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Stradarolo Festival _ tanti amici ricordano Francesco Di Giacomo

13 giugno, 2015 - 21:00 Stradarolo Festival - Zagarolo - Roma

In occasione di Stradarolo Festival Renzo Sicco, tra tanti amici, ricorda Francesco Di Giacomo.

Il festival – di TETES DE BOIS

Dal 12 al 14 giugno 2015 a Zagarolo, comune in provincia di Roma, torna il festival Stradarolo, ideato, creato e cresciuto dai poliedrici TETES DE BOIS. Il nome di quest’anno è Stradarolo Big, una dedica speciale a Francesco Di Giacomo nella sua città e nel festival che lui ha sempre amato e aiutato a crescere. Stradarolo dal 1997 ha attratto decine di migliaia di spettatori, ospitato una moltitudine di artisti da varie parti d’Europa, proposto surreali e notturne visioni dell’impossibile, sfidato le leggi della gravità e del mainstream sistema. L’edizione di quest’anno, particolarmente ricca di ospiti (oltre 150) e completamente gratuita animerà tutte le piazze, gli angoli, i vicoli della piccola cittadina, così come gli adiacenti svincoli stradali ed autostradali; ovunque ci sarà movimento e fermento artistico, partecipazione e condivisione del pubblico.

Da segnalare, fra le decine di appuntamenti che sono dettagliati nel documento che segue, due iniziative assolutamente nello spirito originalissimo del Festival:

– Un pranzo lungo trecento metri, dalla piazza del Comune e Palazzo Rospigliosi che vedrà artisti, appassionati e semplici cittadini mangiare gomito a gomito in una tavolata da guinness dei primati;
– Una attesissima “no stop” è dedicata a Francesco Di Giacomo, in cui si alterneranno i suoi amici artisti decine – per regalare al pubblico qualcosa che si era costruito insieme e che ancora è qua come lascito infinito di arte.

 

STRADAROLO BIG – 12-13-14 GIUGNO – descritto dai Têtes de bois

Torna Stradarolo e sarà Stradarolo Big, una dedica speciale a Francesco Di Giacomo nella sua città e nel festival che lui ha sempre amato e aiutato a crescere.
Stradarolo dal 1997 ha attratto decine di migliaia di spettatori, ospitato una moltitudine di artisti da varie parti d’Europa, proposto surreali e notturne visioni dell’impossibile, sfidato le leggi della gravità e del mainstream sistema.
E’ un festival precursore, anticipatore, situazionista nella vocazione, la declinazione dei non luoghi prima che ci leggessimo tutto Marc Augè. E’ fiorito quando non c’erano i centri commerciali e la TAV non era ancora in funzione, eppure già ne parlava con l’arte e la descrizione.
Stradarolo ha cantato la vita pendolare, il vai e vieni permanente, la risacca sfinente delle corriere e delle generazioni che consumano l’attesa imbarazzante e nell’andare che è già mente al ritorno e tutto il resto niente…
Stradarolo è nei vicoli che rialimentano la vita del borgo medioevale, la bellezza furtiva degli sguardi fra il tufo delle case e le persiane ventilanti. Stradarolo è dove gli artisti hanno il camerino nella stanza da letto della sora Cesira che affaccia sulla piccola piazzetta che sarà fra scalette e portoni scenario serale e il catering è un piatto di pasta preparato da mamma Rosa.

Sarà, come sempre, tutto senza palchi, con amplificazione minima e un punto luce, le proiezioni delle immagini bagneranno i muri delle case e le lenzuola stese ad asciugare, stampando e ingigantendo tutto il frammezzo, ombre dei gerani incluse, e le ceste di cicoria fresca da capare.
Una attesissima “no stop” è dedicata a Francesco, in quella piazza si alterneranno i suoi amici per regalare al pubblico qualcosa che si era costruito insieme e che ancora è qua come lascito infinito di arte.
La domenica Stradarolo ospiterà un grande pranzo popolare con lo scenario di artisti che di musica popolare oggi si occupano, tutti a tavola seduti e ogni tanto comunicazioni sonore e in parola, organetti e cori e poi ancora pranzo. Una tavolata di trecento metri dalla piazza del Comune a Palazzo Rospigliosi, lungo la centralissima via Fabrini, martire delle Fosse Ardeatine e in questo 70esimo anniversario della Liberazione ci sembra un gran bel festeggiare.

