Lunedì, tre giorni dopo il tragico venerdì parigino, La Stampa ha fatto una copertina speciale con le foto delle vittime, in maggioranza giovani spettatori del Bataclan.
Vent’anni fa quando mi sono trovato di fronte alla parete con le centinaia di foto dei desaparecidos, nella casa de las Madres a Buenos Aires, la mia reazione non è stata mossa da un pensiero politico, quello è venuto dopo come conseguenza di quella scossa, ma dall’ appartenenza. Quella che vedevo era la mia generazione. Guardavo le foto e tra i capelli lunghi, i pantaloni a zampa di elefante, le camicie a fiori riconoscevo un’immensità di miei amici. Se ero li a guardarli era unicamente dovuto al fatto che non ero nato in Argentina ma in un altro paese.
La stessa reazione me l’ha prodotta la copertina de La Stampa ieri. Quei volti li conosco, ho condiviso con loro la stessa passione per la musica in centinaia di concerti, la stessa elettrica gioia all’arrivo della band, le stesse emozioni, la stessa voglia di stare insieme, di essere una sola voce. Insieme contro le solitudini che ci costruiscono attorno.
Gli Eagles of Death Metal li ho messi nel lettore del cd e ascoltati molte volte e se fossi stato a Parigi sarei andato a vederli. Magari con un biglietto comprato all’ultimo minuto e se non l’avessi trovato, avrei camminato e mi sarei seduto in un bistrot come ho fatto tante volte. All’ Estade de France non ci sarei andato solo perchè non sono un appassionato di calcio, ma ci sono già andato perchè ci sono entrato per vedere i Muse e sicuramente l’avrò fatto con molti di quelli che l’altra sera erano al Bataclan. Se ho il giornale di fronte e guardo, ancora una volta, tante foto è perchè non ero a Parigi.
Tutti quei ragazzi, come Valeria che stava in Emergency, sono da sempre il mio habitat. Poi verrà la reazione politica, intanto c’è il dolore di aver perso degli amici.
Renzo Sicco