Lo spettacolo è il risultato di un percorso iniziato da molti anni sul tema del bullismo e portato avanti soprattutto in ambiente scolastico grazie a due metodologie:
i laboratori di educazione all’ascolto che affrontano il tema del rispetto reciproco
le letture teatrali, con testi, tra gli altri, di autori quali Roald Dahl, Ian MacEwan, Jaqueline Wilson, Susin Nielsen, Hélèn Vignal che offrono stimoli e suggerimenti importanti Nel corso di queste esperienze uno fra i tanti temi emersi è stato quello del cosiddetto bullismo verbale o da
derisione ed emarginazione.
Questa tipologia di comportamenti sopraffattivi verbali viene spesso considerata, a torto, marginale, minore. Eppure è forse la forma di bullismo più diffusa e che troppo spesso lascia, nell’animo dei ragazzi-vittime, ferite profonde quanto quelle causate dalla violenza fisica, dalla discriminazione razziale, dall’estorsione materiale. La storia raccontata prende spunto da esperienze vere rielaborate in chiave drammaturgica. Si produce così un impatto emotivo assai coinvolgente, portando i giovani -spesso refrattari, se non ostili- a parlare di questo argomento. Indice della rimozione praticata è la negazione di richiesta di aiuto e soccorso al mondo adulto. La vicenda inoltre proprio perché nasce da vissuti veri, e vuole rappresentare uno spaccato di realtà, è ambientata in luoghi molto vicini alla quotidianità dei ragazzi: la scuola, innanzitutto, e il campo di calcio.
Uno spettacolo nato dall’incontro con i ragazzi e le loro storie. Parla di bulli prepotenti e meschini ma anche di pupi, quelli che non fanno nulla
per difendere le vittime, lasciando campo libero agli arroganti.
Lo spettacolo
Durante lo spettacolo si dipaneranno le storie di Filippo e Tiziano, due giovani vite che, toccate entrambe dalla crudeltà del bullismo, avranno esiti opposti. Tiziano troverà la forza di affrontare a viso aperto la derisione del gruppo, Filippo, al contrario, rimarrà schiacciato da un gioco stupido e ormai fuori controllo. Filippo è un ragazzo normale, forse solo un po’ goffo. Ha ancora alcuni tratti da bambino: qualsiasi oggetto tocchi lo rompe. I compagni di scuola e i genitori accettano queste sue originalità: in fondo sta crescendo, imparerà col tempo a gestirsi.
Ma un giorno in classe arriva Claudio, il duro, capace di emergere solo umiliando gli altri. E Filippo è una preda disponibile.
È’ facile prenderlo in giro, in fondo che male c’è: Filippo è una frana, lo sanno tutti! La presa in giro non si ferma più, tutta la classe ne è coinvolta, ignara del dolore causato al vecchio amico. Lui non può accettare di chiedere aiuto a nessuno, sarebbe come dimostrare davvero di essere un pivello. L’umiliazione si fa rabbia e Filippo si chiuderà in un muto dolore fatto di isolamento.
Lo spettacolo racconta una vicenda a prima vista piccola, non eclatante, che grazie alla forza comunicativa delle emozioni e della verità dell’atto teatrale emerge in tutta la sua realtà. L’età dell’adolescenza rappresenta un momento di spartiacque importante per la crescita dell’individuo. Conosciamo tutti la confusione che regna in questo momento. Il corpo si modifica, lo sguardo verso gli altri e verso di sé si arricchisce di sensazioni particolari, si tende a fare gruppo e si estromette chiunque possa apparire diverso. In questo impietoso gioco solo chi affronta la sopraffazione, senza chiudersi nel proprio dolore, come farà Tiziano, ne uscirà rinfrancato e irrobustito, pronto a far valere e difendere le proprie peculiarità.
fascia d’età: 11-14 anni