Mentre il nostro spettacolo sulla Costituzione è in tournée in Lombardia, ricordiamo ciò che è accaduto sabato sera presso il Circolo dei Lettori, quando il libro, edito da Didattica Attiva, è stato presentato alla presenza di autori, attori e ospiti illustri.
Riportiamo la conversazione integrale tra Renzo Sicco e l’ex Ministro degli Esteri Giulio Terzi
Renzo Sicco: Onorevole è davvero un piacere averla qui oggi e grazie di cuore per aver raggiunto Torino per questo evento. Noi ci siamo incontrati la prima volta quando Lei era Ministro degli Esteri per una “coraggiosa” conferenza in Farnesina…
Giulio Terzi: Ho conosciuto Renzo Sicco e ho potuto ammirare il suo formidabile impegno nel risvegliare le sensibilità più importanti per la nostra società, che sono le sensibilità dei giovani e dei giovanissimi. Grazie al mio collaboratore Luca Poma. Era stato Luca il primo a raccontarmi diversi anni fa quello che Renzo Sicco stava realizzando con successo con la sua attivita’
Così era nata l’idea di portare alla Farnesina le Madres de Plaza de Mayo. Volevamo la loro partecipazione a un toccante evento commemorativo al Ministero degli esteri avvenuto nel periodo in cui c’era stata l’’ importante, e difficile, decisione di aprire gli archivi italiani a un doveroso approfondimento della Verità: sugli orribili anni di Videla e di Massera a Buenos Aires,
Ed anche sulle eventuali complicità con la dittatura militare in Argentina. Quelle vicende toccavano corde per me assai sensibili.
Renzo Sicco : C’è qualche parallelismo tra quel periodo sanguinoso della storia Argentina e la storia della nostra Italia negli anni 70?
Giulio Terzi: Le dittature in Sud America, hanno lasciato lunghissime scie di sangue per migliaia di famiglie italiane e italo argentine, italo cilene e sudamericane, purtroppo idiritti di libertà, la dignità umana violata, i comportamenti criminali impuniti in ogni angolo del pianeta hanno segnato zone d’ombra anche nella storia recente della nostra patria. Un paese nel quale l’anno di avvio dei lavori per la nuova costituzione repubblicana, il 1946, aveva dimostrato che vi erano forze estremamente vitali e positive in una società italiana pur tanto provata. Il 1946 aveva messo in forte evidenza il grande senso di responsabilità dei vincitori, appartenenti a tutte le componenti della Resistenza -quelle socialiste, comuniste, liberali, monarchiche- nel voler superare odi e rivalse di una fratricida guerra civile. Nello stesso tempo, come sempre più chiaramente l’attuale storiografia riconosce, si manifestava il grandissimo senso di responsabilità da parte del Re, Umberto II, nell’accettare immediatamente l’esito pronunciato dal Governo di un Referendum molto contestato, e con tutta evidenza ratificato dal Governo ben prima che se ne completassero le previste verifiche formali e sostanziali. Se ciò non fosse avvenuto, si sarebbe aperto un conflitto violento tra due metà spaccate, ancora una volta, del Paese.
Renzo Sicco: Prima la Carta Costituzionale, poi la Carta Atlantica: due documenti fondamentali per ancorare il nostro Paese ai valori di libertà…
Giulio Terzi: E’ sempre necessario capire cosa ha rappresentato per la società italiana, per la democrazia liberale, e per l’Europa, la scelta di quegli straordinari- per molti versi “miracolosi” -anni dell’immediato dopo guerra, con l’adozione di una Carta Costituzionale, per quell’epoca molto avanzata nel riconoscimento delle libertà, dei diritti, e dei doveri del cittadino; e poco dopo, nel 1949 con la nostra adesione alla Carta Atlantica: un passo di fondamentale importanza non solo per il posizionamento dell’Italia tra le Democrazie liberali dell’Occidente, anzichè tra quelle totalitarie e del comunismo sovietico; un passo di fondamentale importanza perché è stata proprio quella scelta, voluta soprattutto da Luigi Einaudi a fronte di una serrata opposizione social comunista e di settori del mondo cattolico, a garantire all’Italia un ruolo centrale nella costruzione di un’Europa basata prima di tutto sulle libertà e sui diritti della persona umana.
La Costituzione, e il contesto storico che l’ha prodotta, meritano quindi tutta la nostra ammirata attenzione, e devono essere meditati dai più giovani. Tutti i valori compresi nel testo costituzionale, e nel suo processo storico fanno parte dell’identità culturale, civica, e politica di ogni cittadino, e devono essere nello “zainetto” che tutti i nostri giovani si portano sulle spalle, in tempi di scuola o di vacanze.
