regia: Gianluigi Gherzi
elaborazione drammaturgica: Gianluigi Gherzi e Loredana Perissinotto
musiche: Rudi Trudi, George Winston, Tom Waits, The Doors, Zap Mama, 99 Posse
con: Cristiana Voglino, Angelo Scarafiotti, Roberta Fornier
E ora, caro giornalino mio, ti chiudo e mi accingo a separarmi da te per qualche giorno, ma son contento perché tu mi aiuti a compiere una buona azione e a far rifulgere la verità contro tutte queste invenzioni, come le chiama il mio amico Gianni Balestra!…
Così un monello “inconfondibile” – Gian Burrasca – concludeva il suo diario, era il 1908 e si chiudevano le avventure inventate dal “giornalista” Bertelli, in arte Vamba, che avrebbero conquistato milioni di piccoli lettori. Oggi IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA è stato inserito tra i 10 libri ritenuti, a ragione, fondamentali del periodo post unitario italiano e Assemblea Teatro, che da quasi vent’anni porta Giannino Stoppani nelle scuole e nei teatri italiani, lo presenta al pubblico della Domenicamattinateatro.
Chi, anche tra i giovanissimi, non ha mai sentito parlare di Rita Pavone e della sua interpretazione nelle vesti di Giannino Stoppani, il pirotecnico protagonista de “Il Giornalino di Gian Burrasca”, attribuito al giornalista Luigi Bertelli, in arte Vamba? L’enfat terrible è ormai parte della memoria letteraria, grazie allo sceneggiato firmato da Lina Werthmüller, nonché alla verve comica e alla simpatia di Rita Pavone. Pur se ambientato nell’Italia umbertina, il testo resta attuale perché ancora contemporaneo e oggetto di inesaurita riflessione continua ad essere l’argomento che tutto lo percorre: lo scarto generazionale, con le conseguenti incomprensioni tra adulti e “meno adulti”.
In questi tempi in cui il bullismo è diventato argomento quotidiano di attualità il testo di Vamba ne percorre sintomi e motivazioni trovando anche nell’amicizia, nella comunicazione e nella costruzione di solidarietà gli antidoti e gli elementi affettivi di maturazione e crescita.
Proprio da queste tematiche prende avvio il lavoro di Assemblea Teatro che, scartando la facile via delle verità preconfezionate, si propone quale incipit di un percorso costantemente aperto, di un discorso che analizza le differenze senza operare mitizzazioni di sorta.
Tra baruffe e comici equivoci, gli attori restituiscono al palcoscenico – proponendone una polifonica interpretazione volta a mantenere in risalto le caratteristiche teatrali – l’opera letteraria, la singola voce narrante del diario. Questo, nella speranzache tra una risata e l’altra, Gian Burrasca, ragazzino non ancora “temprato” dall’ordine adulto, apre una possibilità al fecondo tarlo del dubbio, dell’interrogarsi, magari, riscoprendo ciò che ancora in noi alberga di infantile, di poco “addomesticato”.