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Renzo Sicco tra i premiati
del Letteratura d’Amore 2024
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Domenica 11 febbraio 2024, nel Salone Imbesi (via Moretta 57/a) di Torino, sono stati proclamati i vincitori del Premio nazionale Letteratura d’Amore 2024 (trentunesima edizione), il concorso nazionale per poesia e narrativa breve promosso dal Centro Studi Cultura e Società.
Tra i premiati c’era anche Renzo Sicco, Direttore artistico di Assemblea Teatro, che, con Perdere un amico – Una maglia del Toro nelle vie di Santiago, ha ricevuto una “segnalazione di merito” della Giuria per la sezione “narrativa breve”. Il racconto è stato inserito nell’Antologia che raccoglie le opere di tutti i premiati.
Ha dichiarato Renzo Sicco : “Questo Premio è gradito in memoria di Massimo Arietto, amico italiano in Cile, ucciso giovane da un cancro implacabile”.
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IL RACCONTO
Perdere un amico
Una maglia del Toro nelle vie di Santiago
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Nella vita accadono fatti che fanno molto piacere e sulla cui casualità continuiamo a interrogarci nel tempo tanto ci paiono col senno di poi passaggi obbligati e non casuali.
Un giorno di ottobre del 1999, ero con un gruppo di amici al mio terzo tour in Cile e Sud America, e passeggiavo per Santiago nel quartiere Providencia, alla ricerca di un ristorante. Azul Profundo il nome. Ricordavamo l’accoglienza e il piacere di quello che avevamo mangiato, ma non l’indirizzo.
Giravamo perduti, a vuoto, perché il Cile cambiava rapidamente la sua toponomastica e il suo aspetto, quando sull’altro lato della strada vediamo transitare un giovane in calzoncini sportivi corti e maglietta granata del Torino Calcio.
Immediata la tentazione di dire ad alta voce “Ma cosa ci fa in Cile uno con la maglia del Toro?”.
Altrettanto rapida la risposta in piemontese “perché sun ad Rundisun!” (perché sono di Rondissone).
Gridai un saluto affettuoso dicendo che eravamo quasi concittadini perché mia madre è di Borgo d’Ale, due paesi dopo il suo. Così attraversata la strada cominciammo a parlare. In quel momento non potevo sapere che quell’incontro era con la persona più simile ad un fratello che avessi mai avuto. Di quei fratelli a cui non è possibile non volere un bene dell’anima. Gli raccontammo chi eravamo, il motivo per cui eravamo in Cile, chiedendogli se ci potesse aiutare a trovare un ristorante.
Al nome di Azul Profundo arrivò la risposta più inattesa “Certo che vi posso aiutare, è mio!”.
Inutile dirlo, Massimo, questo il suo nome, ci trascinò al ristorante suoi ospiti.
Da allora ogni passaggio a Santiago ho dovuto pensare due volte prima di prenotare un hotel per non offenderlo. Un posto a casa sua per me è rimasto sempre pronto e la cosa fantastica è che Massimo, conosciuto da tutti i cileni per una trasmissione di successo della televisione nazionale sulla cucina nel mondo, in ristorante non spadella più da tempo ma a casa sua, quando arrivo, mi regala il privilegio di tornare a cucinare e, credetemi, ne vale la pena!!!
Mi scrive addirittura mail in cui, oltre a dispiacersi per l’ennesima sconfitta del Toro calcio, mi invita a raggiungerlo perché deve farmi provare una nuova ricetta.
Col suo sorriso sempre aperto e la vivace costante curiosità, mi apre l’accesso a molti cileni, mi conduce nei luoghi di Coloane, mi fa conoscere pescatori o mi accompagna a spiare una colonia di leoni di mare.
In tutti questi anni conosco le sue tante donne, che amano follemente questo luminoso italiano. Ma seguo anche i corti circuiti che ne cambiano i volti, sino al 2009 quando appare Mariela Paz, sorella di un suo socio d’affari, è un colpo di fulmine. Intesa, matrimonio e desiderio di casa insieme e di un figlio.
Nel febbraio del 2010 un terribile terremoto sveglia il Cile nella notte e anche Santiago trema. Gli telefono e due settimane dopo, in transito verso Buenos Aires mi fermo a trovarlo. Percorro con lui le autostrade lacerate dagli sbalzi della terra e sento la pena di questa gente abituata a convivere con i gorgoglii più profondi del pianeta.
Guardo il mio amico che ha scelto questa città alla fine “del mundo” perché “sul fondo della via dove abiti puoi vedere come a Torino le montagne cariche di neve”.
Il 26 dicembre del 2010 mi arriva una sua telefonata dal Cile, penso agli auguri con un leggero ritardo per via del fuso orario.
Invece no, Massimo chiama perché ha bisogno del calore di un amico per comunicare che gli hanno diagnosticato un cancro e che lotterà con tutte le forze per vivere. Lo fa! Lo fa davvero con coraggio, convinzione e un costante positivo sorriso sulle labbra, e anche con buoni risultati che sorprendono gli stessi medici.
In maggio sono a Montevideo per lavoro e decido di fare una deviazione. Mi aspetta super commosso all’aeroporto di Santiago, gli occhi lucidi di felicità nell’avermi qualche giorno con lui.
In estate lo rivedo a Torino sorridente e raggiante come sempre. Mi regala un libro di Hernán Rivera Letelier, La bambina che raccontava i film, uno straordinario atto d’amore verso il cinema. Ci abbracciamo con la promessa di un nuovo appuntamento appena possibile a casa sua in Cile.
Non ci sarà.
Il 2 gennaio 2012, mentre sono su di un tram della linea 4 a Torino, sento il tipico trillo che annuncia un messaggio. Sono i genitori di Massimo e mi avvisano della sua morte. Di colpo, improvvisamente, si svuotano i suoni e le immagini attorno. Il tram prosegue il suo cammino mentre mi metto in tasca il cellulare e dentro di me sento che, quando smarrisci un affetto, il Cile, il mio Cile di questi ultimi 15 anni insieme al mondo non potrà più essere lo stesso.
Renzo Sicco
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