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Giustizia senza vendetta per i desaparecidos argentini

01 dicembre, 2017 - 09:29

In questi giorni l’Argentina è tornata a far parlare di sé. Non per la crisi, né per le notizie calcistiche, ma per l’esito di un processo durato cinque anni.

Gli imputati: i militari

L’accusa: aver torturato e ucciso dissidenti del regime militare tra gli anni 1977 e 1983, dopo averli fatti improvvisamente sparire dalla circolazione.

Noi, e per “noi” intendo sia “Assemblea Teatro”, che per prima (1997) ha portato in teatro il dramma della desaparicion, sia “voi” che leggete, che avete visto almeno una volta lo spettacolo “Più di mille giovedì”, di fronte a cui non si può rimanere impassibili,  sappiamo bene che le madri degli studenti scomparsi (Taty Almeida, una delle “madres de plaza de Mayo”, di recente è stata insignita di una laurea ad honorem per la sua attività nel campo dei diritti umani) non hanno mai desiderato la vendetta per chi aveva fatto sparire i loro figli, preferendo ad essa una costante, tenace, silenziosa, ricerca della verità e della giustizia.

Per un attimo il sistema giudiziario argentino era parso vacillare, ma la richiesta silenziosa e tenace (appunto, da più di mille giovedì le madres si riuniscono in Plaza de Mayo per manifestare e chiedere verità) di ciò che ogni cittadino dovrebbe aspettarsi di diritto – la giustizia – ha avuto il sopravvento e così questo maxi processo si è finalmente concluso con condanne ed ergastoli.

L’articolo de “La Stampa.it” illustra la vicenda nel dettaglio

Desaparecidos: presentes!

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