Lettera ad un amico: Renzo Sicco
E’ facilissimo voler bene a Renzo, ma ancor più facile ammirarlo.
La sua è un’amicizia benefica, fruttuosa, e questo Torino lo sa. E’ assai difficile incontrare una persona così splendida, solare, che “fa”. Scrittore, regista e organizzatore impeccabile, raggiunge, con disarmante facilità, livelli di perfezione assoluti.
L’arma di Renzo è il sorriso e la sua immensa simpatia, ma dietro a queste sue doti naturali c’è la capacità di osservare e creare che fanno di lui uno dei più grandi personaggi culturali italiani anzi… mondiali.
Se è facile trovarlo in via Cernaia, è altrettanto facile incontrarlo in qualunque altra parte del mondo, con il suo teatro che racconta le vicende di questa nostra terra martoriata da ingiustizie sociali. Il mondo, per Renzo, è come via Cernaia.
La sua ultima opera letteraria, “Sotto i cieli del mondo”, ne è la testimonianza. Avessi io la fortuna di solcare come lui, senza timore, oceani e cieli. Io ho paura di tutto ciò che è ignoto mentre lui, dall’Africa all’America, è alla continua ricerca dell’uomo, delle sue tradizioni, dei suoi mali più oscuri, dimenticati o resi inaccessibili da altri uomini che non esitano ad usare quotidianamente, con sfacciata indifferenza, la violenza e la repressione.
Il suo libro l’ho letto d’un fiato e al termine mi sono ritrovato tra le mani un vero tesoro, tanto è prezioso l’insegnamento che contiene e che mi ha permesso di conoscere più a fondo questo mio caro amico.
In alcuni passi ho scoperto un Renzo diverso, a volte oppresso da una solitudine appositamente cercata per potersi confrontare con sé stesso e trovare, dentro al proprio essere, nuovi limiti, sempre più profondi, sconosciuti. Ho incontrato la sua anima inquieta che percepisce il tempo scorrere più velocemente dei suoi desideri i quali, per questo, non riescono ad essere soddisfatti, realizzati. Ciò evidenzia il conflitto che, senza sosta, lo porta a creare, pianificare, descrivere e rappresentare la vita. I suoi personaggi sono talmente perfetti e reali, che lo spettatore non si accorge di assistere ad uno spettacolo, ma gli sembra di partecipare attivamente, e realmente, alla rappresentazione. Ma, dalla sua rabbia, ogni volta rinasce un uomo diverso, più consapevole del proprio valore, del proprio talento, dei propri limiti, della propria voglia di vivere sempre più intensamente il presente in funzione del futuro.
Incontrando ed ascoltando uomini di culture diverse, scopre di parlare con sé stesso perché, in fondo, in ogni individuo, che sia bianco, nero o giallo, le aspirazioni sono le stesse, così come le esternazioni della gioia e del dolore.
Descrive, anzi, dipinge i paesaggi del mondo come uno dei più grandi impressionisti (Monet, Dégas, Renoir, Pissaro, Sisley) come nel breve racconto “Un mattino d’inverno un viaggiatore”. A volte a tinte forti (I peggiori bar), altre volte con i colori tenui e riposanti degli acquarelli (Nevicate ad Ankara).
Mi onoro, unitamente ad Alessandro Bergonzoni, Laura Pariani, Massimo Carlotto, Erri De Luca, della sua preziosa amicizia.
Raul Rossetti
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