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A CINQUANTA ANNI DAL GOLPE IN CILE
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Mausoleo della Bela Rosin
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Assemblea Teatro
LE ROSE DI ATACAMA
dall’omonimo romanzo di Luis Sepúlveda
tradotto da Ilide Carmignani (Ugo Guanda Editore)
riduzione scenica e regia di Renzo Sicco
con Mattia Mariani, Silvia Nati
musiche eseguite dal vivo da Daniele Li Bassi
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ingresso € 5,00 – € 3,00 ridotto
(iscritti Biblioteche e residenti del quartiere)
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Il suicidio di uno degli otto militari cileni condannati per l’uccisione di Victor Jara il 16 settembre 1973 e la comparsa di un signore americano quarantenne – nato in Cile nei giorni del Golpe e dichiarato morto mentre invece era stato sottratto e poi venduto come bottino di guerra ad una famiglia non biologica – vicenda conclusasi, in queste settimane, con il primo abbraccio incredulo alla sua vera madre, sono due eventi che ben rappresentano come siano trascorsi cinquanta anni dal sanguinoso e truculento Golpe dell’11 settembre cileno che segnò la morte di Allende e di centinaia di militanti politici e semplici cittadini, ma soprattutto ci indicano quanto quella storia, quelle plumbee, tragiche giornate di metà settembre restino una ferita viva e palpitante nel Sud del mondo.
Per queste ragioni Assemblea Teatro vuole ricordare il Golpe cileno riproponendo uno dei suoi spettacoli più amati, “Le rose di Atacama”.
Le rose di Atacama sono uno strano, meraviglioso fenomeno della natura che è possibile osservare intorno alla fine di marzo nel deserto di Atacama, a nord del Cile: in seguito ad una delle rarissime piogge un tappeto di rose di un colore brillante si distende sul deserto dando luogo ad uno scenario straordinario. Il fenomeno dura pochissime ore, finché il torrido sole del deserto dissolve e calcina le rose, che così concludono la loro breve vita.
Le rose di Atacama assurgono dunque a metafora della possibilità di vita, di bellezza, di colore anche laddove le condizioni dell’esistenza sono più dure, più dolorose, più estreme.
Le donne, gli uomini, persino i bambini rappresentati da Luis Sepúlveda sono come tessere di un grande puzzle di idee, di umanità, di una sensibilità spesso distante dalla nostra. Essi esprimono poeticamente alcune delle modalità per essere uomini nel mondo “alla fine del mondo”. Personaggi noti o sconosciuti come il Prof. Galvez o Salvador Allende e la loro integrità morale. Il coraggio e la dignità di uomini e donne comuni, la poesia che risiede talvolta nelle scelte di vita più semplici, la straordinarietà della vita stessa: sono storie, vicende, di amori e di lotte, di uomini e donne che si collocano al di fuori degli schemi, alcuni purtroppo ascritti “all’inventario delle perdite”. Sono storie dense di una palpabile umanità.
In fondo, le rose che spuntano dalla sabbia nell’universo infuocato del deserto di Atacama per appassire dopo poche ore ci ricordano che spesso la vita non è che una stoica forma di resistenza… mentre anche narrare è resistere.
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