Da mesi si fa un gran parlare di “ricambio generazionale, di giovani che non lavorano e dei “vecchi” ancorati ai loro posti, una indubbia necessità di innovare ma pare che l’Italia non ci riesca. A volte sembra debba avvenire tutto d’un colpo, ma poi poco o nulla accade.
Altre volte, però, qualcosa si muove ed è bello verificare che quando accade porta con sè un’energia positiva contagiosa e stimolante. Per Assemblea Teatro, questo qualcosa di chiama JACK FRUSCIANTE E’ USCITO DAL GRUPPO, molto più di uno spettacolo.
Un percorso silenzioso ma importante che vede protagonista Andrea Castellini. Andrea è entrato in compagnia col Progetto Interferenze, nel 2006, l’anno delle Olimpiadi. Un giovane di vent’anni – vispo, divertente, attento, con una gran voglia di raccontare e raccontarsi, di vivere e diventare capace di superare la sua timidezza davanti ai riflettori. Spettacoli, letture, molte prove, lavoro di squadra, un’esperienza a tutto tondo, da attore a fonico a tecnico. NATO PER VOLARE è il suo primo spettacolo che lo vede volare dall’Africa al Sud America. Al ritorno eccolo impegnato nella nuova edizione de LA GABBIANELLA E IL GATTO di Luis Sepúlveda, poi ne LA COSTITUZIONE IN 10 COLORI che lo porta, nei tre primi anni di rappresentazione, di fronte ad oltre 40.000 spettatori in 200 repliche. Collabora anche in spettacoli con attori della compagnia di maggiore esperienza e va in scena con loro, in DON PATAGONIA, GUERRA E PACE, ed il recente IL VIZIO ASSURDO.
Poi si realizza un sogno covato e preparato da almeno due anni!
Assemblea Teatro allestisce JACK FRUSCIANTE E’ USCITO DAL GRUPPO, dal libro di Enrico Brizzi, e ad Andrea il compito di essere per un’ora e mezza il protagonista.
Il critico teatrale de LA STAMPA Osvaldo Guerrieri vedendo lo spettacolo ha scritto… «JACK FRUSCIANTE MUSCOLOSO E STRUGGENTE! Ciascun interprete trasforma la prosa in musica e la musica in prosa. Vi par poco?»
Andrea Castellini ha compiuto un percorso di studio, apprendimento, tra errori e successi, ma soprattutto nel ricco confronto con pubblici di paesi diversi. Oggi tra gli attori di Assemblea Teatro, benché giovanissimo, è maturo per “tenere” il palco da protagonista.
La sua avventura si affianca all’inserimento di altri cinque giovani che con lui stanno crescendo e che ogni sera affinano nel lavoro sulla scena un bagaglio che prima o poi li trasformerà in ottimi professionisti di nuova generazione.
Questo non è l’unico modo per affrontare il ricambio negli anni che viviamo, ma offre spazio per l’avventura del futuro. Andrea e i suoi giovani compagni sono una risorsa, uno stimolo quotidiano e rappresentano il futuro che già esiste adesso.
Dalle pagine de SOTTO I CIELI DEL MONDO (Renzo Sicco):
Esperienze su esperienze
L’ho conosciuto ventenne ad uno dei tanti corsi finanziati dalla Comunità Europea per la formazione dei giovani.
“Comunicazione e promozione eventi dello spettacolo” il titolo altisonante del corso a cui Andrea, insieme ad una ventina di altri, si era iscritto e a cui io ero stato invitato in qualità di docente in forza delle mie particolari esperienze di positiva conoscenza nel rapporto tra spettacolo e turismo realizzate presso la Fortezza di Fenestrelle, la Miniera di Prali e ancor prima nella località dell’entroterra ligure di Villa Faraldi.
Quando entri in una classe, molti occhi ti guardano, attenti o apparentemente distratti, ti sezionano e in pochi minuti hanno definito un quadro di te che difficilmente sarà modificabile. Tu, invece, hai di fronte una smazzata di persone, caratteri, storie e, anche se il mestiere ti ha affinato il naso, devi rimanere obiettivo senza cadere in facili prime impressioni.
