05 ottobre 2017
21 luglio 2017
Dopo l’evento di aprile, in cui venne inaugurata, presso il reparto di Urologia, una vera e propria mini-biblioteca, Assemblea Teatro e l’Azienda Ospedaliera San Luigi Gonzaga di Orbassano rinnovano il loro impegno replicando quella fortunata esperienza.
Venerdì 21 luglio alle ore 12.00, avverrà una nuova donazione, questa volta per il reparto di Degenza di Oncologia Medica. Un nuovo espositore e moltissimi nuovi libri saranno quindi a disposizione di famigliari e degenti.
Se nella prima donazione fu la volontà di Renzo Sicco, a propiziare la donazione, in questo caso il merito è tutto degli spettatori di Assemblea Teatro, che hanno permesso, con la loro generosità, di poter aprire un nuovo punto dedicato ai libri e alla lettura.
In particolare gli spettatori della serata dedicata a David Bowie del 20 maggio scorso alla Bela Rosin e quelli che hanno assistito al Piccolo Principe, messo in scena a Prali il primo luglio.
Ci saranno anche questa volta titoli per tutti i gusti, divisi per categorie, che possano rappresentare, per tutti colori che vorranno leggerli, un momento di libertà.
Iniziative come questa ci ricordano più che mai come ci sia sempre bisogno di cultura, intesa come servizio alla persona e come momento di crescita e di benessere individuale e collettivo.
30 maggio 2017
L’altra sera ricordavamo David Bowie a Torino nell’ambito del Salone Off, parlavamo con Mixo di come alcune canzoni siano salvifiche e possano far risalire l’umore di una persona nei momenti di bassa.
Bowie è morto di tumore, mentre io ho appena superato un’operazione vivendo per qualche settimana in un ospedale oncologico, pertanto so bene come servirebbero tante canzoni per illuminare le ore dei malati.
Però è complesso farlo. Così ho pensato che anche i libri possano essere un ricambio d’aria per lo spirito e ho regalato a quel reparto una piccola biblioteca.
E’ nato il bisogno anche in altri reparti ma…. tanti sono i problemi per riuscire a fare un regalo e soddisfare questo bisogno.
Ecco che così improvvisamente l’altra sera mi è venuto il desiderio di chiedere aiuto agli spettatori, raccontando brevemente l’idea e loro subito generosi hanno risposto. Così abbiamo quasi coperto il costo di un nuovo espositore.
Sì, perché i libri ci sono , me li hanno regalati gli autori con cui lavoriamo (Cacucci, Favetto, Pariani, Romagnoli, Remmert, Mastrocola e molti altri) ma l’espositore in cui metterli deve essere a norma realizzato con materiale ignifugo, senza vetri con cui tagliarsi, ecc….
Un problema? Certo! Ma insieme a Voi non c’è più il problema.
C’è un nuovo espositore.
GRAZIE per questo aiuto!
Grazie davvero.
Renzo Sicco
19 aprile 2017
Eccomi dopo vari mesi giunto all’ultimo racconto di questa serie di scritti decisamente personali rispetto ai miei soliti interventi.
Il fatto è che con quanto vi racconto questa mia vicenda fortemente soggettiva ritorna al “noi”, ovvero diventa nuovamente un progetto collettivo. Il mio percorso individuale è stato quello di affrontare il male, riconoscerlo, chiamarlo per nome, tumore, accettarlo senza diventarne succube e grazie a professionisti di eccellenza, debellarlo.
Certo, nella evoluzione della mia vita questo periodo resta una ferita ma anche le ferite raccontano storie e nella vita questo è quello che ho imparato a fare.
Nel mio soggiorno in ospedale ho portato con me un libro, che da poco in quei giorni aveva pubblicato il mio amico Gabriele Romagnoli. Si intitola “Coraggio”, e mai tempismo si è dimostrato più appropriato. Mi ha fatto compagnia, una compagnia utile.
