Ci ha raggiunto velocemente tramite il tam tam degli amici, la notizia poi pubblicata, con ritardo dai giornali, della morte cruenta di Franco Cardellino. Abbiamo collaborato diverse volte con lui a Torino e l’ultima volta proprio a Cuba, nel 2004, quando il suo appoggio in loco è stato determinante per realizzare lo spettacolo “Radici profonde”.
Dico questo perché allora abbiamo deciso di realizzare lo spettacolo non in un teatro nazionale come ci era stato offerto, ma come nella consuetudine della nostra peculiarità, in un territorio, il quartiere Pogolotti.
Quel Barrio era considerato il Bronx di La Habana, eppure durante oltre un mese di lavoro non accadde nessun particolare incidente, anzi l’accoglienza fu totale.
Questo per dire che Franco, come noi, si sapeva muovere bene in mezzo alla gente marginale e, anzi, sapeva aggirarsi, al di là della mitizzazione dell’isola, dentro i “traffici” che a Cuba erano necessari per raggiungere un obiettivo.
Conosceva il territorio e vi agiva bene dentro.
La sua morte, tristemente, oltre a privarci della sua persona ci indica che anche a Cuba qualcosa sta cambiando in senso negativo. Una morte come quella di Franco sarebbe stata possibile in Venezuela, o in centro America, mentre invece per Cuba è un bruttissimo segnale.
Renzo Sicco
Tratto dal libro “Radici profonde” di Renzo Sicco e Fabio Arrivas.