Oggi davvero finalmente torniamo ad incontrare Lucho (Luis Sepúlveda) sulla scena.
Lo facciamo a Rivalta di Torino nell’Arena del Parco del Monastero contingentata per 100 spettatori.
Per noi è importante realizzarlo qui perché proprio grazie al Comune di Rivalta di Torino e alla sensibilità di un’amministrazione ed un assessore attenti alla cultura, in questa località abbiamo terminato la messa in scena, in occasione dell’ultimo Salone del Libro nel maggio 2019, de “La storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”.
Si tratta dell’ultimo libro edito da Sepúveda un anno prima della sua scomparsa per covid. Gli ho raccontato come sarebbe stato lo spettacolo che lui non ha potuto vedere.
Infatti ci siamo salutati proprio a Torino un paio di giorni prima del debutto realizzato per i ragazzi delle scuole di Rivalta che hanno apprezzato moltissimo lo spettacolo.
A Luis sarebbe piaciuto. Mi aveva detto che la cosa più importante per scriverlo (e per metterlo in scena) era ascoltare la voce della balena. È un racconto diretto che si srotola dalla voce di Mocha Dick o Moby Dick, come ce l’ha fatta conoscere Melville.
Sepúlveda aveva amato molto quel romanzo ma sempre si era chiesto come ribaltare il punto di vista degli uomini guardando la storia dal mare attraverso l’occhio della balena.
Sapevo di avere in Gisella Bein la voce giusta. Lei ha accettato la sfida che ora è doppiamente importante.
Da un lato narrare il gigante del mare e dall’altro far vivere la fama e il coraggio di uno scrittore che riconosceva nella sua arte l’importanza di essere testimone della costruzione di una memoria collettiva.
Le sue battaglie con Greenpeace contro le baleniere sono le mappe e il senso di questo testo.
