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Il grande attore Eugenio Allegri è scomparso improvvisamente, venerdì 6 maggio, all’età di 66 anni. Erede e maestro della Commedia dell’Arte, è stato per 20 anni la voce di “Novecento” di Alessandro Baricco. La camera ardente sarà allestita al Teatro Carignano
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Tratto dal Corriere della Sera (cronaca di Torino) dell’8 maggio 2022
Grazie Eugenio, con te tutti noi abbiamo attraversato l’oceano
di Sergio Ariotti
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Tutti noi abbiamo attraversato l’oceano a bordo della sua nave, la Virginian. Eugenio Allegri interpretava in un monologo teatrale Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, un pianista autodidatta. La sua storia, dal romanzo di Alessandro Baricco, ha sedotto generazioni di spettatori. Eugenio ora se n’è andato, repentinamente, come in una pudica uscita di scena dopo un grande applauso. Da quasi cinquant’anni amoreggiava col teatro, da uno stage con Meredith Monk del Teatro dell’Angolo al recente “Cyrano”. Un clown sorridente, un attore della Commedia dell’Arte, un autore curioso. Un piede nell’avanguardia più ribelle — lo amava Memè Perlini — uno nel teatro di narrazione, uno nella tradizione, uno nella sperimentazione (lavorò tanto con Leo De Berardinis), un piede nei teatrini, uno negli Stabili, specie quello di Torino. E sì: Allegri aveva tante gambe, sapeva camminare in ogni terreno teatrale per accidentato che fosse. Gli piaceva la provincia, d’altra parte era nato a Collegno e aveva fatto le scuole a Rivoli, esordito a Grugliasco, così come gli piaceva la Parigi di Lecoq.
Memorabile il suo sodalizio con il regista Gabriele Vacis. Insieme sono stati al Teatro Settimo e allo Stabile, per “La storia di Romeo e Giulietta”, la “Trilogia della Villeggiatura”, nel 1994 “Novecento” appunto, poi “Canto per Torino” alla Mole Antonelliana, “Uccelli”, “Totem”. Nel 2000 “La storia di Cyrano”. Nel 2009 inaugurano il Carignano restaurato con “Zio Vanja” (Allegri nel ruolo di Vanja). Nel 2011 “Rusteghi” di Goldoni, stesso sodalizio.
Lavora anche con Muscato (un Testori), con Dall’Aglio, Franceschi, Liberovici, Pressburger, Krupa, è nel film di Segre “Manila, paloma blanca”, in quello di Martone “Il giovane favoloso”.
Eugenio Allegri vestiva con la stessa disinvoltura i panni di Arlecchino e del Duncan shakespeariano, del Fulgenzio goldoniano e di Cyrano, di Ruzante e di Vanja. Moltissime le sue regie.
Un talento straordinario, un uomo buono, generoso. Per Torino aveva costruito tanti progetti, era stato punto di riferimento per tanti giovani, ad esempio Matthias Martelli. E come non citare la sua partecipazione a “Ai ruffiani, ai ladri, ai bevitori di birra” di Assemblea Teatro? E le presenze in Rai, le tournée in Cina. Ma esaurire il suo ricordo con un elenco è sbagliato. Eugenio Allegri ci rammentava ad ogni passo la sua natura chapliniana, il suo slancio poetico/politico. Con le sue facce, le sue andature, la capacità di passare dal comico al grottesco, al tragico. Un grande. Lo abbiamo tanto amato.
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Tratto da La Stampa (cronaca di Torino) dell’8 maggio 2022
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