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La musica, i sexy shop e un buon caffè

16 maggio, 2016 - 22:22

E’ difficile che abbia tempo per fermarmi in un caffè seduto tranquillo a un tavolino, ma l’avvento di un clima più caldo invita a sedersi nei primi dehors riaperti.

Così, acquistata una rivista dal giornalaio, invece di consumare veloce al bancone, mi sono goduto i portici nel centro di Torino, e tra una pagina e l’altra ho osservato chi passava. Tanti turisti, cosa davvero insolita, ma mi ha colpito una cosa di cui non mi ero ancora reso conto. Gli uomini, i maschi torinesi, indossano scarpe colorate, coloratissime. Rosso fuoco, giallo, blu elettrico con lacci o disegni ancora più accesi. Pochi ormai quelli con le scarpe nere, o marroni.

Direte, “che c’è di strano”. Niente! Infatti proprio niente! Se non che per me è stato come percepire il segno del tempo trascorso. Infatti negli anni ottanta/novanta io portavo scarpe colorate ed ero una “pecora nera”. Ero un tipo strano perché nessuno lo faceva. Le compravo all’estero perché qui non si trovavano, tranne che a Milano, che era l’estero in Italia. Così i miei interlocutori ci scherzavano su e spesso mi accoglievano con la frase “fai vedere che colore indossi oggi”.

Molti prima di salutarmi abbassavano lo sguardo e mi osservavano i piedi. Era sempre un gioco tra me e gli altri.

Ecco, semplicemente non mi ero accorto della mutazione dei piedi del maschio latino.

Oltretutto con l’età oggi le mie scarpe si sono normalizzate ed ora mi diverto di più a vestire camicie super colorate. Le scarpe restano sempre un po’ stravaganti ma più regolari ormai da anni. Scorre il tempo e me lo ricorda anche la rivista musicale che sfoglio tra le mani. Infatti non ci sono quasi più riviste musicali. Come quelle pornografiche sono scomparse dalle edicole. Ma il giornale porno è stato rimpiazzato dai negozi sexy di video, dvd e altri articoli, mentre la musica è scomparsa anche dai negozi (via le riviste ma via pure i negozi di dischi o cd). Poi il rock in particolare muore.

rock david bowie

Non fai in tempo a vedere una copertina su David Bowie che già pubblicano quella su Keith Emerson rock keith emersonma nel mentre muore anche Prince e così via senza pace nè tregua.

L’età avanza per tutti e  le leggi anagrafiche sono le uniche a non essere corruttibili.

Bene se vi piace la musica, in tanta morte c’è però anche chi risorge. Se ci riuscite, ovvero se trovate chi ve lo vende, comprate il nuovo Santana perché non è un disco di Santana ma dei Santana. Non è lana caprina, fa la differenza. C’è stato negli anni 70 un gruppo partito da una straordinaria perfomance a Woodstock. Fece tre album il primo, col leggendario leone in bianco e nero, poi Abraxas e infine Santana III.

Poi alla dimensione collettiva si impose la bravura certo, ma anche l’ego del chitarrista primo attore che dava il nome. Iniziarono a uscire tanti dischi, alcuni riusciti, altri meno, col nome di Santana.

Adesso esce IV. Ovvero la storia, o meglio la musica riparte da quella esperienza collettiva interrotta. Fa la differenza, davvero!

santana

Certo manca la novità. In mezzo sono trascorsi molti anni di world music e siamo stati storditi da onde travolgenti di musica ispanica. Ma alla fine dei sessanta i Santana furono i primi a immettere nel rock il calore latino e onde percussive afrocubane. Oggi lo fanno in tanti. Però la classe e l’impeto rimangono unici e ci metto la mano sul fuoco che vi farà muovere i fianchi, che abbiate o no le scarpe colorate ai piedi.

Santana IV è un cd con musica fuori dal tempo ma forse proprio per questo, perché non omologata, assolutamente irresistibile.

Renzo Sicco

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