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Dal 1977 ogni giovedì pomeriggio

01 maggio, 2015 - 11:07

Dal 1977 ogni giovedì pomeriggio, le Madri dei desaparecidos vanno in Placa de Mayo, di fronte alla Casa Rosada, il Palazzo Presidenziale di Buenos Aires.
Portano in testa fazzoletti bianchi coi nomi dei figli scritti in filo azzurro.
Marciano attorno al monumento in silenzio fino a quando qualcuno grida “trentamila compagni detenuti-scomparsi” e allora all’unisono rispondono “presenti!”

Una di queste donne è Taty: Miy Uranga.
Mi racconta che è stata cresciuta ed educata in una famiglia militare, dove il padre era ufficiale di cavalleria.
Già insegnante elementare, si sposò con un civile proveniente anche lui da una famiglia militare.
Ebbe tre figli Jorge, Alejandro e Maria Fabiana, e visse col marito fino al divorzio.

Nel 1974 con la morte del Presidente Juan Domingo Peron, è la moglie Isabelita, allora Vice-Presidente, ad assumere il comando nel Paese.
In quel momento viene formalizzata la Triple A – Alleanza Anticomunista Argentina, un gruppo paramilitare sostenuto dallo Stato, veri squadroni della morte con il compito di assassinare i militanti di sinistra.
Il 17 giugno 1975 Alejandro Almeida, che aveva allora 20 anni ed era studente al primo anno di medicina, fu sequestrato da questa formazione e fino ad oggi è rimasto nella lista dei 30 mila desaparecidos argentini.

Taty non era a conoscenza della militanza di Alejandro nell’ERP (Esercito Rivoluzionario del Popolo), la guerriglia marxista-guevarista capitanata da Mario Roberto Santucho , scomparso nel 1976.
Disperata per quanto accaduto si rivolse a militari amici di famiglia, ma tutte le risposte ricevute furono negative.
Nel 1976 a fine marzo si compie il Golpe Militare che impone la giunta di Jorge Rafael Videla. Con diversi amici giunti al potere, Taty rafforza le sue speranze di trovare il figlio.
Impiega anni per riuscire ad abbandonare questa logica militare fino a che nel 1980 visita “Las Madres”.
Lì si trova di fronte al gigantesco pannello con le fotografie delle migliaia di persone scomparse e si rende conto di non essere sola.
Le chiedono soltanto “Chi ti manca ?”, senza altre richieste di fede politica o religiosa.
In seguito ad una scissione del gruppo, nel 1986, continua a militare attivamente nelle “Madres-Linea Fundadora” che considera tutt’oggi la sua seconda famiglia.

Non ha mai saputo nulla del figlio, ed ha appena qualche idea su ciò che gli accadde.
Vive con la speranza che le equipe argentine di antropologia forense, prima della sua morte, riescano a identificare e a consegnarle le ossa del figlio.

Taty é molto orgogliosa dei cambiamenti dell’Argentina nell’ultima decade.
E’ orgogliosa di Nestor Kirchner, il Presidente deceduto, che aveva chiesto perdono per i crimini di stato e fatto in modo che i diritti umani entrassero costantemente nell’agenda politica del paese.
All’inizio del 2005 furono revocate le leggi d’impunità e nel 2006 ebbero inizio i primi processi a militari o civili coinvolti in crimini contro l’umanità.
Taty sottolinea come a differenza dei loro figli  i militari godano attraverso i loro avvocati di tutte le garanzie di legge nel corso dei processi.
Non si tratta di vendetta, al contrario di quella che chi oggi viene processato esercitò sui giovani scomparsi.

E’ cattolica ma non ha incertezza nell’accusare la cupola della chiesa per esser stata complice della dittatura  e segnala come tra i condannati ci sia anche un prete condannato all’ergastolo: Christian Von Wernich.
Spera che Papa Francesco, l’attuale Pontefice argentino, chieda perdono per questa complicità.

Sempre radiosa verso la vita, nonostante tutto quello che ha dovuto attraversare, parla dei nipoti con emozione e racconta che adesso è bisnonna.
Alessandro oggi avrebbe 60 anni.

testo João Pina
dal volume “Condor”

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