Venerdì 12 giugno, una inconsueta anteprima è dedicata a Pier Paolo Pasolini, nella borgata di Valle Martella, molto più prossima a Roma rispetto al centro storico del paese, e sul limitare del preziosissimo e pre-romano insediamento archeologico di Gabi e della tenuta sempreverde di Pantano Borghese. Lo scenario sarà la rotonda spartitraffico sulla via Prenestina.
Con noi Tetes ci saranno Tarzanetto, uno dei quattro ragazzi di vita di Pasolini, Peppe Voltarelli, cantautore ironico e viscerale, emigrante di note e di costume, come molti degli abitanti della borgata, Pierpaolo Capovilla con il suo pianista Kole Laca del Teatro degli Orrori, due artisti che da tempo affrontano l’opera del poeta, il sax di Stefania Maggio e una nuova dedica di Giovanna Marini al grande intellettuale a quarant’anni dal suo assassinio. La Marini sarà accompagnata dalle voci di Patrizia Rotonda, Andrea Monaco, Stefano De Felici, Flaviana Rossi, Lucia Staccone e Michele Manca.

Prenestina e Pasolini viaggiano insieme da sempre. E lo stupore quella sera devierà il traffico.
Qualcuno dice che durante la notte, quelli che proprio non vogliono cedere al sonno, avranno appuntamento con un astronomo: Fabrizio Vitali, adeguatamente munito di telescopio, nel buio di quel che resta della campagna romana, per potere vedere gli anelli di Saturno.

Il resto è proprio quello che conoscete e che si rinnova: le solite sorprese, gli artisti imprevedibili, i maghi, gli spettacoli per ragazzi e i bambini in festa, la danza contemporanea, il teatro, i libri e il colpo dell’ultima ora, che sapete a Stradarolo non è mai mancato.

COME RAGGIUNGERE IL FESTIVAL SABATO 13 E DOMENICA 14?

Da Roma, ad esempio, potete arrivare con il treno, scendendo alla stazione di Zagarolo, se vi portate una bicicletta, in dieci minuti sarete davanti a Palazzo Rospigliosi, appena restaurato, infilate via Fabrini, quella dritta e centrale, poco prima della metà voltate a destra, e iniziamo il nostro giro in senso antiorario.

Quella che si apre davanti è piazzetta della Rosa, dalle morbide scalette e un forno sulla destra. Il sabato sarà animata da proposte per l’infanzia, con i teatrini ambulanti di Fernanda Pessolano e il Teatro Verde con le sue fiabesche invenzioni, presente anche la domenica insieme a Ci sarà una volta, il libro costruito nell’ambulatorio pediatrico di Andrea, dove le mamme una volta al mese si riuniscono e raccontano la favola con cui si addormentavano da piccole. Sempre la domenica Giulio Cederna racconterà il mondo dei bambini attraverso il lavoro puntuale e innamorato che da anni svolge.

Prendiamo vicolo Lungo e, nascosta, ecco piazza del Genio, dove sabato sentiremo parlare di Terroni ‘Ndernescional di Pino Aprile e di Aldo Moro nello spettacolo teatrale di Ulderico Pesce, una restituzione densa e inquieta di rivelazioni sulle ricostruzioni del giudice Imposimato. Domenica, Enrico de Angelis, responsabile artistico del Club Tenco, interrogato da Toni Jop, uno dei maggiori esperti di canzone d’autore, racconterà Leo Ferrè. Sempre qui, Roberto Angelini, condividerà l’incredibile storia di Vittorio Camardese, medico radiologo e misconosciuto ideatore del tapping, virtuosa tecnica chitarristica che lui, Roberto, ha respirato per anni, fra le mura domestiche. Una storia bellissima. Domenica sera, Canio Loguercio, poeta underground e raffinato, accompagnato all’organetto da Alessandro D’Alessandro presenta Miserere.

