A fine maggio è morta Franca Rame. Tanti sono stati i ricordi e come sempre quando si muore si è bravi. Io che vivo da quarant’anni facendo teatro non ho conosciuto Franca sulla scena. Ho conosciuto Dario Fo, con cui per un pugno di giorni ho anche collaborato, ma ai tempi di Mistero Buffo quando lui viaggiava solo. L’ho vista invece in diversi suoi spettacoli, mai lavorando con lei. Ma l’avevo già conosciuta in tutt’altro contesto.
Franca Rame è stata un’attrice ma è stata una “combattente” di molte battaglie e tra queste di una rivolta ai più marginali, ovverosia ai carcerati. “Soccorso Rosso” era l’organizzazione che lei rappresentava e che si occupava di fornire aiuto, sostegno, attenzione ai molti “combattenti” come lei che per le lotte più diverse finivano nelle carceri d’Italia. Poi conoscendo sempre più l’universo carcerario “Soccorso Rosso” ampliò il suo campo d’azione capendo le necessità di tanti ultimi che senza soccorso erano destinati ad affondare e soccombere. Erano gli anni ‘70 ed io ero un giovane volontario presso il carcere minorile di Torino Ferrante Aporti, dove prima Don Ciotti e il Gruppo Abele, poi altri giovani studenti come me, avevano deciso di dedicare parte del proprio tempo libero al fianco di chi doveva ritrovare un senso al proprio tempo. Franca Rame e il “Soccorso Rosso” sono stati un faro e una sponda necessaria per diverse stagioni per chi compiva quella scelta che incontrava la disattenzione e l’assenza di tutti, “rossi” inclusi. Il mondo carcerario, allora come oggi, era l’Istituzione totale più distante e distaccata dai processi tumultuosi di quegli anni. Così mi piace ricordarla, come una donna di coraggio che, nata nel ceto borghese, è stata capace di saper offrire speranza e presenza tra gli ultimi. grazie Franca.
Renzo Sicco
Direttore artistico di Assemblea Teatro