POETA, SCRITTORE, REGISTA, 2 NOVEMBRE 1975
UN CAMPETTO DI CALCIO
NOVEMBRE 1975
Proprio lui, che amava il calcio, ed era anche bravo, doveva essere ucciso qui.
E io divento camposanto di un corpo solo, sul litorale a sud di Roma, di un corpo orrendamente sfigurato, il viso deturpato e otto costole rotte.
Nella mattina di quella domenica non ci sono partite, ma la silenziosa custodia di un uomo morto, vicino alla foce del Tevere, in questa landa desolata con qualche bassa costruzione tra strade dissestate e pozze fangose.
Muore così un poeta?
Io so. L’omicidio e il colpevole.
Ma vi sembra quello il cadavere atterrato e colpito selvaggiamente da un pischello di 17 anni?
Ma non avete visto che sulla mia terra ci sono delle tavolette sporche di sangue? E che nel sedile dell’auto c’è un maglione verde che non è mai stato suo?
IL PROGETTO DI UN LIBRO
Quando Pasolini muore io sono solo una struttura fitta di appunti. Petrolio è il mio nome.
“Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però: basti sapere che è una specie di “summa” di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie”.
Per lui ero un libro molto importante. Avrei dovuto oltrepassare le duemila pagine.
Verrò pubblicato, sotto forma di appunti incompleti, nel 1993, 18 anni dopo la sua morte.
“Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che vuole il potere è completamente arbitrario, o dettato dalle sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune”.
POETA, SCRITTORE, REGISTA, 2 NOVEMBRE 1975
Io sapevo. Ma non avevo le prove. Non avevo nemmeno indizi.
Voi adesso sapete. E avete anche le prove.
Eppure state muti.
da DORMONO SULLA COLLINA
Giacomo di Girolamo