Pochi passi ancora fino agli Archi Brembi, impreziositi dal mosaico di Silvio Alessandri, realizzato durante la prima edizione di Stradarolo. Sfrutteranno quelle acustiche, domenica 14, Giuliana De Donno e la sua arpa, le voci del trio Fior di spina di Nora Tigges, Susanna Buffa e Sara Marchesi; il Coro multietnico Romolo Balzani, il Laboratorio di Canti popolari, politici e sociali del Circolo Gianni Bosio, entrambi diretti da Sara Modigliani, il progetto degli studenti dell’EtnoMusa coordinati da Letizia Aprile. Il sabato al tramonto, incursioni di Don Pasta, ovvero letture da La parmigiana e la rivoluzione.

Si continua ancora dritti, e poi a destra ci si intrufola in vicolo dello Spallato, potreste imbattervi in un bouquet di fiori e in uno sposalizio. Se Zagarolo fosse un orologio, ma non lo è, saremmo alle tre: si apre una piccola piazza tutta fiori e panorama, sospesa sulla valle del Formale, animata da pregiate, recentissime, proposte.
Sabato 13, Piergiorgio Faraglia presenta L’uomo nero, il suo disco d’esordio da cantautore, Canio Loguercio Tragico Ammore, racconto circolare nella sacra lingua delle passioni.
Domenica 14 Pino Marino il suo nuovo Capolavoro, Fausto Mesolella l’ultimo disco Canto Stefano, Marco Rovelli il nuovo album Tutto inizia sempre. Maria Letizia Gorga, interprete di un brano di Dalida in “Youth” di Paolo Sorrentino, canta Mercedes Sosa; Enrico Deregibus presenta il suo libro “Francesco De Gregori – Mi puoi leggere fino a tardi”.

Tornando indietro solo per un attimo, si scende sotto un grande arco, attraversando di nuovo la via centrale del paese, alle spalle della piazza municipale, qualche passo ci separa da piazza Paparelli.

LA PARTE MANCANTE

È qui che Stradarolo diventa BIG con la no stop per Francesco Di Giacomo, raccontato dai Tetes de Bois, e su loro facciamo che sapete abbastanza, dalla voce bellissima di Lucilla Galeazzi, dalla chitarra che sa di orchestra di Fausto Mesolella, dall’amico bassista Toni Armetta accompagnato alla chitarra da Ludovico Piccinini, dal pianoforte di Paolo Sentinelli, che con Francesco ha scritto Cenerentola e La Parte mancante. E ancora dall’energia di Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion, dai fiati di Alessandro Papotto, ora Periferia del mondo, ma tanto Banco nel suo percorso, come per Maurizio Masi, vent’anni di batteria con Francesco, ed ora con Claudia Delli Ficorelli, i CoreaCore.
E poi incontri di cui Stradarolo è stato complice o testimone, quello con Ambrogio Sparagna, Raffaello Simeoni e Micrologus, con il pianista Rocco De Rosa, con Paolo Galassi, con Francesco Di Gregorio e Alessandro Raponi, con Elisa Ridolfi e Matteo Moretti, coinvolti da Di Giacomo nell’interpretazione del fado portoghese. Ci saranno Maurizio Pizzardi con cui Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese interpretavano i Beatles, gli attori Rocco Papaleo, Lucia Mattei e Danilo Nigrelli, il regista e documentarista Agostino Ferrente, il reporter Emilio Casalini, i cantautori Edoardo De Angelis e Pino Marino.
Ancora un gruppo di artisti che con Francesco hanno condiviso l’infinita avventura del Banco: su tutti Vittorio e Gianni Nocenzi. In piazza Paparelli compariranno, inoltre, Tiziano Ricci, Filippo Marcheggiani e tanti sperimentatori che da quella stagione del progressive hanno poi intrapreso originalissime linee di ricerca, come Luigi Cinque, Jenny Sorrenti, Lino Vairetti, leader degli Osanna, Pasquale Minieri, Piero Brega e Francesco Giannattasio, che per l’occasione, nei loro quindici minuti, riproporranno il suono del Canzoniere del Lazio, Patrizio Fariselli degli Area e Franz Di Cioccio della Premiata Forneria Marconi, il suono ritrovato di Tony Carnevale, e Renzo Sicco, regista di Assemblea Teatro.