Renzo Sicco: Noi abbiamo centrato il titolo dello spettacolo sugli “11 colori”. Anche se i questo periodo storico del Paese certi valori sembrano sempre meno “smaglianti” e sempre più appannati…
Giulio Terzi: Questi brillanti colori si sono piuttosto “appannati” negli ultimi dieci anni. Forse troppe incertezze e ripensamenti si sono diffusi, proprio sulla necessità di affermare taluni principi fondanti della Costituzione? La crisi economico-finanziaria non ha colpito soltanto crescita, mercati, occupazione, fiducia nel futuro. La crisi ha costituito la tempesta perfetta per regimi e fondamentalismi- come il terrorismo islamico – che mirano alla destabilizzazione regionale, alla moltiplicazione dei “conflitti congelati”, alla sovversione politica e sociale delle democrazie liberali, a cominciare da quella americana, per proseguire con quelle europee.
Non credo sia formativo – per il senso di responsabilità che deve maturare anche tra i più giovani tra i nostri concittadini – sottacere o minimizzare le criticità, con loro implicazioni anche dolorose, di una Costituzione che durante i suoi primi venti, forse trent’anni, aveva rappresentato l’optimum ma che negli ultimi decenni ha sofferto, e in misura crescente, di rilevanti spazi di “non attuazione”, o di attuazione monca per alcuni dei suoi valori più qualificanti. Si tratta non di rado di inadempienze a norme costituzionali esplicite, giuridicamente vincolanti, o a impegni politici che riguardano diritti e doveri sanciti dalla nostra Legge Fondamentale; così come dalle norme della Carta dei Diritti Fondamentali che è diventata giuridicamente vincolante nel 2009, integrando in modo molto significativo il Disposto della nostra Costituzione.
Renzo Sicco: Quali sono le ragioni che portarono una personalità come Marco Pannella, che lei ha conosciuto molto bene e con il quale ha vissuto molte battaglia per i diritti, ad affermare che “l’Italia è uno stato di diritto incompiuto”?
Giulio Terzi: Diversi, e ne elenco alcuni: da noi non di rado prevale la Ragion di Stato anzichè lo Stato di Diritto; la definizione della personalità giuridica e delle responsabilità dei partiti politici anche di natura economia, che la Costituzione rimandava alla Legge ordinaria, non è mai avvenuta lasciando così irrisolto per settant’anni la questione cruciale di una credibile regolamentazione di un sistema di finanziamento della politica, ben diversamente da quanto è avvenuto nella Costituzione tedesca e di altri Paesi europei;
– il Titolo V della Costituzione sul decentramento regionale e amministrativo è rimasto prima inattuato per lunghi decenni e poi realizzato, secondo giudizi diffusi nella società italiana, in modo assai insoddisfacente sotto il profilo funzionale e oneroso per la spesa pubblica;
– la Giustizia viene negata, come provano le condanne dell’Italia per l’abnorme durata dei processi, in aperto contrasto con il dettato costituzionale e alla condizione nelle carceri. Tra i fattori che influiscono sull’erosione della democrazia liberale non ve ne è probabilmente nessuno più sensibile di quello della Giustizia. Sono non pochi gli ambiti del nostro Sistema di Giustizia ad essere stati oggetto, per decenni, di interlocuzioni spesso tormentate e sofferte con le principali Istituzioni Europee, in particolare il Consiglio d’Europa, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Per questi due motivi, il primo quello della rilevanza transnazionale e globale della “questione Giustizia” nell’attuazione dello Stato di Diritto e nell’auspicato rilancio della democrazia liberale, e il secondo quello della credibilità dell’Italia nel rispettare gli impegni presi in un campo di estrema importanza per il futuro dell’Unione, le riforme necessarie da apportare alla giustizia penale e a quella civile costituiscono un’inderogabile esigenza.
– la mancata ratifica della Convenzione contro la tortura nega il rispetto dei diritti umani e i nostri impegni internazionali;
– la libertà di stampa è nominale e non sostanziale. Reporters senza Frontiere classifica l’Italia al 52° posto nel mondo per libertà di informazione: pesantemente ultima tra i maggiori Paesi Europei; trenta posizioni dopo Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, per non parlare dei partners nordici; praticamente allo stesso livello della Polonia . Particolarmente grave è l’aspetto della ”autocensura”: un’informazione pubblica e privata controllata dal governo e da gruppi imprenditoriali non favorisce il giornalismo investigativo, di opinione ,o critico verso le rispettive governance proprietarie;
– la criminalità organizzata sottrae interi settori e territori alla sovranità del popolo italiano e all’autorità dello Stato.
