una produzione COMUNQUE POLONIO ERA MALATO | Teatro
Ispirato alla vera storia di Leonilda Prato, fotografa ambulante
Testo di Monica Bonetto
Musiche composte ed eseguite dal vivo da Matteo Castellan
Regia di Massimiliano Giacometti
Collaborazione artistica di Stefano Dell’Accio
Ricerche storiografiche e d’archivio di Mariella Milano
Immagini e fotografie tratte dal Fondo Leonilda Prato-Istituto Storico della Resistenza
e della società contemporanea in provincia di Cuneo.
Una produzione C.P.E.M. (Comunque Polonio Era Malato) Teatro
Nata a Pamparato, un piccolo paese di montagna in provincia di Cuneo nella seconda metà dell’Ottocento, Leonilda Prato è figlia di una tessitrice e di un calzolaio. Contro il parere di tutti, a 21 anni, sposa e decide di seguire l’uomo di cui si è innamorata: Leopoldo, suo compaesano, di buona famiglia, colto, bello e inquieto, che nella vita ha deciso di fare il musico ambulante.
A piedi, per i sentieri e le strade del Piemonte, della Lombardia e della Svizzera a suonare (lui la fisarmonica, lei la chitarra) e a cantare.
A casa appena in tempo per partorire, poi via di nuovo, i figli allevati dalla nonna paterna e lo zio diacono.
Ma un giorno, nel cantone svizzero del Vaud, Leonilda scopre la fotografia. Impara, si procura l’attrezzatura e ne fa il suo mestiere: fotografa ambulante.
Grazie a lei, per la prima volta, i ritratti entrano nelle case dei più umili: sono scattati nelle aie, nei cortili, un telo damascato a far da fondale, scorci di corredo buono a contornare visi segnati dalla fatica. Leonilda restituisce loro la dignità fiaccata dalla durezza dell’esistenza, per scrutare vanità inconfessabili, per raccontare ciò che le parole non bastano a dire.
Perché aveva un modo tutto suo di guardare e di guardarti, Leonilda,
come se potesse vederti dentro, come se potesse guardare oltre,
come se avesse scoperto, lei sola, a cosa servono davvero gli occhi
Una storia di talento e inventiva, determinazione e passione, arte e libertà masticate nella pratica quotidiana come nutrimento e buona abitudine. Senza clamori, ma con costanza e necessità. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Ingresso intero 10,00 €
Ingresso ridotto (UNDER 26 – OVER 60 – Tessera AIACE, ASSOCIAZIONE 40) 8,00 €