In sala visita parenti ho poi trovato un espositore con dei libri. Troppo basso per essere utilizzato da degenti intubati, con sacche di liquidi addosso. Sono curioso e nonostante le sacche e i tubi mi sono piegato e ho sfogliato le proposte. Ne ho dedotto che l’idea era bella ma povera.
Ne ho parlato con Mario (Viganò), mio parente acquisito venuto a visitarmi. Si occupa di architettura ma è anche appassionato di libri, e così abbiamo pensato di raccogliere volumi che per formato e contenuto potessero essere fruibili dai pazienti e dai loro parenti, che fossero una finestra, come ben ha detto l’editore Gallimard in una recente intervista, utili ad un ricambio d’aria nelle attese spesso esasperanti delle ore in ospedale.
In poco tempo ne abbiamo raccolti più di cento. Eravamo pronti a consegnarli, non sempre le buone idee hanno percorsi semplici, così abbiamo trovato diversi impedimenti burocratici. Cavilli, certo, ognuno con un suo senso legato alla sicurezza. Ecco che allora, per superare gli ostacoli, si sono aggregati a noi Andrea Sacco, di Chave Arredamenti, che ha disegnato un adeguato espositore, e Matteo Ceccarelli, che con artigianalità sapiente lo ha realizzato con materiali adatti e idonei. Nel mentre il libraio Enzo Bartolone e diversi scrittori quali Laura Pariani, Enrico Remmert, Gian Luca Favetto, Paola Mastrocola, Pino Cacucci, Gabriele Romagnoli stesso, e molti altri da me sollecitati, hanno aggiunto nuovi libri e siamo arrivati a sfiorare i 500 volumi.
Bene, prima parlavo di ferite. C’è un artista americana, Rachel Sussman, che con la tecnica giapponese del kintsugi (normalmente utilizzata per riassestare i cocci delle ceramiche) ripara le crepe dei marciapiedi con fili d’oro. Ovvero non nasconde le ferite ma le evidenzia con la dovuta fierezza. Ecco, questa prima biblioteca è il mio filo d’oro che sutura la ferita di un tumore.
Da ieri, 18 aprile, con la consegna del primo espositore, il progetto non è più solo mio, ma di diversi amici. Il peggio e il più sono stati vissuti! Lieto torno al
“noi” continuando il lavoro con loro e con tutti voi
Renzo Sicco
18 aprile 2017
Libri per il San Luigi non è un’idea che nasce per caso. A Orbassano c’è l’ospedale San Luigi.
Renzo Sicco, che è il promotore dell’iniziativa, ne è stato recentemente degente e ha pensato al benessere mentale e morale dei malati. Lo spazio di una lettura, la leggerezza di un libro per evadere dalla tensione che la malattia induce.
Un centinaio di volumi sono stati raccolti grazie alla disponibilità di diversi autori che hanno voluto collaborare. I libri saranno donati alla struttura ospedaliera e resteranno a disposizione dei degenti. Verranno consegnati al Reparto Urologia, diretto dal Professor Francesco Porpiglia, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga. Saranno contenuti in un espositore e suddivisi in quattro categorie: Classici/Romanzi/Storia e società/La città-le Alpi-il Piemonte e Varie.
Libri di piccola dimensione, maneggiabili anche in un letto, tutti hanno contenuto leggero, capace di offrire emozione e rappresentare un ricambio d’aria per la mente. Alcuni sono editi in Corpo 16 ed indirizzati a coloro che hanno problemi o difficoltà alla vista.
Verranno consegnati martedì 18 aprile, alle ore 11.30, in occasione di Torino che legge. Una città, Torino, che ospita il Salone Internazionale del Libro, da sempre attenta al tema della lettura e dei libri. Diversamente non può essere per i comuni che la abbracciano, tra cui Orbassano.