Renzo Sicco: Uno dei Padri della Patria sosteneva che “nella Costituzione bisogna mettere del combustibile, per tenerla viva”…
Giulio Terzi: La Costituzione è la cornice essenziale anche se storicamente non indispensabile affinché esista lo Stato di Diritto. La Costituzione è un organismo vitale. Molto efficace, nel libro di Renzo Sicco e di Fabio Arrivas, la citazione di Piero Calamandrei fatta da Livio Pepino: “La costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità…” Mentre Fabio Arrivas tocca un punto altissimo e centrale quando scrive:” Inizio dalla fine, con un ossimoro. La voce fuori campo del Padre che chiude la Pièce teatrale, cita una frase – probabilmente la più famosa al grande pubblico, ma anche la più fondamentale a mio avviso del pensiero di Kant: – “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. Conoscere la Costituzione e approfondire la vita di questa realtà vivente che deve guidare la società del nostro Paese significa anche impegnarci a sostenere in Europa e nel mondo – nell’era post-globale – lo Stato di Diritto, le libertà fondamentali della persona umana, una sovranità rafforzata, e non indebolita, dalla nostra appartenenza all’Unione Europea.
Renzo Sicco: Quale Europa?
Giulio Terzi: L’elemento centrale per definire una nuova Unione Europea che corrisponda al nostro interesse nazionale risiede nella Carta dei Diritti Fondamentali. Essa ha fatto dell’Europa la regione del mondo dove più elevato è il riconoscimento di libertà e diritti. Nel Preambolo si afferma che il godimento dei diritti in essa contenuti “fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle generazioni future”. Un tema, questo esplicitamente richiamato in una Comunicazione della Commissione del 19 ottobre 2010, dove si afferma che “l’azione dell’Unione in materia di diritti fondamentali si estende al di là delle politiche interne”, poiché la Carta si applica anche alla sua “azione esterna”. “Responsabilità”, “doveri”, “azione” della Commissione vengono così sottratti al vincolo dello spazio, visto che si fa esplicito riferimento agli “altri” (dunque a soggetti diversi da quelli compresi nello spazio dell’Unione), alla comunità umana” nel suo insieme, alla rilevanza “esterna” della sua azione; e pure al vincolo del tempo essendo la responsabilità rivolta anche alle “generazioni future”.
E’ una logica che si manifesta la consapevolezza di una profonda indivisibilità dei diritti. Non si tratta – e qui sta l’attualità “post-globale” della Carta dei Diritti fondamentali – di accettare supinamente la “globalizzazione”, si tratta piuttosto di essere consapevoli delle prospettive che offrono gli scenari “post-globali”. E, al tempo stesso la dimensione dei diritti deve adeguarsi a quella “cancellazione” di tempo e di spazio che caratterizzano la rivoluzione informatica e il cyberspazio. Il processo di elaborazione della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea era stato avviato al Consiglio Europeo di Colonia, nel giugno del 1999, con una decisione impegnativa: “La tutela dei diritti fondamentali costituisce un principio fondatore dell’Unione Europea e il presupposto indispensabile della sua legittimità. L’obbligo dell’Unione di rispettare i diritti fondamentali è confermato e definito dalla Corte di Giustizia Europea nella sua giurisprudenza. Allo stato attuale dello sviluppo dell’Unione, è necessario elaborare una Carta di tali diritti al fine di sancirne in modo visibile l’importanza capitale e la portata per i cittadini dell’Unione”. Veniva in tal modo esplicitamente sottolineata l’inadeguatezza del quadro istituzionale fino ad allora costruito, ricorrendo a una parola impegnativa come “legittimità”. Non più soltanto un “deficit di democrazia” insidiava l’Unione, come fino ad allora si era detto, ma un ben più radicale deficit di legittimità. Come ha osservato un grande costituzionalista recentemente scomparso, Stefano Rodotà, torna alla memoria l’art. 16 della Dichiarazione americana dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789: “La società nella quale non è assicurata la garanzia dei diritti, e non è stabilita la separazione dei poteri non ha Costituzione”. Il principio che non può essere trascurato. Il mercato, le libertà economiche, la moneta unica, non erano stati ritenuti sufficienti, vent’anni fa ad attribuire legittimità a una costruzione difficile, e sempre a rischio, quale è quella europea. Il passaggio dell’”Europa dei mercati” all’”Europa dei diritti” – ancora in buona misura non compiuto – diviene così ineludibile e condizione necessaria nella fase della post-globalizzazione perché l’Unione possa raggiungere una piena legittimazione democratica.
Renzo Sicco: Mondo del digitale, pirati informatici, manipolazione dei risultati elettorali, spinte nazionaliste: queste nuove sfide del XXI secolo possono mettere alla prova la tenuta democratica dello Stato di diritto?
Giulio Terzi: Purtroppo sì, e cito qualche fatto:
- I Rapporti 2018 di Freedom House su Libertà di Internet e su andamento della Democrazia nel mondo tracciano un quadro inquietante sul ruolo che stanno sempre più avendo le nuove tecnologie nell’erosione delle libertà e dei diritti fondamentali, e dei fenomeni antidemocratici e autoritari, con le relative cause, acceleratisi nell’ultimo decennio.
