L.R. Carrino
E’ un romanzo che si legge tutto d’un fiato. Non puoi e non riesci ad interromperlo. E’ la cronaca di una morte annunciata e corre a ritroso nel tempo. Non è dunque lo sviluppo della trama che trattiene ma è la violenza e l’amore che ti prendono alla collottola e agganciano alla pagina con il fiatone.
Alla fine del libro l’autore Carrino ringrazia Giovanni e Salvatore. In un’intervista precisa che “con nomi diversi, son due che conoscevo nel paese del napoletano in cui sono cresciuto. Due ragazzi di Canova che si diceva fossero innamorati e che sono finiti male. Dalla loro immagine in sella al motorino, è nato il romanzo”.
Già altri autori hanno parlato in questi ultimi anni di camorra, Saviano, Di Fiore, Scanni, e ne hanno parlato come di una cosa seria, ma soprattutto si è trattato di un impegno civile, di democrazia, prima ancora di essere letteratura.
Carrino è crudo, volgare, viscerale, sboccato affronta l’omosessualità come ragione di una condanna a morte, ed è un movente che tra quella gente può risultare sensato, ma va oltre e scrive letteratura da una storia atroce. Una storia che narrando la palude del nostro tempo, ti inchioda. Da leggere.
Renzo Sicco