Renzo Sicco: “Recentemente, la diagnosi di un tumore mi ha costretto ad un ricovero e ad un intervento in una struttura ospedaliera della Regione Piemonte. Contro il luogo comune circa il non funzionamento della Sanità Pubblica, ho trovato grande professionalità unita ad altrettanta intensa umanità da parte del personale medico come di quello infermieristico. Nel mio reparto ho constatato la presenza di una piccola biblioteca per i degenti ed i loro parenti. Ho verificato che l’intenzione era buona mentre l’offerta era povera. Ben sapendo che le attuali priorità del piano sanitario sono altre, come cittadino e uomo di cultura, ho deciso di occuparmene personalmente, donando, con la mia compagnia Assemblea Teatro e con il supporto di alcuni amici, questi volumi. Saranno a disposizione di chi vorrà farne uso, degenti o parenti, che potranno così riempire i tempi lunghi che spesso rendono più pesante la permanenza negli ospedali.”
Il Commissario AOU San Luigi, Franco Ripa: “La malattia può essere gestita meglio considerando il paziente nella sua accezione più ampia di persona assistita ed anche i luoghi di cura devono promuovere modelli complessivi più ampi e strutturati in grado di creare valore aggiunto al percorso di cura; crediamo molto nella iniziativa di Renzo Sicco, cui va il nostro ringraziamento per il generoso dono che sicuramente aiuterà i degenti nella loro permanenza presso il nostro Ospedale”.
29 marzo 2017
L’iniziativa di Renzo Sicco al San Luigi
“Anche un libro può curare”
500 volumi per i pazienti e i loro parenti
“Presto rientrerò in ospedale, non da paziente, ma da cittadino. Facendo esperienza come degente, ho capito che un libro può aiutare.” Renzo Sicco è il direttore artistico della compagnia Assemblea Teatro: nei mesi scorsi è stato all’ospedale S.Luigi per un intervento chirurgico. “Contro il luogo comune sul non funzionamento della Sanità pubblica, ho trovato grande professionalità unita ad altrettanta umanità.” E in questa occasione si è accorto dell’importanza di un libro quando ci si trova in una stanza di ospedale. “Ho verificato l’utile esistenza di una libreria per i malati e i loro parenti. Se l’intenzione era buona, l’offerta era però povera, così ho pensato di rimpinguarla.” E così la sua compagnia, con Mario Viganò, storico dell’architettura, il libraio Enzo Bartolone e la collaborazione di alcuni scrittori (tra cui Gabriele Romagnoli, Paola Mastrocola, Enrico Remmert, Gianluca Favetto e Pino Cacucci) ha messo insieme una raccolta di circa 500 volumi. L’obiettivo è di consegnarli al Reparto Urologia, diretto dal Prof. Francesco Porpiglia e grazie alla collaborazione del dottor Fabrizio Mele e della caposala Silvia Vettori del S.Luigi, ma anche ad altri reparti e presidi ospedalieri in collaborazione con la manifestazione “Torino che legge” tra il 18 e il 23 aprile. “Sono libri di piccola dimensione, maneggiabili anche in un letto, tutti hanno contenuto leggero. Alcuni sono editi in corpo 16 per chi ha difficoltà alla vista.”
Articolo di Daria Capitani, apparso sull’Eco del Chisone il 29 marzo 2017
05 marzo 2017
Lo sai fin troppo bene che e’ un rischio e proprio per questo fai finta che non esista e agisci e ti comporti come se quel rischio non riguardasse anche te. Poi improvvisamente ti trovi dentro e tutto cambia. Ecco allora che nel confronto obbligatorio capisci e conosci problemi, dinamiche, angolazioni che avevi volontariamente scartato. Sai che quella malattia e’ una realta’ ed anzi e’ la tua realta’.
La stessa cosa e’ la sanita’, un concetto astratto coniugato prima di tutto nella piu’ copiosa spesa dei bilanci pubblici. Ma astratto tra virgolette perche’ necessario ma che non ti riguarda. Al piu’ un aspirina! Analisi, flebo, antibiotici, siringhe, sacche, protettori gastrici e mille altre coniugazioni utili a tamponare problemi o dolori ti si spalancano davanti come un alfabeto nuovo.