Ma Francesco ha incrociato le vite, le passioni e l’arte di artisti di generazioni successive come Piotta, gli Indaco, Roberto Angelini, Filippo Gatti, Nando Citarella con Stefano Saletti e Gabriella Aiello, Raffaella Misiti degli Acustimantico, la violinista e cantante Vanessa Cremaschi con Diana Tejera, il regista e attore Massimiliano Bruno.
Per Francesco non ci sono state e non ci saranno solo note, ma anche tante parole, bellissime, come quelle di Ernesto Assante, Maurizio Becker, Gianpaolo Castaldo, Gino Castaldo, Ugo Coccia, Paolo Logli, Elisabetta Malantrucco, Duccio Pasqua, Fausto Pellegrini, Timisoara Pinto, John Vignola, Cristina Zoppa.
Francesco, l’estroso e l’originale era innamorato della cucina di Antonello Colonna, delle intuizioni architettoniche di Lorenzo Ficini, delle visioni su sabbia del videomaker Licio Esposito, che da questa piazza catturerà voci e immagini, a partire da quelle realizzate da Roberto Scorta, il fotografo dell’ultimo ritratto ufficiale di Di Giacomo con il cappello a cilindro.
Solo un uomo poteva tenere per mano un mondo così variopinto, Massimo Pasquini, giornalista e soprattutto intimo amico di Francesco e del festival, condurrà la no stop.
Una no stop che continuerà con La notte dei vinili. Wazza Kanazza metterà sul piatto i “microsolchi più amati” degli amici di Francesco e ognuno, portando il proprio disco, potrà proporre la sua traccia preferita… Certo bisogna portarsi il disco da casa… lì trovate il piatto e Wazza Kanazza. Entrare in piazza sarà difficile, mollare ogni tanto e lasciare spazio agli altri, doveroso.

Ma continuiamo il giro. Se Zagarolo fosse un orologio, e non lo è, ci staremmo spostando da mezzogiorno alle undici e, forse alle dieci: evitando vicolo del Pericolo, quanto vicolo del Monnezzaio, si prosegue su via Antico Gabio verso Portone Telari con la postazione fotografica di Guillermo Luna, reporter argentino, Monia Tassoni, la cartomante, a leggere i suoi tarocchi, e altri vinili… Questa sarà la piazza delle sorprese, lasciata aperta a reunion inaspettate!
Ci intrufoliamo nel vicolo Bacia donne, tanto stretto che, la leggenda recita, rende inevitabile poggiare le labbra su labbra incontrate per caso.
All’incrocio con le scalette di via del Mercato sta l’Ecopiazza, un luogo di racconti,
come quelli di sabato 13: da Lorenzo Romito, del collettivo Stalker, reduce dal giro del Raccordo Anulare a piedi, fino all’elegia di gregari e ciclisti dimenticati dello scrittore Marco Pastonesi, reduce dall’ennesimo Giro d’Italia quale inviato della Gazzetta dello sport. I racconti di domenica 14 con Franco Arminio, reduce dal suo girovagare per paesi liminari tanto da farne una professione: il paesologo. Quelli di Paolo Bellino Rotafixa, reduce del giro del mondo in bicicletta e quelli di Alberto Fiorillo, leggero e corrosivo con l’Elogio dell’ascensore, reduce dal sali scendi nel suo palazzo. Con loro, oltreché reduci, saremo tutti combattenti.

