Si presenta così alle 10 di sera Luis Sepulveda alla Casa della Musica di Porto di fronte a una platea di 1000 persone che lo acclamano. Poi è un viaggio nella sua scrittura, nei suoi ispiratori e grandi amori giovanili, negli anni dell’utopia, poi dell’esilio tra Ecuador e Amburgo ma anche le Asturias e il Portogallo “che amo perchè i suoi abitanti sono pacati e come i cileni non gridano ma parlano”: Il pubblico estasiato ascolta questo narratore che ama e così in centinaia si mettono in coda per farsi firmare l’ultimo libro “Historia de un cao chamado Leal” pubblicato da Porto Editora in una edizione arricchita dalle magnifiche illustrazioni di Paulo Galindro che durante la serata vengono proiettate su di un grande schermo della bellissima sala.
In coda ordinati raggiungono il tavolo dove Luis chiede il nome e personalizza ogni volume, Lo osservo di lato dietro un muro di servizio d’ordine del teatro, Poi il suo sguardo esce dalla fila incrocia il mio e sorride, abbandona tutti si alza e mi abbraccia. Guardo la fila e gli dico “beh a differenza di Pordenone almeno qui non fa freddo” ride di gusto.
Infatti dopo una notte passata in piazza al Festival Dedica della cittadina friulana era stato ricoverato per una polmonite preoccupando non poco organizzatori e amici. Riguardo la fila sorpresa di questo intruso senza libri che indossa una felpa con la grande scritta TORINO. Dico a Luis ti telefono domani e se mi ospiti ti raggiungo a Gijon a casa tua un paio di giorni. “Por cierto hermano !” è la sua risposta. Ma questo è già un altro viaggio che vi racconto un altra volta.
Renzo Sicco