Uno spettacolo di Max Liotta
con le musiche di Matteo Castellan
Un mercato che diventa porto, un porto senza il mare, dove le genti, le merci, le lingue e le storie si mescolano, diventano trama di un arazzo come le scene intessute sulla tela di Aracne. Tutto prende vita, dal fruttivendolo barese che racconta la sua vita da immigrato dal parlato mezzo piemontese che testimonia il suo tentativo di integrazione mal riuscita, al venditore cinese, allo zingaro con i suoi trucchi da inveterato cerretano, all’ambulante di colore che lotta contro la burocrazia nell’unico modo che conosce: far finta di non capire. E poi il tossico, il disadattato, colui che frantumato dal sistema, sopravvive negli interstizi, grazie alle piccole furberie.
Una città invisibile sotto gli occhi di tutti da far rivivere con l’arte antica del cantastorie. La voce si
trasforma nelle mille parlate del mercato, riproduce il vissuto, si trasforma in racconto senza falsarlo con la propria visione.