liberamente ispirato a “Il brutto anatroccolo”
testo e regia di Gianni Bissaca
con Claudia Facchini e Simona Lisco
scene di Elisabetta Ajani
costumi di Roberta Vacchetta e Elena Gaudio
In uno spazio ricco di suggestione Bianca depone il suo piccolo uovo: lo cova, lo protegge, ne attende la schiusura.
Ma una notte ecco comparire alle sue spalle un grande uovo mostruoso: Bianca ne è spaventata, teme per il suo piccolo. Chi avrà deposto quell’ “uovo enorme e mostrovo”? Chi uscirà da quella cosa minacciosa? Come fare per impedirgli di nuocere?
Finalmente, dal grande uovo esce Nera: un pulcino di grandezza spropositata, nero di colore, felice della vita, inconsapevole della sua diversità, ansioso di imparare tutto quello che c’è da scoprire nel grande mondo.
Nera non ha dubbi: Bianca, quell’essere così bello e candido, dall’aspetto autorevole e sicuro, deve essere la sua mamma. Nera è felice, e cerca in tutti i modi di avvicinarla, di farsi coccolare.
Ma Bianca non riconosce in quel pulcino troppo grande e troppo nero la propria figlia, la vuole cacciare, teme che potrà usurpare l’affetto del suo piccolo figlio legittimo che presto uscirà dal suo piccolo uovo normale.
Nera non si arrende: tutto le sembra un bellissimo gioco, anche le sfuriate di Bianca, anche i suoi tentativi di mandarla via…dove dovrebbe andare, lontano dalla mamma…e come potrebbe farlo, ancora non sa camminare, né parlare…
Poco a poco, attraverso la caparbietà dei cuccioli, Nera conquista l’affetto di Bianca.
E Bianca alla fine adotta Nera: col suo aiuto, Nera imparerà a stare in piedi da sola, a parlare, e quando finalmente sarà pronta potrà incamminarsi per il “grande mundo” alla ricerca della sua identità e della sua autonomia.
Ispirato alla fiaba “Il brutto anatroccolo”, GALLINE racconta una nascita ed una crescita all’interno di una diversità.
Attraverso un delicato gioco di relazione tra adulto e bambino, si sviluppa un rapporto basato sulle differenze e sulla capacità di accettarle e di svilupparne le potenzialità all’interno di un rapporto affettivo profondo.
Bianca e Nera appartengono a razze diverse, ma sono pur sempre “galline”, e la comune appartenenza alla specie le accomuna, e le rende infine capaci di accettarsi.
GALLINE diventa così metafora di una possibilità molto umana di convivenza: non solo a livello sociale, ma anche nei rapporti più stretti, tra madre e figlia, tra fratello e sorella.
Nera, con la sua comica invadenza, rappresenta il bambino alla ricerca della propria identità, ricco di forza vitale, capace di resistere a tutto in virtù di una grande capacità di farsi accettare.
Bianca, a volte severa e poco propensa a lasciare che il suo spazio vitale venga occupato totalmente, è l’adulto che a poco a poco impara ad ascoltare il bambino, a prendersene cura ed infine ad accettarne la presenza e ad assumersi il compito di farlo crescere fino a renderlo autonomo.
Sullo sfondo un mondo ed un linguaggio non usuali, ricco di atmosfere affascinanti, in cui coesistono sonorità etniche e piccoli problemi quotidiani.
Il grande uovo da cui esce Nera è una sorta di astronave da cui un essere nuovo, ricco di potenzialità, irrompe nella vita per apportarvi un personalissimo contributo di entusiasmo, di tenerezza inconsapevole, di voglia di imparare, di adattabilità.
Bianca, la madre, l’adulto, alla fine accetterà la presenza di quell’essere strano e straniero, di un colore diverso dal suo, e contribuirà a rafforzarne le capacità, lo educherà, fino a separarsene nel momento del raggiungimento dell’autonomia.