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FESTIVAL CRUZANDO FRONTERAS

13 marzo, 2013 - 15:56

Domenica 17 maggio La Stampa ha pubblicato nell’edizione Nazionale un bell’articolo di Gianpaolo Ormezzano su Mahahual, un reportage che ben descrive profumi e sapori di una scelta di vita di alcuni connazionali decisi a costruire il loro mondo migliore, oltre chilometri di foreste di mangrovie, su di una striscia di sabbia di fronte a un mare turchese protetto dai coralli. Ve ne abbiamo iniziato a parlare dal gennaio scorso e quest’articolo completa il nostro viaggio 2013 in terra messicana.

Mahahual si affaccia sul Caribe messicano, terra di spiagge bianche e mare turchese fino alla barriera corallina, poi blu cobalto.
Collocata nell’estremità sudorientale dello Yucatan si trova nello stato del Quintana Roo, quasi al confine col Belize.
Un’ultima frontiera stretta tra la barriera corallina e la selva di mangrovie, parco naturale protetto. E’ per questa ragione difesa anche in futuro da eccessive speculazioni in quanto si può espandere solo in lunghezza, conservando obbligatoriamente quelle caratteristiche da paradiso naturale di cui sono rimasti sorpresi gli stessi ospiti messicani del Festival Cruzando Fronteras.
Fino a poco tempo fa era un villaggio di pescatori, da qualche anno è un molo di approdo per i turisti delle navi da crociera provenienti da Miami.
A centinaia sbarcano per alcune ore e si muovono sul lungomare allineati sulle biciclette che vengono loro fornite quasi avessero paura di infettarsi toccando il suolo con i piedi. Disertano le splendide spiagge per tuffarsi nella piscina di un locale “tutto per 45 dollari “dove si ingozzano di birra e musica stordente, come in un qualsiasi locale del Texas, mentre l’immensa barca bianca, come un grattacielo nel deserto, sosta all’orizzonte in attesa del loro rientro a bordo. Passate alcune ore, come un’invasione di cavallette, scompaiono e Mahahual torna al suo ritmo normale fatto di piccoli caffè e ristoranti dai camerieri cortesi e sorridenti e per nulla invasivi.
Ha uno spirito indomito che l’ha fatta più volte risorgere dai devastanti uragani, l’ultimo nel 2007, ma ha anche un’anima sensibile che ne ha fatto un avamposto della lotta per la difesa dell’ambiente. Per via delle correnti oceaniche infatti tonnellate di plastica galleggiante confluiscono qui da nord e sud del mondo minacciando l’integrità dei meravigliosi ma fragili coralli. Così ogni anno si raccolgono centinaia di sacchi pieni di bottiglie e lattine destinandoli al riciclaggio.
A Mahahual si è insediata una piccola ma attiva comunità italiana e puoi trovarci un giovane cuoco comasco cresciuto nel mito di Gigi Meroni, come Luciano imprenditore alberghiero, e non solo, motore del Festival. Li unisce il rispetto per l’ambiente, l’estetica e il gusto del luogo, promuovono e partecipano attivamente alle iniziative che a ritmo continuo portano qui centinaia di persone sia da altre zone del Messico che dell’estero.
Per queste attività, dal Festival alle giornate di “pulizia delle spiagge”, Mahaual non va lasciata sola.

 

Proprio in questo spirito la prima edizione di Cruzando Fronteras ha fatto incontrare scrittori, artisti, registi, musicisti dei due paesi con l’invito a superare barriere burocratiche e frontiere nazionali.
“Non abbiamo frontiere pur vivendo sull’ultima frontiera nel sud del Messico. Rifiutiamo l’idea stessa di limite o confine perché amiamo, varcarli superarli e mescolarli.”
Una miscela di italiani e messicani capaci ancora di sognare e pronti a sfidare tutto pur di realizzare un’incontro aperto ad ogni ambito culturale.
Ci sono riusciti. Il Festival è stato attraversato da laboratori, corsi, mostre, dibattiti e poi bel teatro, danza, musica, film, fotografia e molto altro.
Hanno partecipato personaggi famosi a livello internazionale ma accanto a loro artigiani dell’intelletto, e non solo, magari meno noti ma capaci ugualmente di lasciare “il segno”.
Dice Lucano Consoli, visibilmente affaticato ma felice alla chiusura “siamo piccoli ma caparbi e Mahahual ci ha abituati a camminare e navigare controvento”.
Infatti qui, dove si trovano le origini della civiltà Maya, e la lingua Maya è tuttora parlata e scritta, convivono anziani maya e messicani venuti da diverse zone del paese, ma pure italiani, inglesi, spagnoli, olandesi, francesi, statunitensi, tedeschi, libanesi, uniti da una sorta di “spirito pionieristico” nella ricerca di una forte qualità della vita.
“La nostra fuga è un segno di ribellione, di vitalità, la ricerca di un mondo nuovo! Molti ci invidiano perché abbiamo tutto: il mare, il sole, la natura, una vita tranquilla senza orologio. Ci mancava la cultura e il Festival è stata una prima occasione per colmare il vuoto e fare di Mahahual un nuovo laboratorio di idee, proposte, modelli per dimostrare che cambiare si può!”

Renzo Sicco
febbraio 2013

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