Ripercorriamo a ritroso vicolo Bacia donne, confidando in nuovi incontri, ma qualsiasi delusione si scioglierà comunque in piazza Agostini: una fontanella, una panchina, fiori e persiane aperte ad accogliere suoni e ritmi della nostra cultura musicale più autentica e radicata. Tra questi vapori sonori, in collaborazione con Squilibri Editore, domenica pomeriggio Timisoara Pinto presenta Lavorare con lentezza, la storia di Enzo Del Re tra le parole e i suoni di Paolo Ciarchi, estrosissimo e navigatissimo oggettista-corpofonista, Alessio Lega, cultore e autore della canzone popolare e politica, Tonino Zurlo, cantastorie pugliese irriducibilmente radicale e intenso.
Ancora tre formazioni faranno ballare piazza Agostini: l’Orchestra Bottoni, l’orchestra da ballo popolare e non solo dei Senza Terra con Sulu ‘na strada, mentre Gianni Berardi, dal desiderio di ricreare le atmosfere tipiche della musica popolare, presenta La memoria che resta, laboratorio e concerto degli Aranira con strumenti della tradizione e il gruppo Lemarié di Poli.
Direttamente dal Piemonte, incursioni di Daniele Contardo, organettista e appassionato ciclista.

Salendo altre scale, che si inerpicano sul muraglione di piazzetta Agostini, si apre piazza San Pietro. Su un lato la Chiesa, col suo sagrato molto contenuto, su tutto il resto la danza, Alessandra Cristiani, rigorosa e instancabile nella sua ricerca e nella sua presenza in scena e la performance MA.MA duo in RI-NASCITA della danzatrice più legata a Stradarolo, Maura Verginelli. “Coreutica- Frontiere” con Francesca Ferrari e Andrea Colangelo è la proposta del Centro DAD, Diffusione Arte Danza.

Se Zagarolo fosse un orologio, ma non lo è, saremmo ora alle sei. Ripercorriamo la lancetta verso il cuore del meccanismo fino a piazza Marconi. Sarà la casa, il sabato e la domenica, del circo contemporaneo El Grito!, un circo senza animali, invece immaginifico di ironia, perizia e acrobazia.

In tutto questo viaggio potreste essere caduti negli agguati di Koryù, filastrocchiere all’ukulele, storico performer di Stradarolo, come pure in Claudio Montuori, che le edizioni del festival se l’è fatte tutte, vero artista di strada, una via di mezzo fra Asterix e il Demonio in poca carne e molte ossa, e potreste anche, in un angolo più quieto, entrare in una cantina (non vi sveliamo quale) ed essere rapiti dai suoni e dai silenzi delle installazioni rotanti di Antonio De Luca, salentino, anche lui, finalmente, di ritorno al festival.

La domenica mattina, dopo aver fatto una bella passeggiata al mercato contadino, ricco di scelte di agricoltura biologica e a chilometro zero, vi invitiamo, per le 11.30 nel salone grande dell’ala restaurata di Palazzo Rospigliosi. Incontro con Sergio Staino su “Satira e Sogni”, che è il titolo della mostra che sta girando l’Italia, la vita riflessa nei disegni di Sergio. Un appuntamento da non perdere.
Al termine, poco prima di pranzo, un gesto importante: a meno di cento metri da dove vi trovate, tutta la comunità dedica una targa ricordo ad Antonio Fabrini, martire delle Fosse Ardeatine, proprio nella centralissima via che già porta il suo nome, nel 70esimo anniversario della Liberazione, poi tutti al pranzo popolare.

