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Arpa di Sera Bel Canto si Spera

17 giugno, 1995 - 17:11
con: Vittorio Valenta e Silvia Testoni
scritto da Arturo Brachetti e Vittorio Valenta
regia: Arturo Brachetti
 

 

47…morto che parla!
Sì, ma 47 sono anche le corde dell’arpa, colorate di giallo, rosso e blu come i fiori di primavera. Solo che nessuno lo sa (tutti invece sanno che i tasti del piano sono banalmente bianchi e neri – che tristezza).
Già…Nessuno conosce l’arpa, come del resto solo pochi conoscono la musica classica. E li si riconosce: di nero vestiti, impettiti, pallidi e smunti. E seri, seriiissimi. Ma per loro la musica – scusate, la Musica – è un piacere o no? E chi lo sa? Tanto si addormentano all’alzarsi del sipario e si svegliano con gli applausi. Guai però a riconoscere che si sono annoiati un pochino o che non hanno capito una parola di quello che i cantanti hanno urlato in scena!
Viene da chiedersi: la Musica classica è veramente così noiosa? La risposta è: NO! Viene presentata in maniera noiosa, che è una cosa diversa. Ci si dimentica che nel ‘700 e nell’800 si andava a teatro per mangiare, giocare a carte, conoscersi (nei palchi, anche in senso biblico) e, all’occorrenza, per ascoltare l’aria di bravura del castrato o della primadonna. Inoltre, andando a scartabellare tra gli spartiti dei grandi del passato, si scopre che erano loro i primi a prendersi gioco dell’arte dei suoni e di se stessi. Chi erano costoro e quali le loro opere? Andate alla voce “Ringraziamenti speciali” e lo scoprirete.
In questo piccolo concerto a due si assiste ad una singolar tenzone tra un Arpista maschio e una Cantante che si combattono a suon (è proprio il caso di dirlo) di battute (musicali e verbali), senza risparmiare niente e nessuno. Il programma musicale, talvolta serio e talvolta ironico, diviene pretesto per un divertissement di/a/da/in/con/su/per/tra/fra 400 anni di musica, musicisti, librettisti e tutta quella gente strampalata che popola i teatri. La Cantante prenderà la parola (ahimè) per raccontarvi la sua vera storia (siete avvisati). L’Arpista, dal canto suo, vi svelerà in segreto la sua Musa ispiratrice, vi narrerà la storia dell’arpa e del perché tartarughe e pecore fuggano al vederla.
In buona sostanza, in Arpa di sera, belcanto si spera il pubblico vedrà due musicisti “scesi dal pero in terra a miracol mostrare” usare in modo un tantino insolito i 12 suoni (tra toni e semitoni, tasti neri e tasti bianchi, corde gialle, rosse e blu) di cui la Natura li ha forniti.
Gli illustri compositori che probabilmente si rivolteranno nelle tombe vanno da Händel a Porter, da Puccini ai Queen.
Vedete, noi italiani, per il fatto che abbiamo inventato il Melodramma, siamo troppo seriosi. Basta andare oltralpe per scoprire che i francesi, i tedeschi e gli inglesi sono più furbi e hanno afferrato il concetto: per loro i verbi suonare e giocare hanno una sola voce, rispettivamente jouer, spielen e to play. Quindi…Jouons de la musique, Spielen wir mit der Musik, Let’s play with music! Insomma: in musica tutti insieme appassionatamente!

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