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Il calcio secondo Galeano – 8

13 giugno, 2016 - 10:01

Il teatro

I giocatori recitano con le gambe, una rappresentazione destinata a un pubblico di migliaia o milioni di infervorati che vi assistono, dalle tribune o dalle loro case, con l’anima in sospeso. Chi scrive l’opera? Il direttore tecnico? L’opera si burla dell’autore. Il suo sviluppo segue l’umore e l’abilità degli attori e in definitiva dipende dalla sorte che, come il vento, soffia dove vuole.

[…]

Quanti teatri ci sono nel gran teatro del calcio? Quanti scenari entrano nel rettangolo di prato verde? Non tutti i giocatori recitano solo con le gambe.

Ci sono attori magistrali nell’arte di tormentare il prossimo: il giocatore si mette la maschera da santo incapace di ammazzare una mosca e allora sputa, insulta, spintona, lancia terra negli occhi dell’avversario, gli molla una precisa gomitata sul mento,

[…]

gli pesta un piede quando sta fermo o una mano quando è a terra, e tutto questo lo fa alle spalle dell’arbitro e mentre il guardialinee contempla le nubi che passano.

Ci sono attori memorabili nell’arte di trarre profitto: il giocatore si mette la maschera del povero infelice che sembra imbecille ma in realtà è idiota, e allora si avvantaggia: batte il fallo, la punizione o il fallo laterale parecchie leghe più in là del punto indicato dall’arbitro.

[…]

Ci sono attori insuperabili nell’arte di guadagnare tempo: il giocatore si mette la maschera da martire che è appena stato crocefisso e allora si contorce in piena agonia, tenendosi il ginocchio o la testa e resta sull’erba. Passano i minuti. Con la velocità di una tartaruga accorre il massaggiatore, il manosanta, il grassone sempre sudato, che odora di linimento

[…]

Così passano le ore e gli anni, fino a che l’arbitro ordina di portar via dal campo quel cadavere. E allora, improvvisamente, il giocatore spicca un salto, hop, e si compie il miracolo della resurrezione.

[Eduardo Galeano]

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