Un giorno ero con alcuni amici pescatori su una spiaggia portoghese, tra le barche e le reti, l’aria del nord era gelida ed è arrivato un bel ragazzone, avvolto nei suoi jeans e in una t-shirt dalle maniche corte, nient’altro. Faceva venir freddo solo a guardarlo, ma lui non guardava, o meglio, vedeva oltre. Si muoveva veloce, quasi a balzi, zigzagando sulla sabbia. Di colpo si fermava e parlava da solo, fra se e se, a voce alta tra i voli dei gabbiani. Mi ha fatto tornare alla mente un racconto, letto 30 anni fa. “Di niente, del mare”, scritto da Paolo Taggi, che narrava la storia di un pescatore siciliano che, come quel ragazzo, parlava solo o con i gabbiani e per questo era considerato “diverso”.
Sono tornato a Torino e mi sono messo a cercare quel piccolo libro edito da Sellerio negli anni ottanta.
Ho pensato di impiegare giorni scavando tra le muraglie di libri che assediano le pareti di casa mia.
E invece la legge di Murphy certe volte gira all’inverso e il libricino è quasi subito riapparso.
L’ho riletto divorandolo e ho verificato nuovamente che ne poteva nascere uno spettacolo. Poi ho cercato l’autore pensando di dover ricominciare un corteggiamento per ottenere l’autorizzazione e invece Paolo Taggi si ricordava di quella mia richiesta tanti anni fa, una richiesta arenatasi nel nulla a causa della malattia e la morte del mio babbo.
E incredibile ma vero, lo spettacolo ha preso forma rapidamente e quando Paolo dalla Svizzera è venuto a Torino a trovarmi, subito dopo la mia operazione, gli ho mostrato una prova in una stanza di casa. Ne è rimasto sorpreso. Non si aspettava che tutto fosse come l’aveva sempre immaginato, che il volto dell’attore gli ricordasse quello del pescatore che gli aveva narrato la storia e che l’artificio che avevo trovato di farglisuonare la fisarmonica potesse commuoverlo (io non lo sapevo ma la fisarmonica era lo strumento che aveva provato a suonare da giovane). Poi gli ho detto che per lo spettacolo usavo un prologo. Infatti da un po’ di tempo mi piace l’idea che l’ascolto di una canzone offra in ogni serata la possibilità allo spettatore di un distacco dalla sua quotidianità, dalla corsa verso il teatro, dal comprare un biglietto e sedersi in sala. Stavolta riempivo quel tempo con un vecchio brano dei Procol Harum “A salty dog”. E’ rimasto basito perché proprio quel brano era stato scelto da lui per la colonna sonora del suo primo corto.
Così io oggi sono altrettanto basito nello sfogliare tra le dita la nuova edizione stampata da Interlinea (bellissima peraltro e arricchita con foto ed un terzo racconto) di “Di niente, del mare”. Infatti tutto questo percorso ha risvegliato in Paolo Taggi e reso reale il sogno sopito di riavere in libreria quel volume scomparso ormai da tempo dagli scaffali. Ecco perché con gioia lo abbiamo presentato una sera a Torino, sul bordo del Po nel programma Off del XXX Salone Internazione del Libro. Lo ha presentato l’autore e noi ci abbiamo agganciato lo spettacolo con un risultato straordinario di riuscire a far reimmergere la carcassa del sommergibile Andrea Provana nelle acque dell’Oceano. Davvero stupefacente.