Assemblea Teatro me la consigliò Francesco Di Giacomo, il nostro comune amico del cuore, il cantante del Banco. “Andrea, per quanto siete assurdi, devi conoscere Renzo Sicco”. Era il ’95 e noi Tetes de Bois avevamo appena messo la faccia nel mondo dell’arte. Con il nostro camioncino strappato a un rigattiere e svuotato di materassi e vasche da bagno e vecchie reti metalliche e trasformato in palco suonavamo ovunque e loro ci portarono a Verduno, il balcone sulle Langhe, un surreale sound-ceck, un nebbione alla Antonioni, ma spuntò la luna piena e si cominciò a suonare. Poi noi li invitammo nei nostri festival, ad Avanti-Pop (il tour nei luoghi di lavoro), a Stradarolo (il nostro festival dedicato agli artisti di strada), sui binari fra Roma e Berlino, nelle vecchie stazioni ferroviarie e loro ci fecero assaggiare le piazze piemontesi e i forti disabitati di merli e torri svettanti a duemila metri. Insieme ci siamo appassionati alle vicende delle madri di Plaza de Majo. Come non essere grati ad Assemblea per quello che hanno fatto in quella tragica e orrenda faccenda che ancora brucia…
Renzo una volta mi regalò anche una camicia di Lindsay Kemp. D’altronde abbiamo grandi passioni comuni: la canzone d’autore e Tenco, la strada, loro sui trampoli e noi nei luoghi inusuali, la letteratura, le fiabe come affresco popolare e fantastico della oralità. Per loro, come per noi, il confine con le altre arti è ossigeno, rinnovamento e sfida, la musica in teatro è pane quotidiano, il senso di famiglia teatrale musicale, vita. Renzo mi è stato accanto nei momenti difficili della mia vita e lo penso spesso.