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L’HOMME QUI VALAIT 35 MILLIARDS

05 novembre, 2012 - 19:11

Si può parlare della crisi, della perdita dei posti di lavoro, dell’avvilimento sociale, facendo ridere, sorridere e pensare il pubblico? Evidentemente sì, se il risultato sono 24 repliche dello stesso spettacolo per oltre 5000 spettatori.
Il tutto accade a Liegi in Belgio, attorno a “L’homme qui valait 35 milliards” un soggetto tratto dal libro del giovane scrittore belga Nicolas Ancion messo in scena dal Collectif Mensuel e realizzato anche con la collaborazione di Assemblea Teatro.
Il progetto, sostenuto dall’Unione Europea, interessa infatti cinque realtà teatrali [Culture Commune (Francia), Centre Culturel Kulturfabrik (Lussemburgo) e Theater Antigone e asbl Pi3 1415 (Belgio) e Assemblea Teatro (Italia)] che rappresentano altrettante realtà ex industriali che a causa della crisi hanno dovuto o saputo cambiare pelle e fisionomia.
Dentro questo scenario, che diventa argomento e spettacolo, non poteva evidentemente mancare l’esperienza di Torino e a rappresentarla, Assemblea Teatro, il gruppo con più forte vocazione all’attenzione e all’interesse sociale e la più grande presenza internazionale.
Richard Moors è un artista che per “aggiustarsi” la vita ambisce almeno ad una cattedra sicura come professore all’Accademia delle Belle Arti. Per arrivarci si “vende” alla politica pur di garantirsi una raccomandazione. Ma tanti fanno come lui e, per di più, si sono mossi prima dunque è difficile, a meno di aver realizzato almeno un’opera d’arte che lo renda indimenticabile e noto al mondo.
Ecco allora che di fronte alla crisi, che butta fuori dal mercato del lavoro tanti operai e getta sconcerto nelle famiglie, farsi largo l’idea di rapire Lakshmi Mittal, il proprietario delle acciaierie, uno dei quattro uomini più ricchi del mondo.
Rapirlo non per soldi ma per realizzare, proprio attraverso il corpo dell’uomo che vale 35 miliardi, l’opera d’arte che sconvolgerà il mercato.
Da questo presupposto nasce uno spettacolo che è ricco di humor e di equivoci che i tre interpreti, Sandrine Bergot, Renaud Riga e Baptiste Isaia, coadiuvati dai musicisti Philippe Lecrenier e Quentin Halloy, riescono a sviluppare con energia e ritmo impeccabili, sbalzando il pubblico tra calorose risate e gelide sferzate di acida realtà. Impossibile non riflettere e vedere scorrere sulla scena le vere protagoniste, le città industriali, cariche di storia gettata al macero come le vite degli operai, dei minatori, dei lavoratori delle fabbriche dismesse, ridotte a simbolo di una storia già troppo distante per sollecitare interesse.
Lo spettacolo invece ci riesce! Di fronte a tanto e pretestuoso teatro politico inerte L’homme qui valait 35 milliards raggiunge l’obiettivo, e lo fa scuotendo una città culturalmente sonnolenta. Riesce a portare a teatro oltre 5000 spettatori, di cui almeno 3000 sono giovani, sindacalisti, persone comuni che normalmente non vanno a teatro. Tutto questo col semplice passaparola, e anche questo è qualcosa che scardina abitudini e disattenzioni spiazzando definitivamente chi parla dell’inutilità della cultura.
Renzo Sicco

Lo spettacolo giungerà a Torino nel 2014

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