Invece Andrea mi colpì da subito, e non per le fattezze che lo rendono immediatamente simpatico a tutti, che sono la forte tenerezza che riesce a smuovere coi suoi tratti infantili, ma di lui mi colpirono gli straordinari segnali di simpatia, diretta senza sovrastrutture, e ancor di più la fortissima vitalità, quasi un desiderio dirompente di esserci. A questi primi segnali fecero seguito l’attenzione e la disponibilità lungo lo svolgersi del lavoro. Ma queste erano, fortunatamente, doti presenti in molti altri iscritti al corso. Andrea adora i Subsonica, la band che più di tutte incarna il suono della Torino giovane. Musicista di una giovane band lui stesso si era iscritto, contro le reticenze familiari che lo avrebbero preferito alla ricerca di un impiego “serio”, col desiderio di affinare le sue personali capacità tecniche per lavorare nel campo musicale. L’ipotesi più gradita era quella di realizzare lo stage di fine corso presso Hiroshima, uno dei circoli e promoter della musica cittadina più autorevole e qualificato. Poi, lezione dopo lezione, i miei interventi hanno fatto vacillare questa intenzione, svegliando una curiosità verso il teatro.
Ipotesi scatenante le Olimpiadi che si celebravano tra febbraio e marzo del 2006 e la possibilità di poter partecipare a tutta la fase di ideazione, prove, allestimento e repliche dello spettacolo “Interferenze fra la città e gli uomini” che, voluto dalla Città di Torino, metteva assieme una specie di potenziale supergruppo in cui alcuni tra i migliori attori e tecnici del settore della ricerca si univano per realizzare un’idea del giornalista e scrittore Gian Luca Favetto.
Ad Assemblea Teatro il compito di coordinare l’impresa e di trasportare in questa anche alcuni giovani stagisti.
Il giovanissimo Andrea si dimostrò il più carico di volontà e passione, lavorando e partecipando al progetto con una presenza e intensità che andarono ben oltre a quanto richiesto dal corso stesso. L’avventura e il clima olimpico erano sicuramente appassionanti e creavano un terreno fertile all’entusiasmo ma per Andrea quell’esperienza rappresentava anche il poter dar sfogo al sogno, era in qualche modo mettere insieme pezzo a pezzo quello che aveva desiderato e creduto utile per sé. Naturale, dopo quella fase così intensa, la volontà di proseguire. E qui, in genere, si apre il momento difficile del disincanto dovuto alla scarsa assorbenza del mercato quando le porte si chiudono. Non fu così per Andrea.
Da un lato Assemblea Teatro stava cercando nuovi tecnici su cui scommettere, dall’altro anche alcuni altri operatori che avevano partecipato al progetto “Interferenze” si erano accorti della non ordinarietà di questo ragazzo. Così l’intelligente Michele Di Mauro lo ha voluto con sé in occasione della produzione di “Cosmetica del nemico” ispirato da un testo della scrittrice di culto Amelie Nothomb che debuttava nell’ambito del prestigioso Festival delle Colline in una chiesa sconsacrata a Chieri. Nel mentre per Assemblea Teatro, che nel febbraio del 2005 aveva realizzato a Cuba uno spettacolo per ricordare la figura dell’emigrante italiano Domenico Pogolotti, maturava la nuova richiesta di trarre dalla stessa storia un racconto più semplificato, indirizzato al pubblico dei più piccini, per realizzarne un libro. Lo pensammo da subito nello stile dei libri che ci avevano aiutato a crescere da piccoli. Lunghi in orizzontale, con il racconto sul lato sinistro e il disegno in bianco e nero, con spazi da riempire di colori, su quello destro. Ci sembrava simpatico offrire ai giovanissimi studenti cubani, assieme alla storia delle origini del loro quartiere, un’occasione simpatica di gioco. Chiamai da subito il buon Licio ad aiutarci nell’avventura con i suoi disegni. La meta concreta era fissata agli inizi di maggio 2006 per la presentazione del piccolo libro-gioco a La Havana. Ci arrivammo e fu come sempre importante ma capimmo come la nostra bell’idea fosse eurocentrica, in quanto i bimbi di Cuba non hanno a disposizione matite, pastelli, pennarelli o quant’altro, ma hanno l’embargo che uccide il gioco e la fantasia. La storia che raccontavamo, quella di Dino Pogolotti, si sviluppa oltretutto con un figlio, Marcelo, pittore. Tra i più importanti del primo ‘900, cubano, il suo lavoro è stato recentemente esposto ed apprezzato proprio a Torino in una importante mostra collettiva dedicata all’arte cubana.