Ecco allora che se leggi che un primario timbrava e poi giocava a tennis sai per certo che e’ malasanita’ e se erano in molti a farlo molto peggio ma adesso che ci sei passato che conosci e sai dal di dentro non ci caschi a far di tutta l’erba un fascio perche’ hai visto infermieri e dottori sorriderti in ore improbabili del mattino o dei giorni di festa e li hai visti lavorare integerrimi per ore tra i lamenti: Sai che quel rispetto e quella dedizione ti hanno salvato non solo chirurgicamente ma perche’ hanno saputo prendere per mano il tuo smarrimento e trasformarlo in tenuta e poi in forza.
Glielo devi il rispetto contro le facili scorciatoie. Non permettere che dicano “son tutti ladri e furbetti”. Ci sono i ladri e ci sono i furbetti e poi una marea, e sono una immensita’, sono molti di piu’ ma silenziosi che amano quel lavoro e si spendono senza riserve perche’ il tuo star male ti faccia meno male.
31 gennaio 2017
Hanno vinto la chirurgia, la resistenza ed il coraggio ed un pizzico di fortuna che in questi casi serve e non guasta. Il tumore che avevo è stato eliminato. Sono passati due mesi dall’intervento e sono pronto a ripartire!
Il primo appuntamento è venerdì 3 febbraio.
Esco da un tumore e affronterò il ricordo di Nanni Salio, uno degli amici che non ce l’ha fatta. Insieme ad altri è passato nei miei occhi tante volte in questi mesi, quando molti fiduciosi mi dicevano ce la farai. Nanni se n’è andato il 1 febbraio 2016, un anno fa, ed è obbligatorio ricordarlo. Per le sue battaglie, per la sua forza pacifica e pacifista e per il coraggio che sapeva infondere a chi lo avvicinava.
Esco e ritorno nella vita e lo faccio tornando a parlare di 47 giovani che hanno fuggito la morte per fare trionfare la vita: sono l’equipaggio dell’U-Boat 1277.
Il secondo appuntamento sarà a fine febbraio e mi vede rientrare in ospedale. Per la prima volta ci torno non da paziente, ma da cittadino. Facendo esperienza come degente, ho capito che un libro può aiutare. Lo slogan della Regione Piemonte è “non c’è cura senza cuore” e allora ho pensato che è bene contribuire anche a questa parte. Nella permanenza in ospedale ho verificato l’utile esistenza di una libreria per i malati e i loro parenti. Trovandola, però, povera di proposte, ho pensato che era bene rimpinguarla con 150 nuovi volumi.
Io, Assemblea Teatro, ma anche l’amico Mario Viganò ed il librario Enzo Bartolone, li abbiamo messi insieme, articolandoli tra Classici, Romanzi, Storia e società, Torino-le Alpi-il Piemonte e Varie. Sono un piccolo gesto messo in atto proprio nella città che vuole essere del Libro con il suo Salone.
Infine, partecipo alle prove di due nuovi lavori: “Sul Mare”, uno spettacolo che procede dalle mie esperienza sull’oceano tra i pescatori portoghesi e “Tesi di Laurea”, che racconta la storia di un pezzo d’Italia e della mia Torino, quella del Grande Torino Calcio e in particolar modo di Aldo e Dino Ballarin. Vi aspetto ai debutti e sarà bello riabbracciarvi tutti, ad uno ad uno, per quanto affettuosamente e sinceramente mi siete stati vicini.
Renzo Sicco
25 gennaio 2017 – Articolo da “La Repubblica”
L’Ospedale e l’Equipe che mi ha seguito
03 gennaio 2017 – Ora posso augurare un più convinto “buon anno” a tutti voi
Ci lasciamo dietro l’anno trascorso e riempiamo di aspettative e buoni propositi quello che viene.
Se cosi e’, per me, questo 2017 dal 3 gennaio e’ davvero un anno nuovo e posso sottolineare un anno buono.
Infatti il medico dell’ospedale in cui sono stato operato di tumore mi ha comunicato il responso dell’esame istologico con un “OTTIMO RISULTATO ONCOLOGICO”.
