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Se ne è andata Marina Jarre

04 luglio, 2016 - 15:05

L’ultimo sms ce lo siamo scritti una settimana fa . Sabato scorso la informavo di come avessimo realizzato uno stupendo FUOCHI nel bellissimo parco di San Germano Chisone. Mi ha risposto poco dopo un “BRAVISSIMI COME SEMPRE”. Resteranno le sue ultime parole di una collaborazione positiva e intensa raccolta in una conversazione divertente e arguta apparsa in chiusura del volume “Fuochi” che riproponiamo a questo link.

L’ultima volta che l’ho incontrata è stato a casa sua dove sono andato a trovarla durante il rallentamento di lavoro concesso dai giorni di Pasqua a fine marzo. Le ho portato un bel volume sulle piante che Lei amava molto e che ha ricevuto con gioia. Abbiamo parlato del presente, soprattutto del caso di Giulio Regeni, il cui “martirio” a Lei che ne aveva conosciuti tanti, colpiva fortemente. Poi mi ha detto di sé, che era stata molto male e che aveva desiderato di morire ma che adesso era tornata a scrivere piccole cose, pagine brevi e l’ho sentita orgogliosa di quella vita riafferrata nonostante la malattia e l’avanzare inesorabile dell’età.

Poi abbiamo fatto uno scambio di informazioni su Gisella, Cristiana, Gianluca e altri amici comuni di cui voleva sapere, terminando sulla crescita di Michelino il figlio di mio fratello Paolo.
L’ho lasciata e la ricordo sorridente con gli occhi piccoli e felici.

Nella prima edizione de “I cieli su Torino” la ricordo così: “Marina Jarre l’ho conosciuta da ragazzino perché era la mia insegnante di francese alla scuola Gian Battista Vico. Non l’amavo troppo, visto che era l’unica ad avermi inflitto l’umiliazione di un rinvio agli esami di settembre, che a quei tempi esistevano e potevano rovinarti l’estate. La ricercai quarantenne come un vecchio studente che cerca sicurezze nelle radici della sua formazione. Il francese, ormai l’avevo migliorato sul campo, lavorando per anni in Francia, dunque cercavo altro ed era la scrittrice di ASCANIO E MARGHERITA. I valdesi ci avevano richiesto la creazione di uno spettacolo che narrasse fuori delle loro valli la vicenda valdese e quel testo, anche se sapevo aver provocato non poche discussioni tra i “barbetti”, mi sembrava il più indicato. Glielo spiegai e Marina con la sua caratteristica dolce rudezza mi disse “Sono d’accordo! Puoi fare quello che vuoi ma non ti aiuto perché tanto non ci riuscirai, è impossibile!”

Incontro dopo incontro le presentai idee e soluzioni e arrivammo a lavorarci davvero insieme. FUOCHI, lo spettacolo che ne scaturì, con le sue oltre 200 repliche in giro per il mondo, è stato uno dei maggiori successi di Assemblea Teatro”.

Le sono debitore di tanti insegnamenti e le sue parole attraversano, oltre “Fuochi”, diversi altri  nostri lavori quali “Dopo di noi niente di noto” del 1979, “Il Rossetto sull’ostia” del 1994, “Cieli su Torino” del 2006.

Le sono infine grato perché in quest’ultimo anno, nei suoi giorni di stanchezza, mi ha offerto ancora suggerimenti indispensabili per il recente “U-boat 1277” e, come a chiusura di un cerchio, ci siamo ritrovati a parlare di tedeschi, guerra e nazismo attorno al personaggio di Klaus da “Un leggero accento straniero” il suo primo libro di cui, come lettore, mi sono innamorato e di “Ritorno in Lettonia” che chiunque non conosca deve leggere se Einaudi editore avrà l’attenzione di ripubblicare, compiendo un desiderio postumo.

Grazie Marina un abbraccio forte, quello che non ho voluto più dare al tuo corpo divenuto troppo delicato e fragile.

                            Renzo Sicco

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