Per tanti motivi, e anche per questo, non potevamo dunque accettare l’umiliazione dei bambini cubani con l’impossibilità di disegnare. Appena tornati in Italia abbiamo dato vita ad una campagna denominata “Matite per Cuba” in cui abbiamo chiesto ai nostri giovani, e non, spettatori, di venire a teatro portando con sé una matita. In poco più di sei mesi ne abbiamo raccolte 40.000 e con quelle quaderni, fogli bianchi, temperini, gomme ed anche zainetti e tutto quanto può servire a scuola.
Una generosità sconfinata, sancita anche dall’impegno di alcuni Consigli Comunali dei Ragazzi che hanno inserito la campagna nei loro ordini del giorno, che hanno raccolto e offerto soldi oltre all’attenzione e alla partecipazione al progetto. Per realizzare tutto questo serviva uno strumento ed ecco allora il libro trasformarsi in lettura, e quindi in spettacolo. Sin da Cuba mi è tornato alla mente Andrea perché mi sembrava utile e importante la sua fresca immediatezza.
Questa storia non poteva essere narrata da un attore adulto, né da un giovane uscito, carico di impostazioni manierate, da qualche scuola di teatro. Doveva risultare vera e pertanto raccontata con entusiasmo e passione primitiva. Al mio ritorno ne ho parlato con Andrea. Mai aveva pensato di dover fare l’attore, né mai aveva sospettato di poterci provare. Ma all’immediata sorpresa, come speravo, si accoppiò altrettanta immediata la disponibilità. Unica condizione, essere aiutato.
I primi esperimenti furono disastrosi ma in breve tempo il coraggio e l’entusiasmo presero il sopravvento e dopo qualche settimana di lavoro iniziarono le presentazioni in pubblico. La scommessa funzionava, vinceva la freschezza e la storia ne guadagnava immensamente in verità. Al secondo mese di rappresentazioni ci raggiunsero in Italia Orlando, Jordanka, Osvaldo e Carlos, quattro giovani allievi cubani dell’Istituto Statale d’Arte che avevano già collaborato con me per la lettura pubblica con l’attore Orestes Perez Estanquero a Cuba in occasione della presentazione del libro. Insieme a loro avevo ricercato i temi e le canzoni più adeguate tra la ricca produzione di musica per l’infanzia realizzata da diversi artisti cubani.
Il loro ingresso nel lavoro ha immesso Andrea dentro ad un universo di festa, lo ha avvolto in una immersione di ritmo e in un obbligatorio nuovo confronto culturale. Ne è scaturita nuova energia. Oltretutto, giovane con giovani, dunque ecco scatenarsi affetto, lunghezza d’onda parallela, notti brave “ai muri” o al quadrilatero”, i luoghi della movida torinese. Pubblico, molto pubblico, dai reduci del comunismo delle feste di Rifondazione, ai ragazzi amanti dei ritmi caraibici, ai tanti assidui fedelissimi degli appuntamenti di Assemblea Teatro, ai bambini e alle loro famiglie. Luglio, agosto e settembre corrono via così tra molti spettacoli, sera dopo sera. Intanto matura l’autunno che ci attende con due importanti appuntamenti in Sud e Nord America per un incontro con i molti emigranti italiani divenuti ormai da tempo cittadini di quei paesi. Inevitabile che lo spettacolo prescelto nel nostro ricco repertorio sia proprio questo imprevisto e fresco “Nato per volare”. Ma i cubani hanno consumato il loro tempo di ospitalità in Europa e devono rientrare alla loro isola.
