da “L’ultima notte del Rais” di Yasmina Khadra (Sellerio)
riduzione per la scena di Renzo Sicco
in scena Sax Nicosia
paesaggio sonoro di Vito Miccolis, Roberto Leardi (percussioni)
musiche di Brian Jones, Mick Karn e Bombino
regia di Giovanni Boni
idea scenica di Renzo Sicco
Così ne parla Mentelocale.it
Così il sito del Polo del 900
Tra le prestigiose collaborazioni letterarie che possiamo vantare è entrata di diritto quella con Yasmine Khadra, uno degli autori più amati recentemente dei lettori italiani.
Un autore impegnativo che proviene dal mondo arabo, precisamente l’Algeria.
Uno pseudonimo femminile per mascherare un militare.
Dunque un uomo interno al potere maschile degli apparati di potere, un uomo critico con conoscenza e coscienza.
Abbiamo scelto un suo testo che è un’opera teatrale o tante tragedie insieme un po’ Macbeth, Re Lear, Riccardo III, ovvero L’ULTIMA NOTTE DEL RAIS che racconta l’epilogo della storia di Gheddafi.
L’unica possibilità di stagione per vederlo domenica 17 marzo, il pomeriggio alle ore 16.00, al Polo del ‘900. Il luogo migliore per raccontare una storia che ha attraversato il secolo scorso e sta potentemente influenzando anche il nostro tempo presente.
Lo spettacolo vede in scena uno straordinario Sax Nicosia ad una prova di grande maturazione professionale coadiuvato sulla scena da due eccellenti percussionisti: Roberto Leardi alla batteria e Vito Miccolis al cajon e altri strumenti, entrambi impiegati a costruire scenari sonori dal deserto alla battaglia.
Lo spettacolo segna la nuova collaborazione col Polo del ‘900 e quella storica con Fondazione Live Piemonte dal Vivo che promuove le eccellenze del Piemonte.
Renzo Sicco
Rais è incentrato attorno alla figura di Gheddafi. Affronta una realtà contemporanea bruciante e controversa, quella di un personaggio shakespeariano. Gheddafi è Re Lear, Riccardo III, Macbeth in carne ed ossa, non c’è bisogno di inventarlo né di affidarsi alle esagerazioni della finzione.
Il Rais è un personaggio complesso, che incarna molti ruoli contemporaneamente: è un megalomane, un idealista, un dittatore, un riformatore. Si vedrà cosa rimarrà di lui nei libri di storia: il beduino indomabile oppure il tiranno visionario? In ogni caso, è un paradosso vivente. Gheddafi mai pensa di fare il male, è sempre certo di agire per il bene della nazione e per garantire la sua longevità politica.
Nulla giustifica le atrocità di un uomo che paranoico, capace di perdere il contatto con la realtà, si lascia andare a impulsi incontrollabili. Anche in fuga, non si rende conto che la sua storia è finita, non riesce a crederlo, pensa di essere sprofondato in un incubo da cui prima o poi si sveglierà; spera in un miracolo perché non può immaginare che il suo destino possa finire in quel modo. Continua a credere di aver operato per il bene del suo popolo, che per sta per assassinarlo.
Ogni individuo è quello che gli altri vedono in lui. Un personaggio è sempre fatto della sua realtà e delle voci che lo circondano. Le dicerie e le leggende contribuiscono a costruire la sua immagine pubblica.
Gheddafi in fondo è stato anche ingenuo. Come tutti coloro che si credono al centro di una profezia, pensava di essere un eletto. Come uomo politico, sapeva che il suo era un Paese molto ricco capace di scatenare enormi appetiti. Ha quindi cercato di giocare con l’ingordigia degli altri. Non è stato ucciso perché fosse un tiranno, in fondo lo era da quarant’anni e nessuno aveva mai provato a eliminarlo veramente, al massimo avevano cercato di spaventarlo. E’ stato eliminato perché ha voluto tenere per sé le ricchezze del Paese, e non ha mantenuto le promesse fatte. Così gli hanno fatto pagare il conto. Prima malgrado il terrorismo e la sua politica destabilizzante, lo avevano riabilitato, perdonato, e accolto con tutti gli onori. Quando hanno scoperto che non era intenzionato a dare quanto promesso, si sono vendicati.
Alla sua morte il Paese è sprofondato nel baratro. La Libia ha sempre avuto una struttura tribale e Gheddafi era l’unico collante che la tenesse insieme. Tra le tribù c’erano rancori secolari con una storia di guerre fratricide, vendette e razzie. Il Rais era riuscito a riunirle e farne una nazione omogenea. Aveva saputo creare un ideale comune, ma le divisioni non erano mai del tutto scomparse. Il Paese taceva perché messo sotto una camicia di forza che reprimeva qualsiasi forma di contestazione.
Ingresso € 3,00