In questa avventura che sto vivendo Vi posso raccontare la Sanità che i giornali non Vi raccontano
Ci sono occasioni in cui siamo costretti a denudarci con persone che non conosciamo e che non abbiamo visto prima. Nessuna vergogna, soltanto un briciolo di pudore.
Mi è accaduto recentemente col giovane medico addetto a compilare la mia cartella operatoria. Seduto di fronte a lui, senza se e senza ma ho elencato tutte le mie malattie lungo una vita e poi abitudini e comportamenti sessuali. Alla fine ero lì, piatto davanti a lui, come un albero tagliato dove ogni cerchio mostrava l’integrità o le ferite del tempo.
In questi casi l’imbarazzo della situazione non è solo dell’utente ma anche di chi interroga che s’infila nel vespaio della vita di altri. Per cui ho preferito sciogliere l’imbarazzo per stabilire quel minimo di relazione che l’occasione e il tempo concedevano. Così tra l’elenco dei medicinali che uso e una battuta sul mio sovrappeso ho avvistato sotto il camice del dottore una leggera prominenza del girovita che mi ha permesso di ribaltare l’avvertimento venendo così a scoprire che il mio interlocutore, giunto dal sud a Torino senza moglie al seguito, è costretto a mangiare disordinatamente ciò che trova proprio come fa la gente di teatro quando come me è in giro.
Così nella confidenzialità che cresceva mi son sentito di motivargli il ritardo di attenzione al mio tumore al fine di cogliere il tempo ultimo di mia madre per accompagnarla nella sua dipartita.
E’ scattata l’empatia del dolore e sui saluti la sua voce è cambiata, si è fatta più profonda e calda e quasi in un sussurro mi ha indicato di aver perso il padre giovane quarantenne proprio a causa di un tumore.
Immediata è scattata la mia ammirazione perché in tanta mancanza di direzione di molti giovani lui mi indicava in un istante la sua pura e nitida traiettoria: lo studio, il concorso vinto e il lavoro al nord con una delle equipe mediche più apprezzate e stimate del Paese. Un padre non da vendicare, che col caso e la fatalità non si imbastiscono battaglie, ma da riscattare quello sì.
Eccolo a farlo contro il dolore e l’incertezza di altri. Tra quelli io.
Gli ho stretto la mano e ho avvertito che era ramo robusto di un tronco ancora fresco ma immensamente più utile di me.
Non mi ha mosso invidia della gioventù ma rispetto, un intenso rispetto e ammirazione.
Renzo Sicco