A cosa si aggrappa uno quando gli viene detto “Lei ha un tumore maligno”?
Alla prima cosa che trova. Ne ho certezza! Era agosto e faceva caldo. Il 13 agosto a Torino si sfiorano i 40 gradi e mi sono afferrato ai piedi del medico.
Lui era affabile, davanti a me, con delicatezza, rigore e grande professionalità mi spiegava gli indicatori e i risultati della biopsia.
Io ho afferrato i suoi piedi dentro le ciabatte, senza calzini.
Ho pensato “come sono grandi, che numero di scarpe avrà?” Lui mi parlava calmo con grande serietà.
Io pensavo “sono dei bei piedi sembrano scolpiti, se fossero di marmo ci potrebbe essere la fila per ammirarli”.
Il telefono è suonato e una collega ha chiamato il medico che si è alzato facendomi strisciare sul pavimento agganciato ai suoi piedi. Ho sbattuto la faccia sul suolo e mi sono ripreso.
La stanza era bianca e una luce forte mi ha colpito gli occhi, come quando si esce dal tunnel scuro di una galleria.
Sotto nel grande parcheggio la vita scorreva, coi rumori di sempre, perché anche a Ferragosto un ospedale è vivo, non si vuota come la città. Non so perché, ma mi è tornata in mente la scena finale di “Professione reporter”, un gran bel film di Michelangelo Antonioni. Sei, sette minuti in cui lo sguardo è su di una piazza che si anima vista attraverso le grate di una finestra. Una sorta di cerchio immaginario intorno al personaggio che giace solitario su di un letto, invisibile alle vite degli altri. Un “piano-sequenza” straordinario, visivo ma capace di comunicare attraverso i fotogrammi molto più che con le parole.
Il dottore è tornato.
Ero immobile davanti al tavolo dove i fogli della biopsia indicavano sette campioni su nove, quali segni tangibili del carattere maligno. Il medico ha sorriso e dolce ha ripreso a spiegarmi “in una scala da 1 a 5 il grado di aggressività” del mio tumore, e possibilità e conseguenze di una scelta o di un’altra.
Non avevo scelta. Dovevo scegliere. Mi sentivo stanco.
Il dottore mi parlava e sul piazzale del parcheggio la persona che amo mi aspettava. Dunque non potevo scegliere di lasciarmi andare.
Mentre il dottore parlava ho rivisto sotto il tavolo i suoi piedi intrecciati. Non erano più una zattera, ma dei normali piedi di un uomo giovane. Non mi hanno più mosso domande.
Avevo una risposta: dottore mi operi.
Renzo Sicco
Renzo,tutta la mia solidarietà e la forza per un pronto ricupero…
La forza delle nostre Ande e la grande Pachamama ti aiuteranno a superare questo momento.
Un saludo Grande
Mono Carrasco
Che dire? subito ti sembra che non stiano parlando di te, di quell’ospite inatteso (che non hai invitato)e che a preso dimora dentro il tuo corpo.
Poi ti rendi conto che succede, come succedono le stagioni, e quel brutto voto tocca a te.
Non dici: “proprio a me doveva capitare?”, perché sai che non c’è una logica in questo. Succede e basta.
Ti rendi conto che inizia una battaglia che si trasformerà in una guerra contro quell’invadente alieno.
La forza per combatterlo te la ritrovi durante il percorso che fai, negli occhi delle persone che incontri, nei vari ospedali che frequenti, mentre il giorno, ogni giorno, assume una dimensione del tempo con una valenza molto particolare.
Ti rendi conto che la sofferenza e la malattia è più diffusa attorno a te di quanto pensi. Combatti e ne esci. Poi un giorno inizi a scrivere, di quei giorni, di quella esperienza.
Questo è ciò che mi è successo e che ti auguro(il fatto di uscirne bene), Renzo, con tutto il cuore.
rinaldo
Mi spiace tanto Le auguro di superare tutto ciò al più presto…un abbraccio.
Vai tranquillo Renzo. Noi siaom qui che t’aspettiamo-.
Ci hai regalato molte emozioni e ancora tante ce ne devi dare. Ti vogliamo bene.
Caro Renzo, oggi e domani sto facendo uno stage clown di corsia… guarda caso con un tuo concittadino! Dopo il corso ti chiamerò… ho avuto la notizia stasera al rientro dalla prima giornata full immersion da Elin… che ti saluta, da parte sua e di tutti i norvegesi che conosci e vuole che ti dica che tutti, anche su in Norvegia, stanno ‘tifando’ per te!!! Quindi, per favore, vinci tu, ok?!? a domani, bacio e notte dolce… 😉
Viviana
renzo , cado dalle nuvole… ma come sempre, senza una tua regia non saprei che fare, questa è una grande prova a cui non avrei mai voluto assistere, ma sono certo che tu saprai, come è nella tua positiva natura, superare con successo. Successo che meriti.
Livio