Dunque, ecco realizzarsi una nuova definitiva versione, più teatrale, con l’ingresso di Cristiana, Paolo e Marco e il supporto dal vivo dei disegni fascinosi di Licio. Andrea, carico di esperienze ma ancor più elettrizzato dal nuovo appuntamento, lavora con la consueta generosità e si avventura deciso a riempire per ventinove sere i palcoscenici di Canada, Argentina e Uruguay. Ogni giorno la sua foto è sui giornali e il pubblico italo-americano lo segue, si diverte, piange, si emoziona. Ogni sera è un successo sia dentro ai teatri ipertecnologici del nord come sugli improbabili palchi dalle dotazioni tecniche inesistenti del sud. Esperienze su esperienze. Dall’anonimato delle grandi metropoli alle avvolgenti cariche di centinaia di ragazzine in delirio, innamorate del “giovane italiano”, a chiedere autografi nei piccoli centri del sud del mondo. Andrea è stupito, ma carico di sorpresa, non perde mai la sua immediatezza e cresce sera dopo sera. E’ attento, vispo, forza la lingua e cerca di capire, si fa capire, comunica e aggiunge esperienza all’esperienza. Affronta con preparazione e serietà le prove più impegnative. Ogni tanto, com’è giusto sia alla sua età, scivola e sbaglia. E’ molto severo con se stesso e riparte più grintoso di prima. In dodici mesi la sua vita è cambiata, è arrivata a tappe insperate, ha bruciato tempi ma lui rimane sereno, coi piedi piantati nella terra, confronta e capisce e seriamente procede nel gioco di squadra, torna a fare il tecnico, monta e smonta spettacoli, segue e spia il lavoro degli attori più adulti. Conserva modestia e propensione ad imparare. Confronta il mondo e capisce la fortuna di essere nato in occidente, il privilegio di vivere in una metropoli positiva e propositiva come Torino, ha rispetto dei “maestri”, coltiva l’intensità del sentimento, inizia a sentire l’importanza della letteratura, il bisogno di arricchire il linguaggio, coltiva il gusto per la musica, per il vestire, persegue le sue passioni per una buona birra e un kebab con gli amici, riprende le notti brave a Torino. In pochi mesi grazie al teatro ha bruciato tappe e ha vissuto un’occasione ricca quanto rara ma è cresciuto mantenendo la sua allegria e ce la trasmette, arricchendo ogni giorno anche noi.
Tratto da “Sotto i cieli del mondo” di Renzo Sicco
Edizioni Angolo Manzoni
Lo spettacolo è bello, emozionante, divertente, provocante.
I ragazzi, tutti molto bravi, stupiscono e coinvolgono con freschezza e energia, passano agevolmente in mezzo ai tanti registri (drammatico, comico, pensoso, romantico, “skazzato”). Travolgente il loro dinamismo che fa dimenticare che la scenografia non muta mai, per più di un’ora. Una perfetta cameretta “tardo-adolescenziale” che contemporaneamente è sala prove, scuola, autobus, giardino e diventa strada e colli da percorrere in bici a perdifiato, “nuotando nell’aria” insieme alla bellissima canzone dei Marlene Kuntz (tra i tanti pezzi di un entusiasmante percorso musicale)
L’adattamento del romanzo è fedele e nello stesso tempo moderno e attuale a distanza di 20 anni. Perchè il grido di “uscire dal gruppo” e dagli schemi è valido ieri, oggi, sempre, alla ricerca di un’identità (e felicità) propria, evitando che siano gli altri a mettercela addosso, soffocandoci.
Grazie ad Assemblea Teatro e al suo sforzo di far sì che Torino sia giovane. Perchè la gioventù è bella, drammatica, esplosiva…la vita al suo meglio