La medicina ha vinto, il mio tumore e’ debellato.
Ovvio ci sono ancora mesi di controlli ed esami,ma non sono necessarie radio o chemio terapie. Insomma devo solo pazientare e superare lentamente i naturali postumi post operatori.E’ un bel cambiamento.
Ancora una volta la notizia mi ha stordito. Uguale e contraria al 13 di agosto. Ho impiegato un po’ a capire. Cioe’ ho capito ma ho dovuto metabolizzare inchiodato alla sedia. In quest’ ultimo mese diversi contrattempi fisici mi avevano indotto ad attendermi il peggio cosicche’ dentro di me mi ero attrezzato ad un responso negativo. Riceverlo contrario mi ha spiazzato e non mi ha generato immediatamente la felicita’ che sarebbe stata plausibile. Cosi’ ho impiegato cinque minuti prima di riuscire a dire “brindiamo!”
Strano davvero l’animo umano o meglio forse semplicemente umano il processo di costruire per ognuno di noi le necessarie difese.Mettersi al sicuro contro le fragilita’. Si perche’ di questo si tratta. Questa e’ la lezione che ho imparato in questo tempo: la nostra fragilita’:
Quando di fronte ad un ascensore rotto due piani di scale che prima salivi d’un balzo ti paiono la scalata dell’Everest, quando cento metri di marciapiedi ti producono un fiatone da doverti sedere, quando il tuo perimetro di vita e’ legato alla presenza di un bagno dove poter urinare, quando tutto questo accade il senso della tua fragilita’ diventa ineluttabile. Tu che a balzi hai attraversato il mondo e che solo perche’ non c’e’ ancora un viaggio diretto non sei stato sulla Luna a fare spettacoli, ti senti sicuro soltanto nel micromondo del tuo reparto o del tuo appartamento e cosi la tua forma di vivere e i tuoi progetti si restringono. Non ti fa piacere ma diviene la tua risposta necessaria.
Ecco perche’ il mio 3 gennaio riapre porte. Non so ancora se cancella questo per me brutto 2016 che con la scomparsa di mia madre prima e col tumore poi si e’ dipanato come un anno di morte, non lo so. Ho ancora certamente bisogno di tempo per trovare risposte, ma sento che “l’insostenibile leggerezza dell’essere” a me si ripresenta come un piacere e la vita davvero assume un altro peso. Il tornare ad essere vincente rioffre uno sguardo piu’ sicuro sul futuro.
Dunque adesso posso dirVi davvero con maggior convinzione Buon Anno e come invita a fare la mia Compagnia posso tornare ad “allargare gli orizzonti”
La meta si raggiunge passo dopo passo… Ecco tutte le tappe del viaggio
30 dicembre 2016 – Fine e principio
Visita di controllo positiva. Problemi e disfunzioni nella norma e finalmente tolti i punti. Resto in attesa degli esami istologici. Buona fine e buon principio dunque a tutti noi.
Renzo Sicco
15 dicembre 2016 – Lo sguardo altrove
Prima di leggere, aprite questo link e ascoltate…
“La notte aumenta lo spessore del dolore con le sue presenze. La notte il cuore è gonfio e i lamenti dei malati riempiono le stanze.”
La sveglia al mattino è alle 6 con il prelievo del sangue. Non è un gran bel modo per svegliarsi. Anche perché dopo una notte insonne in genere quella è l’ora in cui crolli.
Incapace di intendere e volere il tuo primo compito di malato è quello di offrire il braccio ad un ago. Non è una decisione di tortura ma piuttosto il fatto che per le 9.30, quando passano “i dottori”, i risultati delle analisi devono essere nella tua cartella. Guardi l’infermiere/a che ti fa il prelievo e lo/la vedi sorridente, gentile, e pensi che per lui/lei la giornata è iniziata almeno un’ora prima alle 5, ed è arrivato/a all’ospedale in mezzo alla nebbia che ancora non si è alzata.