- Fake news, controllo intrusivo dei Dati, interventi totalitari sul web sono le pratiche dei Governi totalitari in tutto il mondo per serrare i controlli sui propri cittadini, per sopprimere il dissenso, erodere la fiducia in Internet, e i fondamenti stessi della democrazia. Nello stesso tempo il Governo cinese ostenta la sua disponibilità a fornire a Governi autoritari amici di Pechino tecnologie e corsi di formazione che consentono di controllare i cittadini.
- Le democrazie devono combattere nell’era digitale per affermare i propri principi, mentre la Cina esporta il suo modello di censura e sorveglianza per controllare l’informazione dentro e fuori i suoi confini. Nel 2018 la libertà su Internet è stata in declino per l’ottavo anno consecutivo. Il declino ha dimostrato ancor più che Internet può distruggere le democrazie almeno quanto può destabilizzare le dittature. Propaganda online e disinformazione hanno in misura crescente avvelenato la sfera digitale.
- La sfrenata raccolta di dati personali ha devastato la tradizionale nozione di privacy.
- La tendenza negativa per la Democrazia riassume così: i casi di declino superano quelli di miglioramento per 65 a 26. Quasi la metà dei peggioramenti riguarda i processi elettorali.
- La Cina è Paese Leader nel trascinare l’autoritarismo mondiale sul web. Funzionari cinesi hanno tenuto seminari e sessioni di training per l’informazione nei nuovi media in più della metà -36 su 65- dei paesi esaminati dal Rapporto 2018.La libertà su Internet è peggiorata anche negli USA. Quanto alle Fake news, sono almeno 17 i Governi che hanno adottato o proposto norme per limitare restrizioni ai media-online che si erano impegnati a contrastare Fake news e manipolazioni. Molti Governi esigono di controllare i dati personali: 18 paesi hanno accresciuto la sorveglianza, eliminato controlli indipendenti, indebolito la crittografia per assicurarsi un accesso incontrastato ai Dati.
- Diritti politici e libertà civili nel mondo sono al punto più basso dell’ultimo decennio. E’ proseguita la tendenza a incoraggiare le autocrazie a intimidire le democrazie. Gli USA hanno rinunciato a essere il Paese Leader nella battaglia globale per le libertà umane.
- La democrazia è in crisi. I valori che incarna- specialmente il diritto di scegliere i leaders attraverso elezioni libere e eque, libertà di stampa, Stato di Diritto- sono sotto attacco e arretrano. Alla fine della Guerra Fredda era sembrata vinta la battaglia contro i totalitarismi. Oggi è la Democrazia a trovarsi in quella situazione. Per il dodicesimo anno consecutivo il Rapporto “Freedom in the World” segnala un numero più elevato di Paesi che hanno sofferto arretramenti, rispetto a quelli che presentano miglioramenti. Stati che un decennio fa sembravano costituire storie di successo- come la Turchia – stanno scivolando verso l’autoritarismo. Il regime militare a Myanmar, che aveva mostrato limitate aperture dal 2010, si è reso responsabile della “pulizia etnica” contro i Rohingya nel 2017. Nel frattempo le più potenti democrazie del mondo sembrano bloccate da problemi interni, disparità economiche e sociali, frammentazione, faziosità politiche, terrorismo, immigrazione.
- Le autocrazie leader, Cina e Russia, ne hanno profittato non soltanto per accrescere la repressione interna, ma anche per esportare la loro negativa influenza ad altri paesi, che in misura crescente condividono il loro disprezzo per la democrazia. Il Presidente cinese ha proclamato che la Cina sta “tracciando il nuovo cammino” che i Paesi in via di sviluppo devono seguire. Un cammino dove la Giustizia è diretta dal Partito Comunista Cinese, dall’intolleranza e punizione di qualsiasi dissidenza e la democrazia di elezione preconfezionate.
Renzo Sicco: Un quadro abbastanza fosco… La nostra Costituzione può rivelarsi uno “scudo” efficace per tentare di contrastare queste spinte anti-democratiche?
Giulio Terzi: Non si tratta solo dell’arretramento delle libertà fondamentali, ma anche dei gravi rischi che ne derivano per l’economia e la sicurezza. In un quadro di libertà diffuse, il mondo è più sicuro. Quando aumentano i regimi autocratici e repressivi, Trattati e Alleanze si sgretolano, intere regioni divengono instabili, oggi gli estremismi più violenti hanno campo libero. Per tutti questi motivi gli spunti così attuali che ci offrono gli Undici Colori per “strofinare” la lampada di Aladino devono servire a far maturare nei nostri giovani una loro precisa coscienza politica e consapevolezza identitaria sulla società nella quale vivono e sul mondo al quale appartengono.