all’interno de TEATRO ALLA NOVE/festa del riso
PIER VITTORIO TONDELLI
Un ricordo nel giorno del “60esimo” compleanno
A Milano crolli nervosi, intensità emotive ed eccitazioni febbrili si sono succedute e rivoltate con inedita repentinità; e dov’eran trionfi e vittorie, un attimo dopo esistevano solo rovine e macerie, come peraltro dieci minuti avanti … Ma io vivevo solamente negli spazi delle mie emozioni d’amore e dove più stavo male e più le intimità erano stravolte dalla passione e i miei pensieri dal sentimento, e dove i miei equilibri più infranti e le mie sicurezze turbate, più mi sentivo di esserci. Cercavo solamente grandi burrasche emotive. Questo per me era l’unico modo d’amare.
P.V. Tondelli – M.V, Biglietti agli amici
Il 14 settembre 2015, PIER VITTORIO TONDELLI, avrebbe compiuto 60 anni.
Una data di quelle tonde, un compleanno da festeggiare anche se non se ne ha l’abitudine. Un compleanno che lo scrittore di Correggio, morto giovanissimo, a soli 36 anni, non potrà celebrare.
Torino però lo ricorda, a suo modo lo festeggia, con una serata composta di musica e parole, le sue parole. Un recital di Andrea Demarchi, un intervento di Giuseppe Culicchia, uno scritto di Gabriele Romagnoli, e il pubblico di scrittori e lettori a lui debitori con omaggi.
Pier Vittorio Tondelli fu il cantore di quei “disperati” anni ottanta, l’apolitico, il viaggiatore infaticabile, il libertino, l’uomo con profonde, corrosive pulsioni religiose.
Lontano dai fenomeni costruiti dall’editoria, Tondelli è stato uno scrittore autentico, reale, puro, capace di portare le visioni della letteratura americana di Kerouak e Selby, e in qualche modo di presentare, in un’epoca che si sarebbe definitivamente aperta a Tv e consumismo, una possibile letteratura del futuro. Probabilmente è stato anche uno fra gli ultimi autori italiani “internazionali”. Lo è stato non tanto perché il suo nome sia particolarmente noto ed apprezzato all’estero, quanto perché la sua scrittura ne possiede il respiro e l’ambizione.
Sfuggente alle demarcazioni e alle classificazioni in generale, pur essendo così schivo, il successo del suo primo libro, ALTRI LIBERTINI lo fece diventare una vera e propria icona. Infatti dopo la pubblicazione voluta da Feltrinelli e il “caso” Tondelli – un magistrato nel 1981 ne ordinò il sequestro per “oscenità”, perdendo però poi la successiva causa – fu il folgorante successo. Tutti volevano leggere il libro “scandaloso”. Altri libertini divenne da un giorno all’altro un best-seller, e il suo autore divenne un “caso letterario”.
Tondelli diventò così il simbolo d’una generazione (quella del “Settantasette”), colui che aveva dato voce a una minoranza di “alternativi”, femministe, tossici, gay, travestiti, e soprattutto giovani che fino a quel momento non aveva avuto voce. Un’intera generazione elesse Tondelli a suo portavoce.
Oggi Torino lo racconta al di là di ogni etichetta, al di là di ogni clichè. Protagonista la parola, quella che scriveva su carta, protagonista il suo pensiero, aperto, libertario, dolente ed un poco maledetto. Sul palco scrittori che da questi libri avrebbero preso spunto, linfa, per iniziare una propria strada letteraria, altra, nuova.
Culture Club
Un omaggio a Pier Vittorio Tondelli
per letture e canzoni
A cura di Andrea Demarchi e Maurizio Bonino
” Vorremmo ricordare questo giovane maestro, il cui insegnamento è fonte per noi di un’inesausta interrogazione, entro un’adatta dimensione di vicinanza e ascolto, attraverso la lettura di brani tratti dai romanzi pubblicati fra il 1980 (data di Altri libertini, la raccolta di racconti che, dentro una voglia di scandalo, segnò il suo folgorante esordio nella narrativa) e il 1989 (l’anno di Camere Separate, il romanzo sulle vittime del desiderio mimetico e dell’abbandono).”
