pomeriggio, relativa ad una trasmissione sulla denatalità.
L’applauso più grande è quando l’artista afferma “questo è stato un importante anno per me, ho avuto un figlio”.
Il palasport esplode di entusiasmo, come fosse un desiderio collettivo. Stessa cosa quando dice “non pago più l’affitto, perché mi sono comprato un alloggio e proprio grazie a voi”.
Anche questo segnala un disagio e un desiderio collettivo. C’è empatia e le canzoni corrono una dietro l’altra con finali secchi scanditi da un “yes” del loro autore.
Lazza di fronte a un coro da stadio per il suo Milan dice “grazie ragazzi, ma basta”, non siamo allo stadio ma siamo qui per la musica.
Questo è il punto che per me è il lato carente della serata.
Venendo a partecipare al concerto, avevo temuto che a metà me ne sarei voluto andare: invece, non ne ho sentito il bisogno. Sono rimasto, ma un artista solo sul palco, senza musicisti e con le sole basi, mi ha lasciato perplesso.
Diecimila persone sono un bell’incasso. Ogni sera quattro o cinque musicisti te li puoi permettere e farli lavorare con te.
Forse il gioco diventerebbe meno individuale e più di squadra, favorendo la qualità del prodotto.
Le basi, oltretutto, battono pesanti e spesso impastano o coprono le parole.
Questo agli spettatori poco importa, loro le conoscono tutte.
Io no e vorrei sentirle. Capire di più.
Il concerto di Lazza Torino, Inalpi Arena 15 gennaio 2025
Invece la potente componente dei bassi offusca la voce di Lazza. Infatti, il meglio del concerto è nella seconda parte quando la dimensione svolta per un momento di pianoforte e voce.
Lì la misura diventa davvero “da concerto”.
Lazza che nella prima parte era apparso rigorosamente vestito di nero, come da sua abituale immagine, si trasforma ora in un angelo bianco anche se la sua voce resta rabbiosa e scatenata.
Canta di disagi, di conti in banca in rosso, di desideri non realizzati. Lui che li ha realizzati tutti ma i ragazzi lo accettano e si identificano in quei temi generazionali che gli adulti con loro non sanno intrecciare né discutere.
È stata una buona lezione di vita e ogni tanto ci vuole.
Con la musica vera avrò altri appuntamenti in altre serate.
Renzo Sicco
(16 gennaio 2025)
Il concerto di Lazza Torino, Inalpi Arena 15 gennaio 2025
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