Non prende uno stipendio così sperticato eppure sa sorridere. Molte volte non lo fa il barista, il bancario allo sportello, il taxista, o la commessa del negozio ad un’ora ben più avanzata. Lui/lei lo sa fare e prosegue così tutto lungo la giornata anche se il suo lavoro include attività tutt’altro che gradevoli e una vita tra molti lamenti.
“In ospedale dove la perdita è totale, dove lo schifo devi superare per aiutare un uomo a vomitare, dove non c’è più nessuna inibizione, dal vomito al sudore, alla defecazione”
I lamenti naturali sono quelli dei malati sofferenti ma anche quelli dei parenti molte volte inutilmente ansiosi e ossessivi. Ben lo ha cantato Giorgio Gaber in un suo brano di teatro-canzone scritto con Luporini molti anni fa intitolato “Gildo”.
Anche se tutto in questi anni è cambiato, in questo mondo tra le corsie davvero poco è mutato. Fuori dicono che la sanità in Italia non funzioni. Può essere che in qualche struttura sia così, di lì a farne un solo fascio, a guardare da qui pensi, che ce ne vuole davvero di coraggio.
“I piccoli disagi non fanno bene al cuore”
E qui ho trovato attenzione unita a grande professionalità ma anche ad una estrema umanità e credetemi serve e non è piccola cosa.
Il carcinoma prostatico è diventato nell’ultimo decennio il tumore più frequente nella popolazione maschile di paesi occidentali. Rappresenta il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni. In Italia si stima siano presenti 217 mila persone con questa diagnosi.
Dunque non sono né originale né una rarità, ma sono uno dei 36 mila nuovi casi in questo 2017. Ormai si cura, dicono tutti, eppure i decessi contano più di 7500 persone l’anno.
Questi dati io non li sapevo perché certe cose le vedi quando ci passi dentro. Prima le scansi, cammini di lato con lo sguardo altrove.
“Il senso della morte è sempre stato troppo forte, non l’ho mai saputo immaginare. Chissà perché improvvisamente diventa elementare”.
“E’ il senso della vita che ti spinge fuori”
Renzo Sicco
9 dicembre 2016– Né vergogna, né invidia
In questa avventura che sto vivendo Vi posso raccontare la Sanità che i giornali non Vi raccontano
Ci sono occasioni in cui siamo costretti a denudarci con persone che non conosciamo e che non abbiamo visto prima. Nessuna vergogna, soltanto un briciolo di pudore.
Mi è accaduto recentemente col giovane medico addetto a compilare la mia cartella operatoria. Seduto di fronte a lui, senza se e senza ma ho elencato tutte le mie malattie lungo una vita e poi abitudini e comportamenti sessuali. Alla fine ero lì, piatto davanti a lui, come un albero tagliato dove ogni cerchio mostrava l’integrità o le ferite del tempo.
In questi casi l’imbarazzo della situazione non è solo dell’utente ma anche di chi interroga che s’infila nel vespaio della vita di altri. Per cui ho preferito sciogliere l’imbarazzo per stabilire quel minimo di relazione che l’occasione e il tempo concedevano. Così tra l’elenco dei medicinali che uso e una battuta sul mio sovrappeso ho avvistato sotto il camice del dottore una leggera prominenza del girovita che mi ha permesso di ribaltare l’avvertimento venendo così a scoprire che il mio interlocutore, giunto dal sud a Torino senza moglie al seguito, è costretto a mangiare disordinatamente ciò che trova proprio come fa la gente di teatro quando come me è in giro.
Così nella confidenzialità che cresceva mi son sentito di motivargli il ritardo di attenzione al mio tumore al fine di cogliere il tempo ultimo di mia madre per accompagnarla nella sua dipartita.
E’ scattata l’empatia del dolore e sui saluti la sua voce è cambiata, si è fatta più profonda e calda e quasi in un sussurro mi ha indicato di aver perso il padre giovane quarantenne proprio a causa di un tumore.
