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Parliamo di vino, di bottiglie e calici e pertanto può essere davvero appropriato l’esempio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto con cui si può guardare la vita ma anche uno spettacolo.
Per Bruno Gambarotta, estimatore di vini e uomo di spettacolo sempre ironico e gustoso, la scommessa è pienamente riuscita non solo nel melange degli ingredienti che danno gusto al lavoro ma anche sul piano teatrale tanto da scomodare autorevoli esempi di teatro dell’est.
Per Alfonso Cipolla, intelligente critico ma fin dal nome più propenso a distribuire lacrime che gioia, non vale invece nemmeno la pena di entrare nel merito, giacché non c’è più di tanto su cui discutere se non criticare la sponsorizzazione dell’Ente Regione Piemonte che sperpera in tempi di ristrettezze!
Se il bicchiere dalla mano dei saggi passasse allo spettatore pagante che è venuto in teatro in queste serate, cosa accadrebbe? Ve lo chiediamo aprendo il giudizio su questo nostro lavoro giacché si tace sulle molte chiamate di applausi alle quali attori, giocolieri, suonatori e ballerini hanno dovuto rispondere ogni sera, o sul silenzio di chi forse non ha applaudito.
P.S. A onor di cronaca la degustazione avveniva dopo la fine dello spettacolo per cui tutti erano ancora sobri!
Renzo Sicco
In scena una sbronza assai imbarazzante
Il vino è il sangue della nostra mediterraneità, una linfa vitale che è il nerbo stesso della nostra cultura. Ignorarlo è torto profondo alle nostre radici. Assemblea Teatro, sulle pagine che Enrico Remmert e Luca Ragagnin hanno estratto dalla ricca letteratura sull'argomento, ha dedicato al vino il suo ultimo spettacolo, Elogio della sbronza consapevole, firmato da Renzo Sicco e Lino Spadaro. Dal foglio di sala si aprrende che si tratta di una "creazione" che raccoglie intorno a sè Le Fenestrelle, il Grinzane Festival, Club to Club e il Balletto dell'Esperia, più un lungo elenco d'attori, danzatori, musicisti e collaboratori vari.
Il risultato? Quanto di più scombiccherato si possa immaginare: una pseudo-cornice da teatrino borghese, manciate di citazioni spesso inascoltabili, qualche balletto e qualche lampada di wood per dare colore. Il tutto buono per il vino o per l'aceto o per quel che può sembrare più conveniente omaggiare.
Certo, in questi tempi di ristrettezze, non ci fa una gran figura neppure Piemonte dal Vivo (leggi Regione Piemonte) che ha finanziato quest'allestimento, sulla carta generoso di potenzialità, ma all'atto pratico raffazzonato ben oltre l'imbarazzo.
Alfonso Cipolla , LA REPUBBLICA 11 novembre 2006
Appunti sullo spettacolo “Elogio della sbronza consapevole”
Sulla carta sembrava un’impresa impossibile montare uno spettacolo partendo da un’antologia di aforismi sul bere (sia a favore che contro) presi da autori di tutti i tempi e di tutti i paesi, più alcuni inventati dagli autori e sparsi qua e là in perfetto stile situazionista. Renzo Sicco, con l’ausilio dei suoi attori, ballerini, suonatori, mimi, ha vinto la scommessa, partendo dal presupposto che il vino, oramai, più che bevuto, è “parlato”. Le chiacchiere intorno al vino lo avvolgono in una galassia di parole, in parte sensate, in parte aria fritta, in parte semplicemente deliranti.
Lo sappiamo per esperienza. Le bottiglie di vino pregiato sono l’emblema del regalo riciclato: le riceviamo in dono e le mettiamo da parte per la prima occasione che si presenta di fare a nostra volta un regalo. Gli invitati ad una cena portano al padrone di casa bottiglie che non si potranno bere quella sera stessa poiché il trasporto, per quanto sia stato fatto con ogni precauzione, ha agitato il vino. “Sarebbe un vero peccato berlo subito”, dice il padrone di casa, “il vino deve ambientarsi e le bottiglie essere stappate qualche ora prima, per apprezzarlo in tutto il suo bouquet”. Le bottiglie sostano per qualche tempo nella nuova casa per riprendere il loro cammino verso la prossima cena. Dicono che se i torinesi alla stessa ora di un certo giorno versassero nel lavandino tutto il barolo che hanno in cantina le acque del Po diventerebbero rosse.
Dal libro di Ragagnin e Remmert Assemblea Teatro, con la consueta levità ed eleganza, ha allestito una rappresentazione che porta impresso il suo sigillo stilistico, con le suggestioni del teatro di figura, con richiami alla poetica di alcuni grandi teatranti dell’Est europeo (Tadeusz Kantor, Slawomir Mrozek).
In sostanza la “sbronza” spogliata di qualsiasi greve connotazione realistica, è recitata, danzata, raccontata, citata.
Il sipario si apre su un ambiente allestito per una festa di nozze paesana. In scena ci sono solo un cameriere e un suonatore di bottiglie e damigiane. Alla spicciolata arrivano gli invitati e i suonatori. Ci sono tutti, meno gli sposi che arriveranno quando ormai gli altri, stufi di aspettare, se ne saranno andati. E’ l’eterno gioco delle sfasature temporali, degli incontri mancati, degli slittamenti di significato, dei vuoti esistenziali da riempire con danze, simulazioni, parole d’elogio per una bevuta che non avrà luogo. E’ l’eterno girotondo della vita, senza lacrime e sangue.
E’ con questo spirito che va visto e apprezzato “L’elogio della sbronza consapevole”.
Bruno Gambarotta
Lettere dal pubblico:
- Egregio Signor Alfonso Cipolla,
ho trovato imbarazzante la sua recensione uscita l'11
novembre su Repubblica, non lo spettacolo "Elogio di
una sbronza consapevole" .
Non c'è alcuna analisi
critica, alcun riferimento concreto alle citazioni
non scontate
e ben scelte sul vino.
Il pubblico ha apprezzato il
lavoro, il giorno in cui l'ho visto. E' uno spettacolo
lieve, intelllgente e divertente.
Cordialmente, una spettatrice.
Lisa - Mah... Io invece mi chiedo perché si debba sempre assistere all\'unione di attori dignitosi con persone che attori non sono, e che sono appena agli inizi ma appena appena appena e dire immaturi è dire un eufemismo, e si vede, e si sente. Boh. Peccato, perché poi le idee sono belle, ma davvero a volte bisogna tapparsi le orecchie e gli occhi.
Carlo
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