Rosa Vercellana nacque a Nizza Marittima il 3 giugno 1833 da Teresa Griglio e Giovanni Battista Vercellana, originario di Moncalvo d’Asti, militare di carriera. Ebbe due fratelli: Adelaide e Domenico. Il padre, dopo essersi distinto nell’esercito napoleonico, ottenne poi una medaglia al valore e il grado di “Tamburo Maggiore” nei granatieri di Sardegna dell’esercito di Carlo Alberto.
Nel 1874 la famiglia viveva a Racconigi, dove il padre di Rosa comandava il presidio della tenuta di caccia. Qui la ragazza incontrò per la prima volta Vittorio Emanuele II, ancora principe ereditario, ma già sposato con Maria Adelaide d’Asburgo Lorena e con quattro figli. Vittorio Emanuele aveva 27 anni, Rosina appena 14. Sulle circostanze dell’incontro esistono versioni diverse; in ogni caso, i primi incontri furono clandestini, per non sfidare l’opposizione del re Carlo Alberto e le leggi che proibivano severamente il “rapimento” di ragazze di età inferiore a 16 anni.
Nonostante la relazione con Rosa Vercellana, il Re non trascurò i doveri coniugali, né le numerose amanti, da cui ebbe parecchi figli, molti dei quali riconosciuti. Ma mentre le altre relazioni ebbero breve durata e si conclusero quasi tutte con dei nuovi nati dal cognome Guerriero o Guerrieri, (che il Re riservava ai figli delle sue amanti) e una pensione, quella con Rosa continuò tutta la vita.
Da lei Vittorio Emanuele ebbe due figli: Vittoria, nata nel 1848, ed Emanuele, nato nel 1851. La relazione tra colei che tutti chiamavano la Bela Rosin (Bella Rosina) e il principe Vittorio Emanuele, diventato re nel 1849, fece scandalo e fu avversata sia dai nobili che dai politici, specialmente dopo la morte della Regina, avenuta nel 1855. Ma Vittorio Emanuele non cedette e l’11 aprile 1858 nominò Rosa Vercellana Contessa di Mirafiori e Fontanafredda, comprando per lei il castello di Sommariva Perno. Con lo stesso decreto attribuì incarichi di prestigio ai familiari di Rosa e assegnò il cognome di Guerrieri ai figli.
Nel 1869 il Re si ammalò e, temendo di morire, sposò Rosa Vercellana con il solo rito religioso (che non conferiva alla Vercellana nessuno dei diritti e poteri di regina). Dopo il matrimonio, il Re guarì e per qualche anno i due formarono una coppia regolarmente sposata. Il matrimonio civile avvenne il 7 ottobre 1877, a Roma. Rosa Vercellana diventò moglie del RE, non regina, bensì sposa morganatica. Due mesi dopo, il 9 gennaio 1878, Vittorio Emanuele morì. Lei gli sopravvisse fino al 26 dicembre 1885, trascorrendo gli ultimi anni della sua vita a palazzo Feltrami di Pisa, che il Re aveva acquistato per la figlia Vittoria. Poiché la casa reale le negò il diritto di riposare col marito al Pantheon di Roma, non essendo mai stata regina, i figli decisero di innalzare per lei un mausoleo a Torino, denominato il “Mausoleo della Bela Rosin”.
da: Maurizio Lupo, I secoli di Mirafiori, Piemonte in bancarella, 1985