Immediata è scattata la mia ammirazione perché in tanta mancanza di direzione di molti giovani lui mi indicava in un istante la sua pura e nitida traiettoria: lo studio, il concorso vinto e il lavoro al nord con una delle equipe mediche più apprezzate e stimate del Paese. Un padre non da vendicare, che col caso e la fatalità non si imbastiscono battaglie, ma da riscattare quello sì.
Eccolo a farlo contro il dolore e l’incertezza di altri. Tra quelli io.
Gli ho stretto la mano e ho avvertito che era ramo robusto di un tronco ancora fresco ma immensamente più utile di me.
Non mi ha mosso invidia della gioventù ma rispetto, un intenso rispetto e ammirazione.
Renzo Si
7 dicembre 2016–
Una buona notizia. Oggi esco dall’Ospedale San Luigi di Orbassano dove, grazie ad un’équipe di eccellenti professionisti, ho trovato ottima Sanitas ma anche molta Humanitas. Chiudo un altro tratto di questo cammino complesso. Sono stanco e ho bisogno di un po’ di tempo per me. Siete in moltissimi ad essermi stati vicini però rischiate di diventare un lavoro.
Da lunedi prossimo cercherò, un po’ alla volta, di rispondere a tutti.
Grazie dell’attenzione e dell’affetto che mi dimostrate. Confermo che aiuta molto e fa bene.
Renzo Sicco
5 dicembre 2016-
Cristiana Voglino è andata a trovare Renzo questa mattina ed ecco il video che ha realizzato
1 dicembre 2016-
Nella mattinata di oggi è stato eseguito l’intervento programmato su Renzo Sicco. L’operazione della durata di due ore ha avuto esito positivo e il degente sta riposando. Nei prossimi giorni sapremo indicare la possibile data d’uscita dall’ospedale.
30 novembre 2016 –
In queste ore ho ricevuto centinaia di messaggi, attestazioni di affetto e stima che sicuramente fanno piacere e regalano forza.
Una chiave trasversale di questi segnali è la fiducia “ce la farai” mi dicono “oggi il cancro si sconfigge”.
È vero, ma solo in parte, perchè quando te lo diagnosticano vedi sfilare rapidamente i volti dei tanti amici che ti hanno lasciato anche recentemente per causa sua, e questo non rassicura. Nel mio caso ci aggiungo scherzosamente, e chi mi frequenta lo sa bene, che lo scorso anno credo di essere stato tra i pochi che han fatto tre operazioni di tunnel carpale, pur avendo a disposizione, come tutti, soltanto due polsi. Infatti io non vinco lotterie, ma per colpa mia visto che non compro i biglietti, eppure in quel caso ho vinto il terzo intervento. Si dà il caso che esista un 4% di possibilità di recidività e siccome come scriveva Freak Antoni “la sfiga ci vede bene”, son stato pronto e disponibile ad incassare. Ora col cancro curabile all’85% le possibilità salgono dal 4 al 15% e questo, altresì, non è troppo rassicurante, pur rappresentando un dato inconfutabilmente positivo nell’evoluzione della medicina.
Insomma, senza drammatizzare, è bene però non semplificare eccessivamente e, in ogni caso, prepararsi al peggio per essere più contenti in seguito di ogni possibile soluzione intermedia.
C’è una seconda costante nei messaggi che ricevo ed è l’invito al coraggio, “sei forte, ce la farai”.
È vero, coraggio ne ho sempre avuto. Diversamente non avrei condotto la vita che ho vissuto e anche in questo caso l’ho applicato in dosi massicce e proseguo con tenacia.
Ciò non toglie che lo sbando esista e forse sia la parte più importante di questa vicenda. Aiuta a prendere atto della fragilità.
Proprio per questo mi è parso più “coraggioso” descrivere quel momento nella lettera “Ho un tumore. Mi assento per un pò”.
Intanto le cose si chiamano per nome e il tumore è il tumore ma se lo fai non serve dimostrarsi “macho” tutto d’un pezzo.