TUTTI AL CONVIVIO – A TAVOLA E IN STRADA CON LA MUSICA POPOLARE

Una grande tovaglia atterrerà domenica e sarete tutti coinvolti in un grande pranzo. Un pranzo popolare per far nascere un’altra isola che c’è. Sognamo e lavoriamo da tempo per costruire nell’Italia Centrale un luogo che stabilmente si occupi di musica e di cultura popolare. Custodire la memoria e intercettare il nuovo, la cultura degli altri: con il Circolo Gianni Bosio abbiamo preparato un manifesto di intenzioni e tutti quelli che verranno saranno chiamati a firmarlo per sostenere un appuntamento annuale sulla canzone popolare e politica.
Un pranzo lungo trecento metri, dalla piazza del Comune a Palazzo Rospigliosi, in via Antonio Fabrini, a cui, oltre gli artisti coinvolti nelle diverse piazze, parteciperanno i Punkrobbers, Pat Atho (Folk Beat Vendetta), Claudia Vegliante, Luigi Saravo e tantissimi altri. Raccoglieremo tutte le vostre vecchie tovaglie che porterete da casa.

Se avete voglia di raggiungerci con una bella passeggiata in bicicletta, sempre la domenica mattina, l’appuntamento è con “Ricicliamo la ferrovia. Prove di transumanza a pedali”: 33 km o solo 13 dal capolinea della Metro C “Pantano-Borghese” fino a Stradarolo. Si pedalerà lungo il tracciato della vecchia e dismessa ferrovia delle “Laziali”, di cui resta attiva solo la imperdibile tratta Termini-Giardinetti, servita con vetture a due e tre vagoni originarie del 1926, tuttora in regolare servizio e da tutelare e custodire come una traccia irrinunciabile del patrimonio urbanistico.
Si partirà da Roma, con appuntamento a Porta Maggiore alle 9.30 e poi sulla via Casilina fino a Pantano Borghese dove si incontrerà il gruppo proveniente dalle aree prenestine che sta lottando per ottenere la trasformazione del vecchio tracciato ferroviario in pista ciclabile cosa che renderebbe possibile raggiungere Roma in treno+bici, alleggerendo la drammatica congestione di traffico della periferia est. Per info (t_berlenghi@hotmail.com)

Durante la giornata sarà possibile visitare il Museo del Giocattolo, il più grande d’Italia, a Palazzo Rospigliosi e partecipare a visite guidate nel borgo antico con l’associazione Amici di Zagarolo.
La sera, l’ultimo lampo sarà affidato ai suoni e ai ritmi della Med Free Orchestra.

Se avrete suggestioni che in qualche modo possano simulare una guida per la felicità o per la vaghezza, la colpa è di Lorenzo Romito e tutti quelli con l’animo degli Stalker, architetti provocatori che in tutto il mondo raccontano le trasformazioni urbane con i tempi della poesia, sempre fuori da ogni accademia. Infatti, Aldo, Celeste, Giulia, Lorenzo, Peter, Pia, Piccio e altri che si uniranno, a Stradarolo, venerdì, ci arriveranno a Piedi da Porta Maggiore, passando per laghi, rovine, templi, borghi e musei incantati di quell’altrove fantastico che attraversa Roma Est. Arriveranno in tempo per salutare Pasolini a Valle Martella, si accamperanno sul Colle del Pero e nottetempo col favore della luna raccoglieranno, accompagnati da una serenata dei Tetes de Bois, tutti i canovacci che gli abitanti del borgo, lasceranno cadere dalle loro finestre per diventare, domenica, una sola tovaglia su cui mangiare tutti insieme, lunga quanto tutta via Fabrini. Sarà forse la più lunga tovaglia dalla notte dei tempi, da conservare nel tesoro di Zagarolo affinché ogni anno la si distenda in strada per il convivio tra viandanti ed abitanti.

Vi aspettiamo il 12, il 13 e il 14 giugno.
Têtes de Bois

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