1998: vent’anni esatti sono trascorsi da quando per la prima volta siamo venuti a realizzare uno spettacolo in Uruguay. Si trattava di “Fuochi”, una piéce che raccontava la storia della minoranza valdese riunendo idealmente la comunità religiosa italiana e quella rio platense, installatasi qui dall’Ottocento grazie alle imponenti migrazioni dal nord Italia al sud del mondo. Lo presentammo al Teatro del Notariato, poi negli anni successivi siamo stati al Teatro Stella D’Italia, al Galpon, storico centro della ricerca e dell’avanguardia teatrale, alla Alianza, al Teatro Verdi, e infine, quest’anno, al compiersi di questo ciclo ventennale, nel magnifico Teatro Solis, il più importante dell’Uruguay. Una traiettoria niente male per una piccola tenace compagnia italiana che qui non ha realizzato solo delle semplici tournées, ma ha piantato radici costruendo rapporti con un pubblico fedele e continua a progettare scenari che toccano le più differenti sensibilità: dalla scelta di fede, ai diritti umani, alla musica, alla letteratura e alla lingua, alla storia e adesso anche allo sport. Peñarol è infatti uno spettacolo in cui parliamo di migrazioni così simili alle tante di oggi, simili nel coraggio e nei percorsi di attraversamento a superare lingue e distanze culturali a volte cariche di disgrazie con vascelli non accolti e respinti negli approdi, a volte con l’obbligo del ritorno forzato. Raccontiamo di sport, un tema per noi inusuale, come lo è per tanto teatro, un linguaggio ricco di intelligenza però a volte incapace di accogliere le pulsioni più sanguigne e popolari. Realizzare questo in un tempio del teatro quale il Solis ne sancisce una forte dignità, dà peso ad una scelta di una storia, quella di Assemblea Teatro, spesso trascurata di attenzione in casa ma fortunatamente ascoltata e accolta in molti angoli del mondo.
Il successo ottenuto ieri sera alla “prima”, ci rinfranca e ripaga delle fatiche per l’allestimento in lingua spagnola.
Renzo Sicco