La realtà attorno a noi, diciamolo, non ci pare così stimolante.
Le cose vanno in generale di male in peggio e sempre più gente dedica i propri giorni e le proprie energie per arrivare a fine mese. Altri usano le loro notti per combattere la depressione. Ci sono tremendi buchi nelle economie familiari, e molti figli di questo paese cercano all’estero il futuro che non vedono qui. L’esportazione dei cervelli giovani pare quasi una formula necessaria.
Chi non se ne va, vorrebbe andarsene, e così se ne vanno anche quelli che restano.
Parlare di allegria in mezzo a questa malattia può suonare come un tradimento o una stupidità?
Ma proprio per queste stesse ragioni l’allegria è oggi un genere di prima necessità. Infatti nessuno ce la regala benché sia un diritto di tutti.
Dunque è giusto battersi per conquistarla: prima di tutto contro le nostre paure, la paura di spezzare l’abitudine alla sofferenza, la paura indotta dai tanti amministratori della tristezza nazionale che spremono il sugo per venderci le lacrime.
Rivendicarla, dunque, e farne richiesta non per la gente ma con la gente, a partire da loro.
Soprattutto, dai giovani che non vedono rimedio se non col partire o a sognare di farlo.
I nostri giovani non sono solo disperati per la mancanza di lavoro ma sono stanchi di un paese che li obbliga ad esser vecchi o al massimo li considera carne di conquista per la vendita di merci di “tendenza”.
Ci sono stati momenti in questi ultimi anni in cui i giovani si sono appropriati delle città: le notti bianche, le Olimpiadi, il 150neraio, le manifestazioni non violente, e sono stati momenti di grande allegria. Non si era più vista tanta gente allegra nelle strade.
I maestri di cerimonia di quelle feste sono stati soprattutto loro! Non avevano età per votare, o avevano votato per la prima volta, però ballando tra canti e suoni celebravano la nascita di un altro paese.
Un paese dove l’allegria sia un bene quotidiano.
Mi sono deciso a scrivere queste righe, figlie di una conversazione avuta in Uruguay con lo scrittore Eduardo Galeano sull’importanza dell’allegria dentro le nostre giornate e alla nostra vita.
L’ho fatto perché questa settimana ho provato allegria! L’ho provata grazie al lavoro di due giovani compagnie teatrali.
Infatti alla Cavallerizza Reale di Torino abbiamo ospitato, grazie alla collaborazione con il Sistema Teatro Torino, i gruppi Sudatestorie e Torcigatti.
Nel loro fare teatro offrono due forme diverse che però comunicano freschezza e allegria anche quando toccano i toni più plumbei della vita.
Ti rincuorano per l’intelligenza che esprimono, per le intuizioni o le innovazioni linguistiche che sanno esprimere, per la vivacità nell’approccio con il lavoro che hanno deciso di mettere in scena.
Sono maestri di un vento nuovo che fa intravedere futuro per il teatro. Tutto ciò fa bene al folto pubblico venuto a vederli assetato e desideroso di intelligenza ed allegria che loro esprimono con garbo e decisione.
A noi adesso il compito di offrirgli spazio e indicargli di proseguire sulla strada del coraggio dicendogli fin d’ora grazie per quanto han saputo creare invitandoli a mantenere chiara la traiettoria senza presunzione ma con forte determinazione.
Renzo Sicco