Accanto alle pagine tondelliane troveranno spazio anche letture dal “ritratto a memoria” scaturito dalle conversazioni intorno a Tondelli fra Andrea Demarchi e l’amico editor Massimo Canalini, una testimonianza affettuosa e inedita del lavoro di Tondelli nelle vesti di mentore per giovani apprendisti alle prese con la scrittura.
L’occasione straordinaria di riascoltare, non solo attraverso la mediazione del romanzesco ma in senso letterale, la voce viva e autentica di Pier Vittorio Tondelli, s’arricchirà del prezioso contributo offerto dalle canzoni eseguite dal bravissimo cantautore torinese Maurizio Bonino, il quale è anche autore di racconti che al sound mimetico del parlato, caratteristico delle prime opere tondelliane, guardano con consapevolezza e ammirazione.
ANDREA DEMARCHI è nato a Chivasso nel 1964. Vive a Torino. È autore dei romanzi “Sandrino e il canto celestiale di Robert Plant” (Transeuropa e Mondadori, 1996, tradotto in Francia per Le Serpent A Plumes, 2002), “Il ritorno dei granchi giganti” (Theoria, 1997), “I fuochi di San Giovanni” (Rizzoli, 2001).
MAURIZIO BONINO, trentenne, vive a Torino. Cantautore free¬lance, ha pubblicato nel 2012 il cd “Boninomaciste”. Un suo racconto compare nell’antologia “Dietro la collina” (Cattedrale, 2010).
Nell’arco di un quadriennio, fra il dicembre del 1985 e il novembre del 1989, all’apice d’una luminosa carriera di scrittore anche generazionale, Pier Vittorio Tondelli collaborò con il mensile Rockstar occupandosi della rubrica Culture Club. Il titolo chiamava in causa in modo esplicito la band di Boy George poiché, come sosteneva ironicamente lo scrittore di Correggio, “ogni generazione ha la sua Liz Tylor che si merita”. Proprio il confronto con le nuove generazioni, che si sarebbe rafforzato ulteriormente in quegli stessi anni nella forma del laboratorio e della ricerca intorno alle narrazioni giovanili con il progetto delle antologie “under 25”, trovava nella rubrica Culture Club una sponda adatta a far risuonare quel dialogo
confidenziale fra scrittore e lettore tanto caro a Tondelli. In linea con gli argomenti trattati dal mensile, nei suoi interventi lo scrittore forniva ai giovani lettori della rivista, soprattutto nella prima serie di articoli (la rubrica ebbe un’interruzione di un anno, fra l’87 e l’88) indicazioni di lettura che, attingendo alla propria biblioteca di formazione, in un cortocircuito fecondo di richiami interni e rimandi coniugavano la letteratura con altre espressioni culturali seguite dai giovani quali musica, teatro e arti figurative.
“Voglio pensare a questa rubrica” scriveva Tondelli nel dicembre del 1985 presentando Culture Club ai lettori “come a una pagina che si confonderà con le altre pagine che passeranno sotto i vostri occhi, o meglio, con una di quelle trasmissioni radiofoniche che ascoltate, lanciati a cento all’ora in auto, con improvvisa attenzione, senza sapere di chi è la voce che parla nella notte, a quale volto appartiene, quanti anni ha. In questo modo sarà possibile immaginarci a vicenda e dar sfogo a quella particolare sentimentalità che, nel dominio della fantasia, riveste sia l’attività del leggere che quella dello scrivere”.
Può sembrare straordinario – ma anche, dopo tutto, nemmeno, per chi abbia un minimo di familiarità con l’opera dell’autore di Altri libertini e Camere separate – scoprire in che senso, dopo l’iniziale prevalenza dei consigli di lettura, la rubrica avesse preso la forma di una vero e proprio “diario in pubblico” che si inseriva in un discorso più ampio e unitario, sapientemente costruito in accordo con i temi trattati e approfonditi in quegli stessi anni dallo scrittore nelle sue opere di narrativa – un discorso alquanto solido capace di tenere insieme l’idea dell’opera totale (l’opera che si fa discorso e nella quale ogni cosa misteriosamente si tiene).
con la partecipazione del Parco d’Arte Vivente
con il patrocinio e il contributo deliberato dal Consiglio della Cisrcoscrizione 9
Ingresso libero