Quando te lo dicono esiste un momento di black out. Poi ti riprendi, ma dopo.
C’è chi ha bisogno di tempo, molto tempo. A me sono bastati pochi minuti a rimettermi in piedi e non è un merito, quanto piuttosto un attitudine all’urgenza.
Non ritengo utile nascondersi perchè proprio da quella debolezza si deve e si può ripartire senza perdere la tenerezza che è importante con gli altri ma ancor più con se stessi.
Dunque tranquilli perchè adesso, problemi permettendo, entro davvero in sala operatoria.
Siete tanti e non posso rispondervi al telefono, per questo sul sito di Assemblea Teatro Vi aggiornano sulle mie condizioni, poi presto mi ritroverete in pista e allora sarò felice di abbracciarvi ad uno ad uno.
Grazie
Renzo
Ho un tumore. Mi assento per un po’
A cosa si aggrappa uno quando gli viene detto “Lei ha un tumore maligno”?Alla prima cosa che trova. Ne ho certezza! Era agosto e faceva caldo. Il 13 agosto a Torino si sfiorano i 40 gradi e mi sono afferrato ai piedi del medico.
Lui era affabile, davanti a me, con delicatezza, rigore e grande professionalità mi spiegava gli indicatori e i risultati della biopsia.
Io ho afferrato i suoi piedi dentro le ciabatte, senza calzini.
Ho pensato “come sono grandi, che numero di scarpe avrà?” Lui mi parlava calmo con grande serietà.
Io pensavo “sono dei bei piedi sembrano scolpiti, se fossero di marmo ci potrebbe essere la fila per ammirarli”.
Il telefono è suonato e una collega ha chiamato il medico che si è alzato facendomi strisciare sul pavimento agganciato ai suoi piedi. Ho sbattuto la faccia sul suolo e mi sono ripreso.
La stanza era bianca e una luce forte mi ha colpito gli occhi, come quando si esce dal tunnel scuro di una galleria.
Sotto nel grande parcheggio la vita scorreva, coi rumori di sempre, perché anche a Ferragosto un ospedale è vivo, non si vuota come la città. Non so perché, ma mi è tornata in mente la scena finale di “Professione reporter”, un gran bel film di Michelangelo Antonioni. Sei, sette minuti in cui lo sguardo è su di una piazza che si anima vista attraverso le grate di una finestra. Una sorta di cerchio immaginario intorno al personaggio che giace solitario su di un letto, invisibile alle vite degli altri. Un “piano-sequenza” straordinario, visivo ma capace di comunicare attraverso i fotogrammi molto più che con le parole.
Il dottore è tornato.
Ero immobile davanti al tavolo dove i fogli della biopsia indicavano sette campioni su nove, quali segni tangibili del carattere maligno. Il medico ha sorriso e dolce ha ripreso a spiegarmi “in una scala da 1 a 5 il grado di aggressività” del mio tumore, e possibilità e conseguenze di una scelta o di un’altra.
Non avevo scelta. Dovevo scegliere. Mi sentivo stanco.
Il dottore mi parlava e sul piazzale del parcheggio la persona che amo mi aspettava. Dunque non potevo scegliere di lasciarmi andare.
Mentre il dottore parlava ho rivisto sotto il tavolo i suoi piedi intrecciati. Non erano più una zattera, ma dei normali piedi di un uomo giovane. Non mi hanno più mosso domande.
Avevo una risposta: dottore mi operi.
Renzo Sicco
Ti ho conosciuto attraverso Chiara, ho apprezzato i tuoi lavori e ora nutro profonda ammirazione per il tuo impegno e per il tuo talento e anche tanto affetto! Ed è con tanto tanto affetto che ti auguro di superare questo non banale intervento e auguro a me di riabbracciarti presto! Ciao Renzo!
L’anno incomincia nel migliore dei modi! Caro Renzo, è tempo di fare festa e di riposare, oppure, conoscendoti, è tempo di dedicarsi ai progetti futuri, ma con l’entusiasmo di chi è veramente parte del futuro