di Fabio Geda
Pagine che vorrei non finissero. Questo il pensiero di quando trovo un buon libro.
Leggere L’ESTATE ALLA FINE DEL SECOLO è stata una sorpresa. Fabio Geda l’ho conosciuto solamente la scorsa estate, attraverso le poche è intense pagine de LA BELLEZZA NONOSTANTE. Un fulmine. Poi ho letto articoli, brevi biografie, mi sono interessato a lui. Eccolo alla prova con un romanzo, un libro di formazione, una crescita, ma allo stesso tempo un lavoro “nuovo” con il quale si discosta dallo scenario che permeava gli scritti precedenti (il proprio lavoro o comunque il mondo dell’educazione).
In queste pagine ci si addentra come nel bosco in una passeggiata. Un primo capitolo a maglie larghe offre un quadro pieno di colori e note diverse, poi ogni capitolo si fa pennellata che lo compone e definisce. La storia, anzi le storie, sono dure e belle, ci si trova la vita di un’Italia che ha attraversato un lungo secolo, i protagonisti diventano amici da conoscere. I tempi, passato e presente, si mescolano continuamente saltando generazioni che trovano un punto d’incontro a poche pagine dal termine. Tutto era già chiaro, lì però si esce dal bosco e si fanno quegli ultimi passi che riportano a casa, passi svelti e leggeri che servono alla mente per svaporare gli ultimi pensieri.
E alla fine davvero non volevo girare quell’ultima pagina, quasi avessi timore di scoprire o paura di perdere la buona compagnia d’un libro. Ma la pagina si è voltata e l’unico pensiero – grato – è quello di rincorrere la “bellezza” per poi superarla e cercarne di nuova.
Alberto Dellacroce