Erri DE LUCA
Ho conosciuto Erri come lettore quando in Italia non eravamo più di un migliaio a leggerlo.
Ho affondato gli occhi in “Non ora non qui”, “Aceto Arcobaleno”, “In alto a sinistra”, pagine dure, acide, essenziali, da innamorarsene.
Ho conosciuto Erri di persona poche settimane dopo aver bruciato i suoi libri e l’ho ospitato una notte a Pinerolo, vicino a Torino, per vedere uno spettacolo dove i miei “Angeli” parlavano con le parole dei suoi personaggi.
Era timido, molto impacciato e mi chiedeva continuamente “cosa c’entro io con il teatro?”.
Scrisse di quella notte un racconto su “Alzaia” e adesso calca con Gian Maria Testa i palcoscenici d’Italia.
Ma prima di salire sulla scena ha scritto altri capolavori come “Tu mio”, “Tre cavalli” e “Montedidio” che lo hanno tolto dalla nicchia letteraria portandolo ad essere scrittore amato da molti e soprattutto da molti giovani.
Voglio molto bene ad Erri. Lo rispetto per la ricchezza intellettuale, per il coraggio e la lucidità, la sintesi e la chiarezza.
Così in questi otto anni ho letto di montagna, di cultura ebraica, di pastori e pescatori e di Maria, ma mi mancava un suo romanzo di quelli densi di quelle storie che Erri sa narrare, asciutti ed essenziali in ogni sfumatura ed emozione.
Questo è “Il giorno prima della felicità”, il suo nuovo libro. Un romanzo ambientato a Napoli, dentro al tufo di Napoli, nei giorni di frontiera alla fine della seconda guerra mondiale. Due i personaggi, indimenticabili! Un libro che inizi, divori e lamenti sia già finito.
Renzo Sicco