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E’ morto Rodolfo Maltese del Banco del Mutuo Soccorso.

05 ottobre, 2015 - 17:23

E’ morto Rodolfo Maltese del Banco del Mutuo Soccorso.
L’ultima volta l’ho incontrato stravolto, poco più di un anno fa, incredulo come tutti noi per la morte di Francesco.
Cancello quel pensiero perché lo voglio ricordare sorridente, lui che era il più serio tra i musicisti del Banco, quello sempre a puntino e mai sbragato come gli altri perennemente “borgatari”.
Un signore, sempre, Rodolfo, e le sue dita tessevano arpeggi e svisi implacabili alla chitarra.
Per Assemblea Teatro ripescò la tromba per un assolo formidabile che tagliava l’aria e i cuori in sala, nel finale di “Ultimi giorni in cielo”.
Poi proprio con Francesco costruì per noi lo spettacolo sui Beatles riarrangiando meticolosamente, per due chitarre e voce, i brani di Lennon McCartney e si infilò dentro la miniera di Prali dopo che erano cadute le Torri Gemelle quando i giovani del mondo intero s’erano riuniti nelle piazze cantando “Imagine”.
Fondò gli Indaco e partecipò all’avvio dei Tetês de Bois che, proprio mentre lui se ne va, vincono il Premio Tenco.
Fu lui a farceli conoscere nel 1995 quando per primi li ospitammo a Torino ad esibirsi in un concerto al Lingotto, dove iniziavano appena i lavori di ristrutturazione dell’immensa ex fabbrica.
Era felice con quei giovani e nuovi compagni di musica, come lo era sempre sui tanti palchi calcati con i compagni del “Banco”.
Così mi piace ricordarlo, prima di tutto musicista, sempre.

Renzo Sicco

RodolfoMaltese

One Response to : E’ morto Rodolfo Maltese del Banco del Mutuo Soccorso.

  1. Cristiana Voglino says:

    Il suonatore Jones fu il primo brano che cantai accompagnata all chitarra da Rodolfo: mi sembrava un sogno: ero agitata come una scolaretta, ma lui mi seppe trasportare nell’anima della musica con una naturalezza unica al mondo. Capii subito che i veri professionisti, i grandi della musica, hanno un profondo rispetto per chi è alle prime esperienze di palco. Era il lontano 1990 ed eravamo a Villafaraldi: dietro le quinte, Francesco Di Giacomo mi disse: “tu cerca sempre la vibrazione dentro di te”. Il giorno dopo andammo al mare: io e Rudy eravamo due pesci (lui anche di segno zodiacale) e Francesco si infilò subito più di dieci spine di riccio nel piede: passammo tutto il pomeriggio a togliere imprecando per averci rovinato la gara a nuoto. Poi vennero gli spettacoli col Banco: chi di noi di Assemblea Teatro non era sui trampoli, stava sospeso a 7 metri di altezza in una rete. Ricordo che l’ultima replica la facemmo a Marino: io ero incinta, al quarto mese e, mentre Francesco borbottava che Renzo Sicco era un genio della messa in scena ma anche un criminale con le attrici gravide, Rudy si preoccupava della mia salte: e lui è sempre stato un genitore molto presente per i suoi figli.
    Poi venne lo spettacolo di Imagine in miniera, poi venne il 2000 e fu il momento di “Ciao 2000” al Teatro Mongiovino a Roma: Rudy si offrì di suonare in scena con noi per tutti quanti i giorni delle repliche, così : «Perché me fa piacere. Per Assemblea se fa questo e altro».
    E poi vennero le cene a casa mia con mia figlia piccola a cui insegnava a imbracciare la chitarra… e poi venne la sua malattia: la stessa di mia figlia. E allora vennero le telefonate dove mi chiedeva se anche lei avesse avuto gli stessi sintomi… e poi venne l’aggravarsi della malattia e le telefonate erano per lui una verifica se per telefono mi fosse difficile capirlo mentre parlava. E poi venne la mia visita a lui e Ines a Roma: quella splendida donna aveva nel profondo degli occhi la sofferenza che io conoscevo bene e la stessa grinta che noi donne della Resistenza cerchiamo di avere per i nostri mariti (e Ines si mise a realizzare con il fil di ferro e le pietre un paio di orecchini per mia figlia) . E poi venne l’ultima telefonata di Rudy in cui gli promettevo che sarei tornata a trovarlo.
    «Prepara la chitarra, Rudy. Quando vengo da te, ripartiamo dal suonatore Jones!». –
    (con tutto il mio affetto, Cristiana).

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